“Ci sarà l'alba di un nuovo giorno anche per noi. Un'alba in cui ci sentiremo di nuovo bene e capiremo di non aver sbagliato percorso. Un'alba in cui ci sentiremo orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare. Un'alba che arriverà anche grazie a chi, quando staremo per cadere, ci porgerà la mano. E anche grazie a chi non lo farà” (Braveheart)

"Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall'ansia, come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce le sue sconfitte e i suoi errori alla crisi, violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni. La vera crisi è la crisi dell'incompetenza. Lo sbaglio delle persone e dei paesi è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono i meriti. E' nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza. Parlare di crisi è creare movimento; adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo. Invece di questo, lavoriamo duro! L'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla" (Albert Einstein 1879-1955)
Questo Blog nasce con il preciso intento di far sentire la propria voce ed esprimere il proprio pensiero liberamente e democraticamente.

...la flessibilità è una caratteristica meritevole, la precarietà è uno stato di sofferenza...
"Esorto tutti ad una presa di coscienza, esorto tutti a non subire un trattamento ignomignoso. Invito tutti a non subire gli eventi ma partecipare agli stessi. Bisogna portare ogni vicenda, ogni torto, ogni intento dilatorio dinanzi alle sedi giudiziarie ed in tutti i gradi del giudizio. Bisogna essere uniti e partecipi."
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STABILIZZAZIONE DEL RUOLO UFFICIALI DELLE FORZE ARMATE

La Comunità Europea con Direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, ha stabilito il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutti i lavoratori a tempo determinato del settore privato e pubblico (tanto per chi soggiace a diritto pubblico quanto per chi viene sottoposto a diritto privato) una volta che venissero maturati determinati requisiti.

L’ITALIA, in applicazione della riportata Direttiva 1999/70/CE ha emanato il Decreto Legislativo 6 settembre 2001, n. 368, che garantisce, tra le altre cose, il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato a tutti i dipendenti a tempo determinato, una volta che vengano superati i trentasei mesi di servizio con proroga.

Le sentenze della Corte di Giustizia Europea Ruoli C-212/04, C-53/04, C-180/04, tra luglio e settembre 2006, hanno ribadito il diritto alla trasformazione del rapporto a tempo indeterminato per tutta la compagine dei dipendenti pubblici (confermando il contenuto di cui alla Direttiva 1999/70/CE), ovvero anche il diritto al risarcimento per equivalente.

Di conseguenza, lo Stato Italiano, in deroga all’art.36, c.5, D.Lgs. n.165/01, il 27.12.2006, con Legge 296/06 (Finanziaria 2007) ha disposto (art. 1 cc.417, 420, 519, 523, 526), la stabilizzazione (id est: trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato, a tempo indeterminato) di tutto il personale della Pubblica Amministrazione assunto a tempo determinato per un periodo superiore ai 36 mesi, a partire da quello in servizio al 01.01.2007; infatti sarebbe risultato eccessivamente oneroso per le finanze statali procedere alla concessione di un immediato “risarcimento per equivalente” a tutto il personale in possesso del citato requisito.

La “Stabilizzazione” è semplicemente una sanatoria, conseguente a contingenti decisioni prese in ambito europeo.

Per inciso, durante l'anno 2009, il Sig. Y. G., un ufficiale ausiliario del Corpo delle Capitanerie di porto (congedato durante l’anno 2007), è stato stabilizzato nella P.A. proprio in virtù del triennio di servizio maturato nel Corpo delle Capitanerie di porto

Si vuole infatti precisare che il comma 519, articolo unico della legge finanziaria 2007, ha disposto una procedura di assunzione straordinaria di personale della Pubblica Amministrazione, parallela, anche se diversa, a quella relativa alle ordinarie assunzioni.

Secondo la "Difesa" il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la stabilizzazione del personale del pubblico impiego in ragione del 20% del fondo di cui al comma 96, art.3, Legge n. 311/04.

Il riportato "fondo" afferisce la disponibilità nei riguardi delle assunzioni in deroga al c.d. blocco del "turn over" stabilito con il comma 95, art. 3, Legge n. 311/04.

Tale divieto generalizzato di assunzioni di personale a tempo indeterminato imposto alle pubbliche amministrazioni per il triennio 2005-2007 dal comma 95 dell'articolo unico della finanziaria 2005 (legge 30 dicembre 2004, n. 311), non riguarderebbe il personale dipendente delle Forze armate, e ciò in quanto la detta norma precisa che sono fatte salve le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui alla legge 14 novembre 2000, n. 331, al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ed alla legge 23 agosto 2004, n. 226.

Conseguentemente, le Forze Armate non potrebbero accedere allo speciale fondo, istituito dal successivo comma 96 per finanziare, in deroga al divieto di cui al suddetto comma 95, quelle assunzioni che si rendessero necessarie per fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza ed urgenza; pertanto i dipendenti precari delle Forze Armate non potrebbero beneficiare delle stabilizzazioni di cui al comma 519 dell'articolo unico della finanziaria 2007 (L. n. 296/2006), in quanto tale disposizione, per istituire il necessario nuovo fondo per finanziare tali stabilizzazioni, scorpora il 20% del fondo di cui al citato comma 96 della finanziaria 2005.

A ben guardare, il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la c.d. stabilizzazione del personale del pubblico impiego statuendo apposito fondo, corrispondente ad una quota (20%) delle risorse di cui al precedente comma 513, e non già al c. 96, art. 3, L. 311/04 tout court; in particolare, si sottolinea che il comma 513 rifinanzia il fondo di cui al c. 96.

Ma già il comma 96 art.3, L.311/04 consisteva in un rifinanziamento del precedente fondo c.d. "in deroga al blocco delle assunzioni" stabilito dall'art. 3, comma 54, della legge n. 350 del 2003.

