“Ci sarà l'alba di un nuovo giorno anche per noi. Un'alba in cui ci sentiremo di nuovo bene e capiremo di non aver sbagliato percorso. Un'alba in cui ci sentiremo orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare. Un'alba che arriverà anche grazie a chi, quando staremo per cadere, ci porgerà la mano. E anche grazie a chi non lo farà” (Braveheart)

"Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall'ansia, come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce le sue sconfitte e i suoi errori alla crisi, violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni. La vera crisi è la crisi dell'incompetenza. Lo sbaglio delle persone e dei paesi è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono i meriti. E' nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza. Parlare di crisi è creare movimento; adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo. Invece di questo, lavoriamo duro! L'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla" (Albert Einstein 1879-1955)
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...la flessibilità è una caratteristica meritevole, la precarietà è uno stato di sofferenza...
"Esorto tutti ad una presa di coscienza, esorto tutti a non subire un trattamento ignomignoso. Invito tutti a non subire gli eventi ma partecipare agli stessi. Bisogna portare ogni vicenda, ogni torto, ogni intento dilatorio dinanzi alle sedi giudiziarie ed in tutti i gradi del giudizio. Bisogna essere uniti e partecipi."
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STABILIZZAZIONE DEL RUOLO UFFICIALI DELLE FORZE ARMATE

La Comunità Europea con Direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, ha stabilito il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutti i lavoratori a tempo determinato del settore privato e pubblico (tanto per chi soggiace a diritto pubblico quanto per chi viene sottoposto a diritto privato) una volta che venissero maturati determinati requisiti.

L’ITALIA, in applicazione della riportata Direttiva 1999/70/CE ha emanato il Decreto Legislativo 6 settembre 2001, n. 368, che garantisce, tra le altre cose, il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato a tutti i dipendenti a tempo determinato, una volta che vengano superati i trentasei mesi di servizio con proroga.

Le sentenze della Corte di Giustizia Europea Ruoli C-212/04, C-53/04, C-180/04, tra luglio e settembre 2006, hanno ribadito il diritto alla trasformazione del rapporto a tempo indeterminato per tutta la compagine dei dipendenti pubblici (confermando il contenuto di cui alla Direttiva 1999/70/CE), ovvero anche il diritto al risarcimento per equivalente.

Di conseguenza, lo Stato Italiano, in deroga all’art.36, c.5, D.Lgs. n.165/01, il 27.12.2006, con Legge 296/06 (Finanziaria 2007) ha disposto (art. 1 cc.417, 420, 519, 523, 526), la stabilizzazione (id est: trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato, a tempo indeterminato) di tutto il personale della Pubblica Amministrazione assunto a tempo determinato per un periodo superiore ai 36 mesi, a partire da quello in servizio al 01.01.2007; infatti sarebbe risultato eccessivamente oneroso per le finanze statali procedere alla concessione di un immediato “risarcimento per equivalente” a tutto il personale in possesso del citato requisito.

La “Stabilizzazione” è semplicemente una sanatoria, conseguente a contingenti decisioni prese in ambito europeo.

Per inciso, durante l'anno 2009, il Sig. Y. G., un ufficiale ausiliario del Corpo delle Capitanerie di porto (congedato durante l’anno 2007), è stato stabilizzato nella P.A. proprio in virtù del triennio di servizio maturato nel Corpo delle Capitanerie di porto

Si vuole infatti precisare che il comma 519, articolo unico della legge finanziaria 2007, ha disposto una procedura di assunzione straordinaria di personale della Pubblica Amministrazione, parallela, anche se diversa, a quella relativa alle ordinarie assunzioni.

Secondo la "Difesa" il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la stabilizzazione del personale del pubblico impiego in ragione del 20% del fondo di cui al comma 96, art.3, Legge n. 311/04.

Il riportato "fondo" afferisce la disponibilità nei riguardi delle assunzioni in deroga al c.d. blocco del "turn over" stabilito con il comma 95, art. 3, Legge n. 311/04.

Tale divieto generalizzato di assunzioni di personale a tempo indeterminato imposto alle pubbliche amministrazioni per il triennio 2005-2007 dal comma 95 dell'articolo unico della finanziaria 2005 (legge 30 dicembre 2004, n. 311), non riguarderebbe il personale dipendente delle Forze armate, e ciò in quanto la detta norma precisa che sono fatte salve le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui alla legge 14 novembre 2000, n. 331, al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ed alla legge 23 agosto 2004, n. 226.

Conseguentemente, le Forze Armate non potrebbero accedere allo speciale fondo, istituito dal successivo comma 96 per finanziare, in deroga al divieto di cui al suddetto comma 95, quelle assunzioni che si rendessero necessarie per fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza ed urgenza; pertanto i dipendenti precari delle Forze Armate non potrebbero beneficiare delle stabilizzazioni di cui al comma 519 dell'articolo unico della finanziaria 2007 (L. n. 296/2006), in quanto tale disposizione, per istituire il necessario nuovo fondo per finanziare tali stabilizzazioni, scorpora il 20% del fondo di cui al citato comma 96 della finanziaria 2005.