Il comma 55 della sessa legge stabiliva, poi, che le deroghe di cui al precedente comma – quindi le richieste di assunzione in deroga al "blocco" - erano autorizzate secondo la procedura di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni; e che nell’ambito delle procedure di autorizzazione delle assunzioni è prioritariamente considerata l’immissione in servizio degli addetti a compiti connessi alla sicurezza pubblica, al rispetto degli impegni internazionali, alla difesa nazionale, al soccorso tecnico urgente, alla prevenzione e vigilanza antincendi e alla protezione civile; con ciò autorizzando anche le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) all'accesso al fondo di che trattasi, come infatti è avvenuto.

A fortiori si sottolinea che in tutti i provvedimenti di Autorizzazione all'assunzione del personale nelle pubbliche amministrazioni in deroga al c.d. "blocco", per gli anni 2004-5-6 e proprio per lo stesso anno di riferimento della stabilizzazione – 2007 - (cfr: D.P.R. 25 agosto 2004, D.P.R. 6 settembre 2005, D.P.R. 28 aprile 2006, D.P.R. 29 novembre 2007), è previsto il beneficio di una parte del fondo di che trattasi in favore del personale delle FFAA.

Nonostante tanto, la "Difesa", in maniera alquanto contraddittoria, sostiene le FFAA essere sottratte al beneficio di cui alla spartizione del fondo in parola.

Invero le Forze Armate, non sono esonerate in toto dal suddetto blocco generalizzato delle assunzioni, né, di conseguenza, ad esse è precluso l'accesso al fondo di cui al comma 96 art. 1 L. 311/04.


Assunzioni connesse con la professionalizzazione

La norma infatti non fa salve tutte le assunzioni delle Forze armate, ma soltanto quelle finanziate dalla legge 14 novembre 2000, n. 331, dal decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e dalla legge 23 agosto 2004, n. 226, ovverosia:

· per quel che attiene le FFAA, le assunzioni relative ai ruoli non direttivi e quelle del personale destinato all'inquadramento, alla formazione ed all'addestramento dell'organico da professionalizzare;

· per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie di porto, le sole assunzioni delle categorie del ruolo truppa;

tanto, a mente della L. 331/00 e dell'art. 23, c. 3, e dell'art. 28, c. 1, L. 226/04, (come, peraltro confermato dallo stesso D.P.R.6 settembre 2005).

Infatti, la normativa relativa alla professionalizzazione di cui alla Legge 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04, prevede (in coerenza con gli oneri di cui alla tabella "A" della L. 331/00, e a decorrere dall'anno 2007, dalle tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04), per quel che attiene le Forze Armate (ad esclusione del corpo delle Capitanerie di porto):

· l'aumento di 10.450 unità del ruolo dei volontari di truppa in servizio permanente,

· il reclutamento di 30.506 volontari del medesimo ruolo in ferma prefissata,

· il mantenimento in servizio di circa 31.500 volontari di truppa in ferma breve,

Di più stabilisce che al fine di compensare il personale in formazione è computato un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· 4.021 unità nell'anno 2005;

· 821 unità, in ciascuno degli anni dal 2006 al 2011;

· 749 unità, in ciascuno degli anni dal 2012 al 2020.

Infine dispone, al fine di inquadrare, formare e addestrare i volontari in ferma prefissata di un anno, un contingente di personale militare determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· nell'anno 2005: 210 ufficiali, 350 marescialli, 350 sergenti, 1.743 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2006 al 2007: 120 ufficiali, 200 marescialli, 200 sergenti, 996 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2008 al 2020: 90 ufficiali, 150 marescialli, 150 sergenti, 747 volontari in servizio permanente.

Per quel che riguarda il Corpo delle Capitanerei di porto l'assunzione ed il mantenimento in servizio di:

· 3.500 volontari di truppa in servizio permanente del Corpo delle Capitanerie di porto,

· 1.775 volontari in ferma ovvero in rafferma del Corpo delle Capitanerie di porto,

In più al fine di compensare il personale in formazione non impiegabile in attività operative stabilisce un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno nelle misure di seguito indicate:

· 200 unità nell'anno 2005;

· 235 unità negli anni 2006 e 2007;

· 5 unità in ciascuno degli anni dal 2008 al 2015.

Sotto tale segno la normativa sulla professionalizzazione delle Forze Armate prevede precisi fondi per l'attuazione del disposto normativo stesso (infatti, ai sensi dell'art. 81 della Costituzione Italiana, ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte).

Da tanto, si precisa che gli unici oneri e relativi fondi previsti dalla detta normativa per l'assunzione del personale da professionalizzare si rinvengono nella Tabella "A" di cui alla legge 331/00 e alle Tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04; ovverosia 500.000.000 euro per le FFAA e 70.000.000 per il ruolo truppa delle Capitanerie di porto.

Tanto a fronte di una spesa pari a 9.000.000.000, per mantenere il personale delle Forze armate (escluso il Corpo CP), e di 500.000.000 per quello del Corpo delle Capitanerie.

Per quanto sopra citato, risulta di tutta evidenza che le uniche assunzioni del ruolo ufficiali connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04 attengono i seguenti contingenti:

a) nell'anno 2005, 210 ufficiali;

b) negli anni dal 2006 al 2007, 120 ufficiali;

c) negli anni dal 2008 al 2020, 90 ufficiali.

Per le restanti assunzioni di ufficiali delle FFAA, invece, si utilizzano gli ordinari stanziamenti inscritti nei fondi strutturali del Dicastero della Difesa, che, logicamente nulla hanno a che fare con i fondi e quindi con le assunzioni di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04.

Per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie, invece, alcuna componente del ruolo ufficiali è legata alla formazione del personale da professionalizzare; infatti il reclutamento degli ufficiali del "Corpo" interviene grazie agli ordinari stanziamenti del Dicastero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Risulta, poi, del tutto inconferente con le assunzioni connesse con la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) l'inclusione, a partire dal 01.01.2006, delle dotazioni organiche del Ruolo Ufficiali delle FFAA nel decreto di cui all'art.2, c.3 del D.Lgs. 215/04.