A ben guardare, il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la c.d. stabilizzazione del personale del pubblico impiego statuendo apposito fondo, corrispondente ad una quota (20%) delle risorse di cui al precedente comma 513, e non già al c. 96, art. 3, L. 311/04 tout court; in particolare, si sottolinea che il comma 513 rifinanzia il fondo di cui al c. 96.

Ma già il comma 96 art.3, L.311/04 consisteva in un rifinanziamento del precedente fondo c.d. "in deroga al blocco delle assunzioni" stabilito dall'art. 3, comma 54, della legge n. 350 del 2003.

Il comma 55 della sessa legge stabiliva, poi, che le deroghe di cui al precedente comma – quindi le richieste di assunzione in deroga al "blocco" - erano autorizzate secondo la procedura di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni; e che nell’ambito delle procedure di autorizzazione delle assunzioni è prioritariamente considerata l’immissione in servizio degli addetti a compiti connessi alla sicurezza pubblica, al rispetto degli impegni internazionali, alla difesa nazionale, al soccorso tecnico urgente, alla prevenzione e vigilanza antincendi e alla protezione civile; con ciò autorizzando anche le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) all'accesso al fondo di che trattasi, come infatti è avvenuto.

A fortiori si sottolinea che in tutti i provvedimenti di Autorizzazione all'assunzione del personale nelle pubbliche amministrazioni in deroga al c.d. "blocco", per gli anni 2004-5-6 e proprio per lo stesso anno di riferimento della stabilizzazione – 2007 - (cfr: D.P.R. 25 agosto 2004, D.P.R. 6 settembre 2005, D.P.R. 28 aprile 2006, D.P.R. 29 novembre 2007), è previsto il beneficio di una parte del fondo di che trattasi in favore del personale delle FFAA.

Nonostante tanto, la "Difesa", in maniera alquanto contraddittoria, sostiene le FFAA essere sottratte al beneficio di cui alla spartizione del fondo in parola.

Invero le Forze Armate, non sono esonerate in toto dal suddetto blocco generalizzato delle assunzioni, né, di conseguenza, ad esse è precluso l'accesso al fondo di cui al comma 96 art. 1 L. 311/04.


Assunzioni connesse con la professionalizzazione

La norma infatti non fa salve tutte le assunzioni delle Forze armate, ma soltanto quelle finanziate dalla legge 14 novembre 2000, n. 331, dal decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e dalla legge 23 agosto 2004, n. 226, ovverosia:

· per quel che attiene le FFAA, le assunzioni relative ai ruoli non direttivi e quelle del personale destinato all'inquadramento, alla formazione ed all'addestramento dell'organico da professionalizzare;

· per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie di porto, le sole assunzioni delle categorie del ruolo truppa;

tanto, a mente della L. 331/00 e dell'art. 23, c. 3, e dell'art. 28, c. 1, L. 226/04, (come, peraltro confermato dallo stesso D.P.R.6 settembre 2005).

Infatti, la normativa relativa alla professionalizzazione di cui alla Legge 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04, prevede (in coerenza con gli oneri di cui alla tabella "A" della L. 331/00, e a decorrere dall'anno 2007, dalle tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04), per quel che attiene le Forze Armate (ad esclusione del corpo delle Capitanerie di porto):

· l'aumento di 10.450 unità del ruolo dei volontari di truppa in servizio permanente,

· il reclutamento di 30.506 volontari del medesimo ruolo in ferma prefissata,

· il mantenimento in servizio di circa 31.500 volontari di truppa in ferma breve,

Di più stabilisce che al fine di compensare il personale in formazione è computato un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· 4.021 unità nell'anno 2005;

· 821 unità, in ciascuno degli anni dal 2006 al 2011;

· 749 unità, in ciascuno degli anni dal 2012 al 2020.

Infine dispone, al fine di inquadrare, formare e addestrare i volontari in ferma prefissata di un anno, un contingente di personale militare determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· nell'anno 2005: 210 ufficiali, 350 marescialli, 350 sergenti, 1.743 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2006 al 2007: 120 ufficiali, 200 marescialli, 200 sergenti, 996 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2008 al 2020: 90 ufficiali, 150 marescialli, 150 sergenti, 747 volontari in servizio permanente.

Per quel che riguarda il Corpo delle Capitanerei di porto l'assunzione ed il mantenimento in servizio di:

· 3.500 volontari di truppa in servizio permanente del Corpo delle Capitanerie di porto,

· 1.775 volontari in ferma ovvero in rafferma del Corpo delle Capitanerie di porto,

In più al fine di compensare il personale in formazione non impiegabile in attività operative stabilisce un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno nelle misure di seguito indicate:

· 200 unità nell'anno 2005;

· 235 unità negli anni 2006 e 2007;

· 5 unità in ciascuno degli anni dal 2008 al 2015.

Sotto tale segno la normativa sulla professionalizzazione delle Forze Armate prevede precisi fondi per l'attuazione del disposto normativo stesso (infatti, ai sensi dell'art. 81 della Costituzione Italiana, ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte).

Da tanto, si precisa che gli unici oneri e relativi fondi previsti dalla detta normativa per l'assunzione del personale da professionalizzare si rinvengono nella Tabella "A" di cui alla legge 331/00 e alle Tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04; ovverosia 500.000.000 euro per le FFAA e 70.000.000 per il ruolo truppa delle Capitanerie di porto.

Tanto a fronte di una spesa pari a 9.000.000.000, per mantenere il personale delle Forze armate (escluso il Corpo CP), e di 500.000.000 per quello del Corpo delle Capitanerie.

Per quanto sopra citato, risulta di tutta evidenza che le uniche assunzioni del ruolo ufficiali connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04 attengono i seguenti contingenti:

a) nell'anno 2005, 210 ufficiali;

b) negli anni dal 2006 al 2007, 120 ufficiali;

c) negli anni dal 2008 al 2020, 90 ufficiali.

Per le restanti assunzioni di ufficiali delle FFAA, invece, si utilizzano gli ordinari stanziamenti inscritti nei fondi strutturali del Dicastero della Difesa, che, logicamente nulla hanno a che fare con i fondi e quindi con le assunzioni di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04.

Per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie, invece, alcuna componente del ruolo ufficiali è legata alla formazione del personale da professionalizzare; infatti il reclutamento degli ufficiali del "Corpo" interviene grazie agli ordinari stanziamenti del Dicastero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Risulta, poi, del tutto inconferente con le assunzioni connesse con la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) l'inclusione, a partire dal 01.01.2006, delle dotazioni organiche del Ruolo Ufficiali delle FFAA nel decreto di cui all'art.2, c.3 del D.Lgs. 215/04.

Infatti la Legge 2 Dicembre 2004, n.299 (non già il D.lgs. 215/01) stabilisce da un lato, le dotazioni organiche del ruolo ufficiali, dall'altro, che il reclutamento del ruolo ufficiali è regolamentato secondo le disposizioni di cui all'art.60 e seg. del D.Lgs. 490/97, fino all'anno 2009, con ciò vanificando ogni tentativo di ricondurre in toto l'assunzione del personale del ruolo ufficiali delle FFAA o la determinazione organica dello stesso alla normativa sulla professionalizzazione di cui alla L.331/00, al D.Lgs. 215/01, e alla L. 226/04.

Ammesso e non concesso, poi, che la circostanza possa definirsi dirimente della connessione delle assunzioni del Ruolo Ufficiali delle FFAA con la normativa sulla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), comunque il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto ne sarebbe escluso, stante la mera considerazione che l'ultimo decreto sull'organica del detto ruolo datato 9.11.2004 risulta adottato ai sensi e per gli effetti del combinato del disposto normativo di cui all'art. 1 e 60 del D.Lgs. 490/97, attinente il "Riordino del reclutamento, dello stato giuridico e dell'avanzamento degli ufficiali, a norma dell'articolo 1, comma 97, della legge 23 dicembre 1996, n. 662", pertanto altra destinata normativa del tutto inconferente con la Professionalizzazione delle FFAA.

Né la normativa sulla professionalizzazione prevede alcunché per il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto; anzi a ben vedere la gestione del detto personale viene ex lege esclusa dallo stesso dettato normativo (cfr: art.3, c. 1, lett. a, L. 331/00, art. 1, c.1 D.Lgs. 215/01, art. 27, 28 L .226/04).

La prova di tanto si ha nel D.P.R. 6 settembre 2005, recante "autorizzazione ad assunzioni di personale nelle pubbliche amministrazioni, a norma dell'articolo 1, commi 95, 96 e 97 della legge 30 dicembre 2004, n. 311".

Infatti in tale anno aldilà delle 210 assunzioni di ufficiali delle FFAA connesse con la professionalizzazione si sono assunti circa 450 ufficiali delle FFAA, con i fondi per le assunzioni in deroga.

Se effettivamente fosse come sostenuto dalla Difesa, ovverosia che a far data dal 1.01.2006 tutte le assunzioni del ruolo ufficiali fossero connesse con la normativa di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ci si domanda come potrebbe mai essere che proprio la stessa normativa sulla professionalizzazione disponga per l'anno 2005 l'assunzione di personale che, secondo la Difesa, solo a far data dall'anno successivo avrebbe dovuto "rientrare" tra le assunzioni connesse con la professionalizzazione; ovvero anche, come sia stato possibile per il ruolo ufficiali delle FFAA attingere lo stesso anno (2005) tanto ai fondi sulla professionalizzazione tanto a quelli sulla stabilizzazione, se non in virtù di un "diversa" destinazione delle risorse!

Infatti, ammesso e non concesso – perchè è circostanza impossibile, né mai provata –, poi, che a partire dal 2006 le risorse già previste specificamente per la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), siano state utilizzate anche per l'assunzione del Ruolo Ufficiali delle FFAA, questo non dovrebbe significare che in quel momento le Forze armate sono state "sottratte al blocco delle assunzioni ed alla relativa deroga di cui al comma 96.