Infatti la Legge 2 Dicembre 2004, n.299 (non già il D.lgs. 215/01) stabilisce da un lato, le dotazioni organiche del ruolo ufficiali, dall'altro, che il reclutamento del ruolo ufficiali è regolamentato secondo le disposizioni di cui all'art.60 e seg. del D.Lgs. 490/97, fino all'anno 2009, con ciò vanificando ogni tentativo di ricondurre in toto l'assunzione del personale del ruolo ufficiali delle FFAA o la determinazione organica dello stesso alla normativa sulla professionalizzazione di cui alla L.331/00, al D.Lgs. 215/01, e alla L. 226/04.

Ammesso e non concesso, poi, che la circostanza possa definirsi dirimente della connessione delle assunzioni del Ruolo Ufficiali delle FFAA con la normativa sulla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), comunque il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto ne sarebbe escluso, stante la mera considerazione che l'ultimo decreto sull'organica del detto ruolo datato 9.11.2004 risulta adottato ai sensi e per gli effetti del combinato del disposto normativo di cui all'art. 1 e 60 del D.Lgs. 490/97, attinente il "Riordino del reclutamento, dello stato giuridico e dell'avanzamento degli ufficiali, a norma dell'articolo 1, comma 97, della legge 23 dicembre 1996, n. 662", pertanto altra destinata normativa del tutto inconferente con la Professionalizzazione delle FFAA.

Né la normativa sulla professionalizzazione prevede alcunché per il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto; anzi a ben vedere la gestione del detto personale viene ex lege esclusa dallo stesso dettato normativo (cfr: art.3, c. 1, lett. a, L. 331/00, art. 1, c.1 D.Lgs. 215/01, art. 27, 28 L .226/04).

La prova di tanto si ha nel D.P.R. 6 settembre 2005, recante "autorizzazione ad assunzioni di personale nelle pubbliche amministrazioni, a norma dell'articolo 1, commi 95, 96 e 97 della legge 30 dicembre 2004, n. 311".

Infatti in tale anno aldilà delle 210 assunzioni di ufficiali delle FFAA connesse con la professionalizzazione si sono assunti circa 450 ufficiali delle FFAA, con i fondi per le assunzioni in deroga.

Se effettivamente fosse come sostenuto dalla Difesa, ovverosia che a far data dal 1.01.2006 tutte le assunzioni del ruolo ufficiali fossero connesse con la normativa di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ci si domanda come potrebbe mai essere che proprio la stessa normativa sulla professionalizzazione disponga per l'anno 2005 l'assunzione di personale che, secondo la Difesa, solo a far data dall'anno successivo avrebbe dovuto "rientrare" tra le assunzioni connesse con la professionalizzazione; ovvero anche, come sia stato possibile per il ruolo ufficiali delle FFAA attingere lo stesso anno (2005) tanto ai fondi sulla professionalizzazione tanto a quelli sulla stabilizzazione, se non in virtù di un "diversa" destinazione delle risorse!

Infatti, ammesso e non concesso – perchè è circostanza impossibile, né mai provata –, poi, che a partire dal 2006 le risorse già previste specificamente per la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), siano state utilizzate anche per l'assunzione del Ruolo Ufficiali delle FFAA, questo non dovrebbe significare che in quel momento le Forze armate sono state "sottratte al blocco delle assunzioni ed alla relativa deroga di cui al comma 96.

Si tratterebbe, come è evidente, di differenti risorse economiche, a cui le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) hanno avuto accesso alternativamente, in relazione alle proprie esigenze concrete ed alle concrete disponibilità dei relativi fondi, tutti in astratto accessibili.

Ma si ribadisce che la circostanza è del tutto irrealistica stante il fatto che le risorse messe a disposizione dalla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) hanno interessato il solo personale "non direttivo" delle FFAA, del quale notoriamente non fa parte il Ruolo Ufficiali; eccezion fatta per il personale assunto per la formazione, mai l'assunzione di alcun ufficiale delle Forze armate è stata garantita da alcun fondo sulla professionalizzazione, né è possibile riscontrare una simile affermazione nella normativa di che trattasi.

Ora, se già nel 2005, come del resto anche nel 2006 e addirittura nello stesso 2007 le FF.AA. sono state autorizzate ad accedere al detto fondo - per giunta proprio per le assunzioni che si vorrebbe far ricadere nella professionalizzazione, quelle che sarebbero dovute essere certamente escluse dal blocco e dal relativo fondo - non si vede per quale ragione le Forze armate non abbiano proceduto a richiedere l'autorizzazione all'accesso al fondo de quo anche per la richiesta di stabilizzazione dei propri "ufficiali precari", peraltro per far fronte a nuove ed autonome esigenze (quelle relative appunto alla stabilizzazione dei dipendenti precari), totalmente diverse, se non addirittura diametralmente opposte, a quelle sottese alla professionalizzazione.

Peraltro, si aggiunga sommessamente che, anche a voler escludere l'accesso delle FF.AA. all'originario fondo di cui al comma 96 della finanziaria 2005, si deve tener presente che, nel momento in cui la finanziaria 2007 ha scorporato il 20% del suddetto fondo, ha bloccato tale quota, mutandone la destinazione. In altri termini, quel 20% non fa più parte del fondo originario, ma costituisce un nuovo fondo, con una nuova destinazione, accessibile soltanto per finanziare le stabilizzazioni di cui al comma 519 della finanziaria 2007. Di conseguenza l'originaria destinazione del primo fondo (le assunzioni urgenti in deroga al blocco del turn over) diventa oggi del tutto irrilevante con riferimento a quel 20% che oggi costituisce un fondo nuovo, autonomo e diverso.

Con specifico riferimento agli Ufficiali, la "Difesa" afferma che le assunzioni a tempo indeterminato (rectius in S.P.E.) degli Ufficiali non potrebbero accedere al fondo di cui al comma 519, in quanto si tratterebbe di assunzioni "funzionali" alla riforma della professionalizzazione, che dunque andrebbero effettuate solo con i fondi propri della professionalizzazione, e non con i fondi del comma 519.