Si tratterebbe, come è evidente, di differenti risorse economiche, a cui le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) hanno avuto accesso alternativamente, in relazione alle proprie esigenze concrete ed alle concrete disponibilità dei relativi fondi, tutti in astratto accessibili.

Ma si ribadisce che la circostanza è del tutto irrealistica stante il fatto che le risorse messe a disposizione dalla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) hanno interessato il solo personale "non direttivo" delle FFAA, del quale notoriamente non fa parte il Ruolo Ufficiali; eccezion fatta per il personale assunto per la formazione, mai l'assunzione di alcun ufficiale delle Forze armate è stata garantita da alcun fondo sulla professionalizzazione, né è possibile riscontrare una simile affermazione nella normativa di che trattasi.

Ora, se già nel 2005, come del resto anche nel 2006 e addirittura nello stesso 2007 le FF.AA. sono state autorizzate ad accedere al detto fondo - per giunta proprio per le assunzioni che si vorrebbe far ricadere nella professionalizzazione, quelle che sarebbero dovute essere certamente escluse dal blocco e dal relativo fondo - non si vede per quale ragione le Forze armate non abbiano proceduto a richiedere l'autorizzazione all'accesso al fondo de quo anche per la richiesta di stabilizzazione dei propri "ufficiali precari", peraltro per far fronte a nuove ed autonome esigenze (quelle relative appunto alla stabilizzazione dei dipendenti precari), totalmente diverse, se non addirittura diametralmente opposte, a quelle sottese alla professionalizzazione.

Peraltro, si aggiunga sommessamente che, anche a voler escludere l'accesso delle FF.AA. all'originario fondo di cui al comma 96 della finanziaria 2005, si deve tener presente che, nel momento in cui la finanziaria 2007 ha scorporato il 20% del suddetto fondo, ha bloccato tale quota, mutandone la destinazione. In altri termini, quel 20% non fa più parte del fondo originario, ma costituisce un nuovo fondo, con una nuova destinazione, accessibile soltanto per finanziare le stabilizzazioni di cui al comma 519 della finanziaria 2007. Di conseguenza l'originaria destinazione del primo fondo (le assunzioni urgenti in deroga al blocco del turn over) diventa oggi del tutto irrilevante con riferimento a quel 20% che oggi costituisce un fondo nuovo, autonomo e diverso.

Con specifico riferimento agli Ufficiali, la "Difesa" afferma che le assunzioni a tempo indeterminato (rectius in S.P.E.) degli Ufficiali non potrebbero accedere al fondo di cui al comma 519, in quanto si tratterebbe di assunzioni "funzionali" alla riforma della professionalizzazione, che dunque andrebbero effettuate solo con i fondi propri della professionalizzazione, e non con i fondi del comma 519.

Tuttavia, neanche tale assunto pare condivisibile. Innanzi tutto lascia perplessi il fatto che le assunzioni a tempo indeterminato degli ufficiali delle FFAA possano essere considerate istituto giuridico connesso alla riforma della professionalizzazione, visto che già all'epoca dei fatti (1 gennaio 2007) la riforma era compiuta, in quanto legata alla contingenza dell'abolizione del servizio di leva e alla riduzione dell'organico delle FFAA a 190.000 unità, dunque fisiologicamente temporanea, pensata e realizzata per la "graduale sostituzione leva con militari di professione" (si vedano in tal senso le norme istitutive di tale riforma: legge 14 novembre 2000, n. 331, decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, legge 23 agosto 2004, n. 226).

Inoltre, anche a volere riscontrare tale rapporto funzionale, ciò non toglie che le stesse assunzioni possano essere considerate altrettanto necessarie (al pari degli omologhi colleghi dell'Arma dei Carabinieri) pure con riferimento alla stabilizzazione dei precari, e ciò proprio in base alla ratio sottesa al comma 519.

D'altronde, non bisogna dimenticare che il comma 519 disciplina non le assunzioni tout court, bensì solo quelle mirate, appunto, alla stabilizzazione dei precari. In altri termini, se l'Ufficiale "militare di professione" è pure precario, non si vede per quale ragione non possa accedere alla stabilizzazione ex art. 519.

Peraltro è solo il caso, brevemente di accennare che il c. 95, L. 311/04, non fa salve solamente le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ma pure quelle connesse con la professionalizzazione dell'Arma dei carabinieri di cui all'articolo 3, comma 70, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

Queste ultime assunzioni, in particolare, intervengono a completamento del programma di sostituzione dei carabinieri ausiliari (di cui all’art. 21 della legge 28 dicembre 2001, n.448 e dell’articolo 34, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289), che dispone che in relazione alla necessità di procedere alla progressiva sostituzione dei carabinieri ausiliari in deroga a quanto stabilito dall’articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, è attivato un arruolamento di contingenti annui di carabinieri in ferma quadriennale.