Tuttavia, neanche tale assunto pare condivisibile. Innanzi tutto lascia perplessi il fatto che le assunzioni a tempo indeterminato degli ufficiali delle FFAA possano essere considerate istituto giuridico connesso alla riforma della professionalizzazione, visto che già all'epoca dei fatti (1 gennaio 2007) la riforma era compiuta, in quanto legata alla contingenza dell'abolizione del servizio di leva e alla riduzione dell'organico delle FFAA a 190.000 unità, dunque fisiologicamente temporanea, pensata e realizzata per la "graduale sostituzione leva con militari di professione" (si vedano in tal senso le norme istitutive di tale riforma: legge 14 novembre 2000, n. 331, decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, legge 23 agosto 2004, n. 226).

Inoltre, anche a volere riscontrare tale rapporto funzionale, ciò non toglie che le stesse assunzioni possano essere considerate altrettanto necessarie (al pari degli omologhi colleghi dell'Arma dei Carabinieri) pure con riferimento alla stabilizzazione dei precari, e ciò proprio in base alla ratio sottesa al comma 519.

D'altronde, non bisogna dimenticare che il comma 519 disciplina non le assunzioni tout court, bensì solo quelle mirate, appunto, alla stabilizzazione dei precari. In altri termini, se l'Ufficiale "militare di professione" è pure precario, non si vede per quale ragione non possa accedere alla stabilizzazione ex art. 519.

Peraltro è solo il caso, brevemente di accennare che il c. 95, L. 311/04, non fa salve solamente le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ma pure quelle connesse con la professionalizzazione dell'Arma dei carabinieri di cui all'articolo 3, comma 70, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

Queste ultime assunzioni, in particolare, intervengono a completamento del programma di sostituzione dei carabinieri ausiliari (di cui all’art. 21 della legge 28 dicembre 2001, n.448 e dell’articolo 34, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289), che dispone che in relazione alla necessità di procedere alla progressiva sostituzione dei carabinieri ausiliari in deroga a quanto stabilito dall’articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, è attivato un arruolamento di contingenti annui di carabinieri in ferma quadriennale.

Il successivo c. 96 art. 1 della L. 311/04 ha disposto, in deroga al divieto di cui al comma 95, per le amministrazioni ivi previste, apposito fondo per le assunzioni che si rendessero necessarie per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, asservendo l'autorizzazione alle modalità di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni.

Ha, infine, statuito al c.96 che nell’ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all’assunzione di cui al comma 97 è prioritariamente considerata l’immissione in servizio, in particolare, del personale necessario per assicurare il rispetto degli impegni internazionali e il controllo dei confini dello Stato, e degli addetti alla difesa nazionale.

Con ciò, pertanto, da un lato, ha escluso l'accesso al fondo di che trattasi al ruolo truppa tanto delle tre FFAA quanto dell'Arma dei Carabinieri, in quanto dotati di specifico fondo per le assunzioni connesse con la professionalizzazione dello stesso ruolo; dall'altro, ha riservato al personale del Ruolo Ufficiali sia delle FFAA che dell'Arma il beneficio di cui al c. 96, art. 1, L. 311/04.

Invero la finanziaria 2007 ha voluto estendere le risorse destinate alla stabilizzazione scorporando, in aggiunta, anche una porzione del già citato fondo, distinto ed autonomo istituito proprio per la riforma della professionalizzazione.

Di conseguenza, l'accesso al fondo ex comma 96 non può essere precluso in modo generalizzato alle Forze armate, ma al contrario costituisce una risorsa finanziaria a cui anche le FF.AA. (ed in particolare il ruolo ufficiali) possono accedere.

Ciò è comprovato anche dal successivo comma 97, che prevede, proprio con riferimento alle suddette autorizzazioni in deroga al c.d. blocco del turn over, che sia "prioritariamente considerata l'immissione in servizio degli addetti a compiti di sicurezza pubblica e di difesa nazionale" - peraltro ripercorrendo quanto già disciplinato dal riportato comma 55, articolo 3, L. 350/03 -.

Nel merito è solo il caso di accennare l'evidenza della frase che coinvolge le FFAA, e non già i soli corpi di polizia ad ordinamento militare (Arma dei Carabinieri e corpo della Guardia di Finanza); infatti, qualora il legislatore avesse voluto intendere gli appartenenti alle sole forze di polizia (tanto ad ordinamento civile quanto militare), gli sarebbe bastato citare gli addetti a compiti di sicurezza pubblica; tutto ciò, come è noto, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 57 del C.P.P.

Il legislatore ha, comunque, messo a disposizione ulteriori risorse (di cui all'art. 1, c. 417, 419, L. 296/07); a fortiori nella circolare del 24 marzo 2007 del Ministro per le Riforme e le Innovazioni nelle Pubbliche amministrazioni, si legge che le amministrazioni pubbliche non citate espressamente nel comma 519, in quanto sottoposte a specifiche disposizioni in materia di assunzioni ... adeguano i propri ordinamenti a quanto previsto dal medesimo comma 519 in termini di requisiti e modalità di assunzione, tenendo conto delle relative peculiarità e nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio.

Di più si sottolinea che la procedura di cui alla stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, prevede altresì (cfr: c. 526, art.1, L. 296/06) che tale procedimento si debba necessariamente estendere ai successivi due anni (2008, 2009); in questo caso, però le assunzioni devono essere garantite dai fondi strutturali del singolo Dicastero, come testimoniato dallo stesso D.p.c.m. 06.08.2008, che ha stabilito le assunzioni a tempo indeterminato di che trattasi con i fondi del singolo Ministero; con ciò legittimando l'ultroneità di riferimento al fondo di cui all'art. 1, c. 96, L. 311/04.

In tal senso è solo il caso di ricordare quanto espresso nel parere del Capo Ufficio Legislativo del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, Avv. Danilo DEL GAIZO, datato 05.12.2006 si legge: "...per le assunzioni in deroga autorizzate sempre per l'anno 2007 è, infine, considerata prioritaria l'immissione in servizio, tra gli altri, degli addetti al personale della difesa nazionale.

martedì 25 maggio 2010

Una manovra straordinaria di tagli e sacrifici

Riduzione a una sola finestra sia per le pensioni di anzianità per i dipendenti pubblici, esclusa la scuola, sia per le pensioni di vecchiaia. È una delle misure messe a punto dal governo per la manovra 2011-2012. Poco prima delle 20 è iniziata nella sede del Pdl a via dell'Umiltà la consulta del partito riunita sul tema. L'incontro, terminato poco prima delle 22, è stato presieduto dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, arrivato insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ed ha accordato, a parte qualche ritocco, un sostanziale via libera alla manovra.

Restano alcuni punti da definire, sui quali si è aperta una discussione politica all'interno del governo e della maggioranza. Tre le questioni sul tavolo i tagli alle remunerazioni dei manager pubblici, la riduzione del finanziamento ai partiti, la tracciabilità dei pagamenti in contanti ed infine le risorse da destinare a Roma capitale.

Secondo le indiscrezioni filtrate le risorse che si recupereranno dalle riduzioni di spesa di Quirinale, Senato, Camera e Corte Costituzionale saranno destinate alla cassa integrazione, ha prospettato Tremonti. Tra le note di maggior rilievo il fatto che la sanatoria immobiliare riguarderà - ha spiegato il ministro dell'Economia - l'obbligo per gli interessati di dichiarazione di aggiornamento catastale, con sanzioni ridotte ad un terzo.

E ancora: le regioni del Sud avranno la possibilità di istituire un tributo proprio sostitutivo dell'Irap con riferimento alle imprese avviate dopo l'entrata in vigore del decreto legge con l'opportunità di ridurre o azzerare l'Irap; l'organico degli insegnanti di sostegno nel 2010-2011 dovrà rimanere invariato rispetto al 2009-2010; sarà possibile mettere un pedaggio sui raccordi autostradali, misura che servirebbe a reperire risorse per le infrastrutture. Infine, stretta sulla spesa in materia di invalidità, con l'elevazione percentuale di invalidità dal 74% all'80% per la concessione dell'assegno.

Partecipano al vertice il sottosegretario alla presidenza e portavoce del premier, Bonaiuti, i coordinatori La Russa e Verdini, i capigruppo Gasparri, Cicchitto e Quagliariello oltre a Matteoli, Brunetta, Baldassarri, Sacconi, Fitto e Marco Milanese. La manovra correttiva, ha sottolineato nel pomeriggio Letta, conterrà «una serie di sacrifici molto pesanti, molto duri che siamo costretti a prendere, spero in maniera provvisoria, con una temporaneità anche già definita, per salvare il nostro Paese dal rischio Grecia. Capiamolo così e ci capiamo tutti».

Sulla spinosa questione è intervenuto da Washington il presidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, che martedì incontrerà Obama. Al centro dell'incontro la crisi finanziaria internazionale, le fibrillazioni dei mercati e le difficoltà dell'euro. Tutta l'Europa, ha detto oggi Napolitano, sta vivendo «gravi difficoltà» per la crisi economica e finanziaria ed è questo il tempo dei «sacrifici» che devono essere «equamente distribuiti».

Sono previsti tagli alla spesa nell'ordine del 10%, senza però toccare le missioni all'estero o abolire, sostanzialmente sul nascere, Difesa servizi, la Spa incaricata di gestire le forze armate e istituita con l'ultima finanziaria. Regioni ed Enti locali devono produrre tagli per 2 miliardi nel 2011 e per 3 miliardi e 800 milioni sia nel 2012 che nel 2013: nel complesso poco meno di 10 miliardi in tre anni. Ai Comuni sarà riconosciuta una quota pari al 33% delle maggiori somme relative ai tributi statali riscosse a titolo definitivo.

Quanto agli stipendi, taglio del 10% alle indennità di sottosegretari e ministri solo nella parte eccedente gli 80 mila euro. Per i deputati e i senatori saranno le camere a provvedere con uno specifico regolamento. Contributo di solidarietà del 5-10% a carico dei dirigenti della pubblica amministrazione che superano i 90-130 mila euro l'anno. Sul fronte della sanità tagli alla spesa, risparmi sugli acquisti delle asl e nuovi ticket a discrezione delle regioni per le visite specialistiche.

Verso il tetto di 5mila euro per i pagamenti cash. Ammonterebbe, infatti, a 5mila euro la soglia che metterebbe al bando i pagamenti in contanti ai professionisti. Sarebbe questo, a quanto si apprende, il limite massimo entro cui sarà possibile effettuare pagamenti cash che dovrebbe essere inserito nella manovra economica in via di definizione da parte del governo. Un'altra novità riguarda l'obbligo di fattura elettronica per i pagamenti sopra i 3.000 euro.

Tetto di reddito pari a 25mila euro per poter avere le indennità di accompagno per l'invalidità civile. Per gli invalidi coniugati c'è anche un limite di coppia di 38mila euro. Stop, poi, al meccanismo di rivalutazione automatica delle prestazioni per coloro che già ricevono le indennità ma superano i nuovi tetti al reddito. Potenziata la caccia ai falsi invalidi. Il 25% della spesa potrebbe essere spostata a carico delle regioni.

«Bisogna mettere nel conto anche le proteste, che fanno parte della democrazia. Quel che è importante è che le decisioni siano prese responsabilmente dalla maggioranza ed io spero siano condivise dalle forze di opposizione in Parlamento, nel comune interesse», ha detto Giorgio Napolitano rispondendo ad una domanda dei giornalisti sull'ipotesi che la manovra economica possa suscitare delle proteste.

«Tutti devono fare sacrifici, ognuno deve fare la sua parte», ha confermato il presidente di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli, dopo un incontro con il ministro dell'economia, Giulio Tremonti. Riconfermati i capisaldi della manovra: controllo, riqualificazione e riduzione della spesa pubblica improduttiva e «contrasto, lotta e recupero dell'evasione fiscale.