Il successivo c. 96 art. 1 della L. 311/04 ha disposto, in deroga al divieto di cui al comma 95, per le amministrazioni ivi previste, apposito fondo per le assunzioni che si rendessero necessarie per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, asservendo l'autorizzazione alle modalità di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni.

Ha, infine, statuito al c.96 che nell’ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all’assunzione di cui al comma 97 è prioritariamente considerata l’immissione in servizio, in particolare, del personale necessario per assicurare il rispetto degli impegni internazionali e il controllo dei confini dello Stato, e degli addetti alla difesa nazionale.

Con ciò, pertanto, da un lato, ha escluso l'accesso al fondo di che trattasi al ruolo truppa tanto delle tre FFAA quanto dell'Arma dei Carabinieri, in quanto dotati di specifico fondo per le assunzioni connesse con la professionalizzazione dello stesso ruolo; dall'altro, ha riservato al personale del Ruolo Ufficiali sia delle FFAA che dell'Arma il beneficio di cui al c. 96, art. 1, L. 311/04.

Invero la finanziaria 2007 ha voluto estendere le risorse destinate alla stabilizzazione scorporando, in aggiunta, anche una porzione del già citato fondo, distinto ed autonomo istituito proprio per la riforma della professionalizzazione.

Di conseguenza, l'accesso al fondo ex comma 96 non può essere precluso in modo generalizzato alle Forze armate, ma al contrario costituisce una risorsa finanziaria a cui anche le FF.AA. (ed in particolare il ruolo ufficiali) possono accedere.

Ciò è comprovato anche dal successivo comma 97, che prevede, proprio con riferimento alle suddette autorizzazioni in deroga al c.d. blocco del turn over, che sia "prioritariamente considerata l'immissione in servizio degli addetti a compiti di sicurezza pubblica e di difesa nazionale" - peraltro ripercorrendo quanto già disciplinato dal riportato comma 55, articolo 3, L. 350/03 -.

Nel merito è solo il caso di accennare l'evidenza della frase che coinvolge le FFAA, e non già i soli corpi di polizia ad ordinamento militare (Arma dei Carabinieri e corpo della Guardia di Finanza); infatti, qualora il legislatore avesse voluto intendere gli appartenenti alle sole forze di polizia (tanto ad ordinamento civile quanto militare), gli sarebbe bastato citare gli addetti a compiti di sicurezza pubblica; tutto ciò, come è noto, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 57 del C.P.P.

Il legislatore ha, comunque, messo a disposizione ulteriori risorse (di cui all'art. 1, c. 417, 419, L. 296/07); a fortiori nella circolare del 24 marzo 2007 del Ministro per le Riforme e le Innovazioni nelle Pubbliche amministrazioni, si legge che le amministrazioni pubbliche non citate espressamente nel comma 519, in quanto sottoposte a specifiche disposizioni in materia di assunzioni ... adeguano i propri ordinamenti a quanto previsto dal medesimo comma 519 in termini di requisiti e modalità di assunzione, tenendo conto delle relative peculiarità e nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio.

Di più si sottolinea che la procedura di cui alla stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, prevede altresì (cfr: c. 526, art.1, L. 296/06) che tale procedimento si debba necessariamente estendere ai successivi due anni (2008, 2009); in questo caso, però le assunzioni devono essere garantite dai fondi strutturali del singolo Dicastero, come testimoniato dallo stesso D.p.c.m. 06.08.2008, che ha stabilito le assunzioni a tempo indeterminato di che trattasi con i fondi del singolo Ministero; con ciò legittimando l'ultroneità di riferimento al fondo di cui all'art. 1, c. 96, L. 311/04.

In tal senso è solo il caso di ricordare quanto espresso nel parere del Capo Ufficio Legislativo del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, Avv. Danilo DEL GAIZO, datato 05.12.2006 si legge: "...per le assunzioni in deroga autorizzate sempre per l'anno 2007 è, infine, considerata prioritaria l'immissione in servizio, tra gli altri, degli addetti al personale della difesa nazionale.

giovedì 29 gennaio 2009

Consiglio Supremo di Difesa: Comunicato Ufficiale


Il Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano, ha presieduto oggi, al Palazzo del Quirinale, una riunione del Consiglio supremo di difesa.
Alla riunione hanno partecipato: il Ministro per gli affari esteri, On. Franco Frattini; il Ministro per l'interno, On. Roberto Maroni; il Ministro per l'economia e le finanze, On. Giulio Tremonti; il Ministro per la difesa, On. Ignazio La Russa; il Ministro per lo sviluppo economico, On. Claudio Scajola; il Capo di Stato Maggiore della difesa, Generale Vincenzo Camporini.
Hanno altresì presenziato alla riunione il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dott. Gianni Letta; il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Consigliere di Stato Donato Marra; il Segretario del Consiglio supremo di difesa, Generale Rolando Mosca Moschini.
Nell'ambito del primo argomento all'ordine del giorno, il Consiglio ha passato in rassegna i recenti sviluppi del quadro internazionale e la sua possibile evoluzione; ha, quindi, esaminato le implicazioni che ne possono discendere per l'impegno delle Forze Armate italiane nei teatri più critici. Il Consiglio ha poi effettuato il consueto punto di situazione sulle operazioni in corso, nella consapevolezza che l'Italia sarà chiamata a svolgere, nell'ambito della Comunità Internazionale, un ruolo sempre più significativo per il recupero istituzionale, civile ed economico delle aree investite da crisi, anche in vista di una più incisiva cooperazione multilaterale.
In particolare, è stata evidenziata la disponibilità a contribuire allo schieramento di una missione multinazionale di pattugliamento della fascia di mare antistante la Striscia di Gaza ed alla riattivazione del controllo del valico di Rafah, quando tutte le condizioni politiche saranno mature, nell'ambito della positiva collaborazione tra le parti interessate nell'area, gli Stati Uniti e l'Unione Europea.
Il Consiglio ha altresì discusso la situazione e le prospettive dell'impiego di personale delle Forze Armate sul territorio nazionale, in concorso con le Forze dell'Ordine, tenuto conto delle limitate risorse disponibili e della priorità da accordare ai compiti propri dello strumento militare ed al suo impegno operativo nelle aree di crisi.
Sono state infine richiamate la grande problematica emergente della sicurezza energetica e le connesse vulnerabilità.
Con la trattazione del secondo punto all'ordine del giorno, il Consiglio ha quindi discusso della necessità di individuare concretamente i provvedimenti di razionalizzazione delle Forze Armate nei settori del personale, dell'esercizio e dell'investimento, volti a qualificare la spesa ed a realizzare ulteriori recuperi di efficienza. L'obiettivo resta il mantenimento delle attuali capacità operative, ritenute irrinunciabili per poter far fronte efficacemente, con le ridotte risorse finanziarie, alle crescenti e sempre più diversificate esigenze di presenza internazionale dell'Italia anche in funzione della sicurezza del Paese.
A tal riguardo, su iniziativa del Ministro della Difesa, è stata istituita la "Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e sicurezza nazionale", con il compito di rivedere il modello di difesa e l'organizzazione del Dicastero nel suo complesso, secondo un approccio multidisciplinare esteso anche alle altre Amministrazioni dello Stato che svolgono un ruolo significativo nel settore della sicurezza e della difesa, considerato nella sua più ampia accezione.
Nel quadro del secondo punto all'ordine del giorno, è stata esaminata anche l'iniziativa per la costituzione della Società Difesa Servizi S.p.a..
La prossima riunione del Consiglio supremo di difesa è stata fissata per il giorno 27 maggio 2009.

mercoledì 28 gennaio 2009

Il 29 gennaio convocato il Consiglio Supremi di Difesa

Quello che per le forze armate avrebbe dovuto essere un (relativamente) tranquillo periodo di avvicinamento alla sia pur cruciale riunione del Consiglio supremo di Difesa del prossimo 29 gennaio, si sta invece trasformando in un’ennesima e lampante dimostrazione di come, ancora oggi, nel nostro Paese sia pressoché impossibile discutere di politiche di sicurezza e di difesa, e quindi di forze armate stesse, in maniera lucida e razionale. 

Si è accennato alla riunione del 29 gennaio; nel comunicato diffuso dal Quirinale, tra i vari argomenti all’ordine del giorno, è infatti previsto anche un: "esame delle linee portanti del processo di razionalizzazione dello strumento militare e dei provvedimenti normativi posti a suo fondamento”. Un tema su cui ormai si discute da diverso tempo, senza che però nulla di concreto su quanto si pensa di fare sia mai stato illustrato con chiarezza. 

Aspetto, quest’ultimo, certo non irrilevante visto che così facendo si è sottratto a un - più o meno pubblico - dibattito un argomento che, viceversa, riveste un’importanza non indifferente per il Paese intero. Non resta quindi che aspettare e vedere quali saranno i provvedimenti che si intende assumere. Per quel poco che è dato sapere, il filo conduttore sarà rappresentato da una drastica riduzione degli organici perché, così si sostiene, il modello a 190mila uomini varato con la legge 331/2000 non sarebbe finanziariamente sostenibile. 

Tesi rispettabile ma di per sé poco credibile per due ordini di motivi. Il primo è che, in realtà, tale modello non ha mai visto la luce perché la corretta ripartizione tra le varie categorie di personale - uno dei due pilastri fondamentali insieme alla fissazione del suddetto livello di forze - previsto da tale legge è ben lungi dall’essersi completata, tanto da creare uno squilibrio nella distribuzione dei fondi a disposizione. Il secondo motivo è che, cifre alla mano, per renderlo finanziariamente sostenibile - cioè garantire quantomeno l’equilibrio fra le spese per il personale da una parte e quelle per l’esercizio più l’investimento dall’altra - il livello di risorse necessario non sarebbe certo così elevato; quell’1,2% di incidenza sul Pil delle spese per la Difesa in più occasioni immaginato, sarebbe infatti in grado di garantire una sufficiente operatività dello strumento militare, soprattutto se venisse affiancato da interventi mirati volti a razionalizzarne la struttura. 