Nel pomeriggio sembrava superata l'opzione del condono edilizio. Decisione accolta con soddisfazione dall'Ance, che auspicava «non ci siano ripensamenti sull'ipotesi di eliminare dalla manovra una sanatoria edilizia generalizzata. Un nuovo condono, aveva sottolineato l'Associazione nazionale costruttori edili, sarebbe un gravissimo errore.Soprattutto in una fase di crisi economicacome questa, una misura del genere rischia di svolgere un ruolo di concorrenza sleale e di danneggiare le imprese che operano all'insegna della trasparenza e nella legalita».

In realtà ci sarà una «razionalizzazione catastale» per cui sarà possibile regolarizzare eventuali cambiamenti catastali ma solo se dichiarati entro il 31 dicembre di quest'anno. Decorsa tale data, incapperanno in una sanzione che varrebbe 1/3 del valore catastale.

La spesa relativa alla Protezione civile sarà riportata sotto la vigilanza del Tesoro. Qualora sia necessario proclamare lo stato d'emergenza, quindi, il Tesoro dovrà dare il suo placet alla richiesta della Protezione Civile. L'Isae e l'Ice verranno soppressi,nell'ambito di una riorganizzazione degli enti di ricerca. Nel mirino anche altri istituti come l'Isfol e Ingv.

Negativo il giudizio del Pd. «Se le indiscrezioni diffuse in queste ultime ore saranno confermate, il profilo della manovra è peggio delle peggiori previsioni», ha dichiarato in una nota Francesco Boccia, deputato del Partito democratico. «A Tremonti avevamo chiesto coraggio: cambiare fisco e welfare, pensare al futuro del paese destinando le poche risorse disponibili a scuola e università. Su questi termini, su provvedimenti convincenti ed equi, il governo avrebbe trovato comprensione dai cittadini italiani e un attento ascolto da parte nostra. Invece siamo ancora una volta davanti a tagli indiscriminati: ticket, pedaggi stradali, contratti bloccati, precari cacciati, cinghia sempre più stretta per gli enti locali. Insomma, a pagare sono i soliti noti. E Berlusconi non mette nemmeno la faccia sui durissimi sacrifici che sta imponendo al Paese».

FONTE

Manovra: dimezzati i precari pubblici, tagli anche alle carriere militari

ROMA (24 maggio) - La pubblica amministrazione, con l’unica eccezione del settore della scuola, dovrà dimezzare dal prossimo anno la spesa per tutte le forme di lavoro flessibile. Nella cura dimagrante che la manovra in arrivo impone alla macchina statale entrano di nuovo anche i “precari”, che da qualche anno rappresentano un a presenza significativa nel lavoro pubblico. Nel mirino poi, oltre alle grandi voci di spesa collegate a retribuzioni e assunzioni, ci sono anche alcune norme particolari del settore delle Forze armate e delle Forze dell’ordine.

Il testo del decreto è comunque in fase di revisione, in particolare per quanto riguarda le voci di entrata: sembra perdere quota l’ipotesi di un condono edilizio generalizzato, mentre dovrebbe diventare più corposo il pacchetto anti-evasione. Un altro dossier sensibile è quello dei costi della politica: la riduzione del 50 per cento dei rimborsi elettorali (da un euro a 50 centesimi a votante) è stata scritta in modo da essere applicata a partire dalle prossime consultazioni, ma resta.

La stretta sui precari non è una novità assoluta, un meccanismo del genere era già stato applicato nel 2007. Ma allora riguardava essenzialmente il lavoro a tempo determinato e le collaborazioni. Nel frattempo (mentre si sviluppava anche un processo di stabilizzazione) si sono diffuse in alcuni comparti pubblici, come ad esempio la sanità, altre forme di flessibilità previste dalla legge 30. Ora il taglio del 50 per cento riguarderà tutte le tipologie contrattuali; resta salva solo la scuola, già interessata da robusti tagli negli ultimi anni.

Una serie di specifiche misure riguardano forze dell’ordine e forze armate. Ad esempio verrà destinati alla riduzione del deficit la parte non utilizzata delle risorse già stanziate (circa 300 milioni) per il riordino delle carriere. In altre parole le eventuali promozioni decorreranno dal 2011 senza effetti retroattivi. Un’altra norma abolisce la cosiddetta “ausiliaria”, posizione che permetteva agli ufficiali di andare in pensione (e di percepire la buonuscita) con il grado superiore a quello effettivamente posseduto. Ancora, viene limitata la casistica nella quale a ufficiali e sottufficiali spetta l’indennità di comando.

Per quel che riguarda la buonuscita di tutti i dipendenti pubblici, si va da una soluzione più morbida che prevede il raddoppio (da 90 a 180 giorni) del tempo di attesa, a una decisamente più drastica in base alla quale la somma verrebbe liquidata in tre anni, con due quote iniziali di 25.000 euro e poi la parte residua. Un compromesso potrebbe consistere nell’innalzamento di questa soglia. In materia di invalidità civile, sta suscitando perplessità l’introduzione del tetto di reddito a 25.000 euro annui come condizione per percepire l’indennità di accompagnamento: a questo punto appare probabile una marcia indietro.

E un ripensamento sembra nell’aria anche a proposito del possibile condono edilizio, ipotizzato come estensione della regolarizzazione delle unità immobiliari non accatastate. Resta il problema di dove reperire risorse consistenti, visto che i tagli non potranno comunque garantire tutti i 27 miliardi della manovra. Certamente finirà nel decreto l’entrata a regime del cosiddetto “redditometro”, l’aggiornamento del sistema di controllo fiscale che prende in esame la capacità di spesa del contribuente. La soglia sopra la quale scatta il divieto di uso dei contanti scenderebbe dagli attuali 12.500 euro a circa la metà. Forme di tracciabilità potrebbero essere introdotte anche per le procedure di fatturazione, mentre nel rapporto con il contribuente verrebbe allargato il principio dell’inversione dell’onere della proba, già applicato nella lotta ai paradisi fiscale: sarà il cittadino a dover dimostrare di non aver evaso.