Il problema non sta dunque nel modello a 190mila in sé quanto, piuttosto, nell’incoerenza di una politica che dopo averlo delineato. non ha provveduto a fornire quelle risposte e quelle risorse che sarebbero state necessarie per realizzarlo in maniera compiuta. Resta il fatto che con l’attuale 0,8% (peraltro in rapida diminuzione nei prossimi anni) qualsiasi considerazione circa il futuro assetto delle forze armate corre il serio rischio di rimanere un esercizio quasi esclusivamente teorico. 

Ma, come si diceva, questo tranquillo - quasi rassegnato - approssimarsi al Consiglio supremo di Difesa, viene come scosso dall’annuncio di un provvedimento di una tale portata da non poter essere taciuto né, tanto meno, analizzato; prima i ministri della Difesa nonché dell’Interno e, in seguito, il presidente del Consiglio hanno infatti avanzato la proposta di portare a 30mila il numero dei militari impiegati nell’operazione Strade sicure. 

Ora, se già l’originario impiego di tremila militari con compiti di ordine pubblico aveva destato più di una perplessità e non poche critiche, è evidente che il prospettato dispiegamento di molti altri modifica ulteriormente i termini della questione. Tanto per essere chiari, se prima di questa decisione certi richiami a Paesi in cui le situazioni di ordine pubblico interno sono talmente gravi da richiedere il massiccio impiego di uomini delle forze armate accanto a quelli delle forze di polizia apparivano strumentali, alla luce degli ultimi sviluppi essi non sembrano più essere tali. Tanto che certi paragoni, prima eccessivi, all’improvviso diventano e, soprattutto, imbarazzanti; parlare di un’Italia simile all’Iraq o alla Colombia non appare più tanto fuori luogo. 

Ed evidentemente poco importa se, dati alla mano, disponiamo del più imponente apparato di sicurezza interno dell’intera Europa (con oltre 300mila soggetti che, a vario titolo e in diversi modi, si occupano di ordine pubblico e affini), se questi vengono impiegati male, se tale apparato ci costa già molto, se questo ulteriore impegno finirà con il far pagare ai cittadini italiani due volte lo stesso servizio, se si continuerà a dilapidare quel poco di risorse che rimane a disposizione delle forze armate e se, soprattutto, queste ultime verranno ancora una volta impiegate (o forse sarebbe meglio dire ‘usate’) per compiti che poco o nulla hanno a che fare con quanto per loro previsto dalle leggi della nostra Repubblica. 

Perché non bastava la ‘monnezza’, lo spegnimento di incendi, la demolizione di opere abusive, la spalatura della neve, il (per ora abortito, ma non si sa mai) controllo della sicurezza dei cantieri di lavoro. Ecco che quello che avrebbe dovuto essere un esperimento limitato nel tempo e nella quantità, si trasformerà fino a far diventare i ‘pattuglioni’ una presenza fissa - e massiccia - nelle nostre città. Si va cioè affermando una tendenza pericolosa: tutto ciò che riguarda la sicurezza dei cittadini può essere trasformato in emergenza e quindi tutto può richiedere l’impiego dei militari. Un passaggio funzionale a un’ulteriore trasformazione che le forze armate stesse stanno subendo: da strumento a disposizione dell’intero Paese per l’implementazione delle politiche estera e di sicurezza in uno a disposizione di pochi da impiegare in maniera funzionale alla raccolta del consenso popolare. 

Su questo quadro d’insieme aleggiano quella scarsa preparazione e quella incompetenza dimostrate sì dall’attuale titolare del dicastero della Difesa ma ugualmente diffuse in larga parte del Governo e del Parlamento. Una situazione di grave deficit/arretratezza culturale sui temi della sicurezza e della difesa, efficacemente illustrata dall’affermazione del presidente del Consiglio che, per giustificare l’aumento dei militari nelle città, dichiara: “invece di essere un esercito che sta a fare la guardia nei confronti del deserto dei Tartari sarà utilizzato per combattere l'esercito del male". 

E così, il 2009 si appresta a diventare l’inizio di una nuova era per le nostre forze armate e per l’Italia stessa. Per le prime, con l’effetto combinato dei tagli di bilancio, della prossima ristrutturazione/riduzione e di precise scelte politiche, si profila il completamento di quel processo di involuzione (o, se preferite, scempio) che le porterà a operare sempre più in maniera ancillare rispetto ad altri corpi o enti dello Stato all’interno dei confini nazionali, fino a relegare gli scenari di impiego internazionali in una posizione di secondo piano. 

Per l’Italia poi, valutare quali potranno essere i riflessi sulla sua azione in ambito internazionale, e quindi sul suo ruolo nonché sul suo peso, è forse presto per dirlo ma pensare che essi possano trarre beneficio da tali scelte appare quanto meno improbabile. Ben più facile che, piuttosto, avvenga esattamente l’opposto. 