IL MINISTRO DELLA DIFESA

lunedì 3 maggio 2010

Forze disarmate

di Gianluca Di Feo
Un'armata dimenticata, senza direttive politiche. Con sprechi di fondi, uomini e mezzi. Per la prima volta un dossier analizza il sistema militare italiano.



L'armata dimenticata. Che continua a marciare e sparare, ma da anni non riceve più direttive dal governo e non sa se al Parlamento e al popolo importi il suo destino. Intanto le scorte diminuiscono e gli impegni aumentano, mentre i generali rimasti senza interlocutori decidono da soli come organizzarsi. Non è un racconto fantastico di Dino Buzzati, ma la realtà italiana: le forze armate mandate a combattere in Afghanistan, a pacificare la frontiera libanese, a presidiare le tregue balcaniche, a raccogliere la spazzatura campana, a pattugliare le città e spalare la neve, senza che nessuno si chieda cosa devono realmente fare i militari.

INTERATTIVO: Tutti i numeri dell'Armata

Un'armata senza indicazioni politiche - l'ultimo libro bianco sulla Difesa è stato concepito prima dell'11 settembre 2001 - che va avanti nel disinteresse delle Camere e dell'opinione pubblica, salvo animare feroci polemiche quando i caduti in missione finiscono sulle prime pagine. E in questa disattenzione gli stati maggiori si sono abituati a tacere, conquistando però grande autonomia nelle scelte operative. Oggi però è difficile che si possa proseguire lungo questa rotta: i costi e gli impegni rischiano di fare andare in crisi quello che resta della nostra Difesa. L'unica strada è riformarla e rivedere ambizioni, numeri, capacità: il tutto aprendo il dibattito nel Paese e non lasciando che il futuro di un settore così delicato delle istituzioni resti chiuso in pochi circoli tecnici.

'L'espresso' è in grado di anticipare le linee guida di un documento unico, elaborato per animare la discussione sul futuro delle forze armate: un dossier completo, senza reticenze né tabù, sulla situazione attuale, sui problemi e sulle ipotesi per modernizzare l'organizzazione militare. È stato realizzato dalla Fondazione Icsa, il primo think tank italiano sui temi della sicurezza che ha radunato gli esperti più qualificati tra ufficiali, prefetti, ambasciatori e professori. Una realtà bipartisan che ha come presidente onorario Francesco Cossiga e come presidente Marco Minniti, deputato pd, ex sottosegretario a Palazzo Chigi con D'Alema e viceministro degli Interni con Prodi. La segreteria operativa è affidata al generale Leonardo Tricarico, ex numero uno dell'Aeronautica, responsabile delle operazioni aeree sul Kosovo con il governo D'Alema e poi consigliere militare del premier Berlusconi. Il documento è stato curato da Andrea Nativi, analista e direttore di Rivista Italiana Difesa, e sottoposto al consiglio scientifico della Fondazione, che comprende sei ex comandanti generali. A dispetto della parata di alti gradi, il dossier non ha niente di burocratico, né di retorico: è diretto, quasi spietato, nel sottolineare tutti i problemi. Come aveva promesso Minniti nel presentare la Fondazione: "Saremo scomodi".


I NUMERI Oggi le forze armate schierano 188 mila uomini e donne, più i carabinieri: oltrefrontiera ne abbiamo mandati circa 8.500, ma si può arrivare fino a un massimo di 12 mila. L'esercito ha 111 mila militari ma può contare solo su 11 brigate operative e un numero ancora più esiguo di reggimenti per le spedizioni a rischio. Contrariamente agli altri paesi, noi preferiamo usare in missione più soldati che mezzi. Così i 200 carri armati pesanti Ariete, i cingolati da combattimento Dardo, i semoventi d'artiglieria restano sempre più spesso in patria. La Marina, che ha 33.600 persone, in genere impegna 4-5 navi lontano dai nostri mari. L'Aeronautica, con 43.500 militari, invece deve garantire i collegamenti per l'Afghanistan, mentre di tutte le squadriglie di caccia e bombardieri solo 4 jet Amx sono all'estero, limitandosì però alla ricognizione.

I COSTI I bilanci della Difesa sono complessi. Includono, tra l'altro, i fondi per i carabinieri, che per l'80 per cento si occupano di sicurezza interna: 5,6 miliardi di euro. Questo fa sì che dei 20 miliardi stanziati nel 2010 solo 14 vadano all'attività delle forze armate. E, come sottolinea il dossier, vengono spesi maluccio: il 65 per cento finisce in stipendi, il 12 serve per far funzionare l'armata, il 22 si usa per comprare e progettare nuovi sistemi. Una proporzione ideale vorrebbe che solo metà delle risorse finisse nelle buste paga, un quinto per far marciare i reparti e il 30 per cento in materiali. In realtà, sono disponibili anche finanziamenti extra. Circa un miliardo lo tira fuori il ministero dello Sviluppo industriale per comprare fregate, jet ed elicotteri sofisticati. Un altro miliardo e mezzo viene dagli stanziamenti per le missioni. Eppure i conti non tornano. Secondo le valutazioni del governo, la Difesa avrebbe bisogno di 20,5 miliardi; invece lo stato maggiore limita la stima a 17,5 miliardi. Rispetto ai soldi in cassa, mancano comunque 3,2 miliardi. Il rapporto Icsa non lascia illusioni: inutile reclamare altre risorse, bisogna rivedere le nostre ambizioni e pensare a un'armata più piccola e con meno sogni di gloria.


LE AMBIZIONI L'Italia ha ancora una Difesa che vuole fare tutto: da vent'anni agiamo sempre e solo all'interno di schieramenti internazionali - Onu, Nato o ultimamente Ue - eppure continuiamo a mantenere un'armata per affrontare da soli qualunque minaccia. Dai sottomarini alle portaerei, dai supercaccia ai bombardieri, dai cannoni semoventi ai satelliti. Mentre le guerre moderne richiedono pochi elementi ma 'buoni, anzi buonissimi', noi abbiamo ancora stormi, flotte e reggimenti che non saranno mai in grado di andare in azione. E intanto divorano risorse: in uomini e mezzi. La risposta è imitare quello che stanno facendo altri paesi, più grandi e più ricchi di noi: 'interfacciare' le loro armate, dividendosi i compiti. Si tratta di creare una 'forza integrata', che stabilisca insieme agli alleati cosa deve fare e quali mezzi deve fornire l'Italia e cosa tocca agli altri. Ad esempio, chi deve schierare costosissimi aerei per ingannare i radar nemici e chi quelli per dare la caccia ai sottomarini. Specializzare e migliorare il ruolo dei nostri militari, ancorandoci sempre di più nella Nato e soprattutto nella nascente difesa europea.

GLI UOMINI Sono il punto cruciale, quello su cui deve concentrarsi la riforma. Il documento sottolinea la necessità di riconoscere "la specificità del mestiere di soldato", che non può essere accomunato ad altri dipendenti pubblici nelle gratifiche e nel turnover. Servono commandos, non marmittoni per fare la guardia al bidone. E anzitutto bisognerà diminuire i ranghi. C'è chi ipotizza di ridurre gli organici a 140 mila militari, ma lo studio ritiene che per gestire gli impegni attuali bisognerebbe restare tra i 155 e 175 mila. Meno uomini ma molto più addestrati. Perché oggi accade l'inverso: i tagli colpiscono la fascia giovane degli arruolamenti. Così i soldati invecchiano e diventano inutili per il fronte, mentre abbiamo 15 mila reclute in ferma annuale che non potranno mai ricevere una preparazione adeguata per il Libano o l'Afghanistan. Il dossier contesta anche il meccanismo delle carriere automatiche, che garantisce un livello di promozioni al di fuori dei meriti e oggi non offre una selezione seria: contrariamente dagli Usa, il più brillante capitano se non ha fatto l'Accademia non ha speranza di arrivare ai vertici.

GLI SPRECHI L'analisi dell'Icsa critica poi la proliferazione di stati maggiori, segretariati generali e staff ministeriali che invece di diminuire sembrano moltiplicarsi. Oggi le forze armate hanno 500 ufficiali generali: anche tagliandoli di due terzi sarebbero sempre in esubero. C'è poi un rincorrersi di doppioni: truppe da sbarco dell'esercito e della marina, elicotteri sparpagliati tra tutti i corpi, acquisti senza coordinamento. Le basi andrebbero razionalizzate, concentrandole in strutture ben collegate mentre oggi logiche elettorali continuano a proteggere caserme polverizzate sul territorio. Inoltre i tagli dei fondi hanno un effetto perverso: vengono eliminati i contratti esterni, che permettevano ai militari di concentrarsi sul loro lavoro. Così specialisti rischiano di finire in officina o, peggio, in cucina o a fare le pulizie come ai tempi della naja. Quando però non bisognava mandare 3 mila uomini a combattere contro i talebani.

DIFESA E INDUSTRIA Anche su questo fronte secondo la Fondazione Icsa le cose non funzionano. Tutto il sistema con cui vengono decisi i requisiti per i nuovi mezzi e firmati i contratti mostra carenze, che si traducono in sprechi a nove zeri. Il dossier parla di scollamento tra generali e industria: i primi forniscono "requisiti marziani che neanche al Pentagono possono permettersi", che non tengono conto della realtà economica nazionale. Programmi assurdi, con mezzi che vengono lasciati negli hangar perché non ci sono soldi per utilizzarli: ci sono piazzali pieni di Amx, Tornado e autoblindo Centauro. Le industrie invece tendono a dichiararsi in grado di produrre tutto in tempi brevi, al fine di fare partire progetti destinati poi a non concretizzarsi. Mentre spesso mancano gli equipaggiamenti chiave. Sintetizza il rapporto: "Restiamo il Paese impegnato in operazioni di guerra che fa più fatica a dare ai propri soldati quello che gli occorre quando gli occorre". Anche in questo, caso "i margini di miglioramento sono immensi, richiedono una revisione strutturale, organizzativa, procedurale che solo uno strumento legislativo piò realizzare".


I VERTICI La mancanza di indirizzi politici, mai formulati dopo l'11 settembre 2001, e il disinteresse del Parlamento, secondo il dossier hanno fatto nascere una sorta di autogoverno dei vertici militari, che elaborano in autonomia i loro piani e li tengono segreti. Uno scenario che va ribaltato, facendo sì che le Camere si riapproprino del ruolo guida, diventando l'approdo di una discussione nazionale. Perché la struttura delle forze armate richiederebbe anche nuovi assetti istituzionali: abbiamo poteri pensati per i conflitti totali, mentre adesso bisogna prendere rapidamente delle decisioni per far fronte ad azioni di guerra in tempo di pace. A Mogadiscio durante la battaglia del Check Point Pasta gli elicotteri Mangusta non potevano sparare perché mancava l'ordine di Roma. E lo stesso potrebbe accadere oggi in Afghanistan per l'impiego dei caccia Amx. Lo studio dell'Icsa suggerisce di creare un organismo simile al Consiglio per la sicurezza nazionale americano: un comitato ristretto di ministri e vertici degli apparati di sicurezza assieme ad alcuni consiglieri specializzati. Finora invece per le emergenze si è utilizzato in maniera impropria il Consiglio supremo di Difesa, guidato dal capo dello Stato, che durante la presidenza Ciampi spesso ha fatto da supplente alle indecisioni del governo sul contingente iracheno.

CONCLUSIONI Il dossier conclude che "la situazione è seria ma non disastrosa". Rischia però di diventarlo perché le spedizioni oltreconfine stanno logorando le forze armate. E oggi la politica estera italiana si basa soprattutto sulle nostre missioni. La riforma richiede investimenti forti:15 miliardi secondo le stime della Difesa, tra pensionamenti di marescialli e ristrutturazione dei reparti. E deve portare risultati in tempi ridotti - fra tre e cinque anni - per poi ridurre i costi e aumentare l'efficienza.
Ma oltre ai quattrini servono le scelte: cosa vuole l'Italia dai suoi militari?