Una cosa almeno è chiara, laddove proprio su queste colonne si insinuava il dubbio che si stesse esagerando, adesso tale dubbio è definitivamente svanito per lasciare lo spazio a una solida certezza: stiamo decisamente esagerando. Il tutto nell’assordante e colpevole silenzio di (quasi) tutti, ivi compresi quei vertici militari chiamati a guidare l’istituzione ‘forze armate’ e che invece appaiono sempre più lontani dalle responsabilità che tale onere-onore comporta.
Giovanni Martinelli, 28 gennaio 2009

lunedì 26 gennaio 2009

Sky, 26 gennaio 2009, dalle ore 21:00 in poi, canale 936

Su HOUSE CHANNEL di SKY, canale 936, il Gen. Antonio Pappalardo, parlerà dei problemi inerenti il Precariato nelle FF.AA., FF.PP..

"Solo un'ipotesi i trentamila soldati"

La Russa frena sull'idea di Berlusconi

ROMA - Per mettere in campo 30mila militari da impiegare in compiti di sicurezza ci vuole tempo. Si può far prima utilizzando la Guardia di finanza, gli altri corpi dello Stato e anche la Polizia municipale. E' l'opinione del ministro della Difesa. Ignazio La Russa è intervenuto questa mattina a Panorama del Giorno in onda su Canale5, è ha commentato le affermazioni del premier Silvio Berlusconi che ha ipotizzato l'impiego a fini di sicurezza nelle città italiane di altri 30 mila militari, oltre ai 3.000 attualmente impiegati. 

La Russa - dopo aver precisato che i militari, impiegati insieme alle forze di polizia, "sicuramente servono" a contrastare la criminalità - ha precisato che "è chiaro che in un attimo non sarebbe possibile per le forze armate disporre di un così alto numero di militari, perchè non è che i militari oggi non facciano niente: ricordo che più di 8.000 sono impiegati all'estero (e con le turnazioni significa 24.000 l'anno); poi ci sono quelli impegnati in vari servizi ed operazioni, da Strade sicure a Città pulite, quelli contro la criminalità organizzata" e così via. 

"Finora - ha spiegato La Russa - sono stati impiegati 3mila soldati in aggiunta alla forze di polizia soprattutto nelle città metropolitane. Due mila a sostituire la polizia in obiettivi sensibili come le ambasciate, e mille a pattugliare anche in ore serali i quartieri a rischio". 

Quindi, ammette il ministro, trovare così tanti soldati "non sarebbe facile. Ecco perché ho detto: 'studiamola questa proposta', che ho fatto io stesso e che il premier ha così importantemente rilanciato, magari cercando di associare" ai militari "altri corpi dello Stato, come la guardia di finanza o gli uomini della polizia municipale o provinciale, adeguatamente istruiti. A quel punto si potrebbe immaginare in prospettiva una presenza così come l'ha descritta il presidente del Consiglio", tenendo sempre presente, ha proseguito La Russa, che "il perno" del dispositivo di sicurezza interna "restano le forze di polizia: sono loro che hanno il compito di far rispettare l'ordine e la legalità nelle città". E senza le forze dell'ordine "naturalmente non basterebbero centomila soldati". 

Finora, ha ricordato il ministro, sono 3.000 i militari impiegati sul fronte della sicurezza nelle città metropolitane, di cui 2.000 a vigilanza di obiettivi sensibili e 1.000 nelle pattuglie miste con le forze dell'ordine: sono proprio queste pattuglie che il Governo intende non solo prorogare di sei mesi alla loro imminente scadenza, come è stato già deciso, ma anche aumentare, portandole in un numero sempre maggiore di quartieri a rischio e di città. 

Parlando in particolare poi di Roma, teatro in questi ultimi giorni di alcuni episodi di violenza soprattutto contro le donne, e replicando a chi sostiene che nulla è cambiato rispetto alle precedenti amministrazioni, La Russa sha sostenuto che invece ''Roma è cambiata moltissimo. Basta chedere agli abitanti di quei quartieri dove c'è proprio il pattugliamento con le forze armate. In quei luoghi i reati sono scesi tra il 20 e il 40 per cento. Ma soprattutto - ha concluso - è migliorata la percezione della sicurezza''. 

Secondo il ministro, gli arrivi di immigrati clandestini "sono certamente aumentati" ma, "proviamo ad immaginare come sarebbe stata la loro crescita esponenziale senza gli interventi di questo governo", ha detto il titolare della Difesa a Panorama del Giorno. D'altronde, ha precisato, riferendosi alle polemiche sugli sbarchi a Lampedusa, "il tam tam fatto dalla sinistra dicendo 'venite qui, che l'Italia è il Paese del bengodi, chi arriva non ha nulla da temere può avere quello che vuole, anche se è un clandestino che non lavora', è così forte che prima di invertire la tendenza ce ne vorrà". 

L'immigrazione clandestina, ha precisato La Russa, "non si può bloccare, si può contrastare". Quanto alla costruzione di nuovi centri di accoglienza, magari affidati alle forze armate, La Russa, ha sottolineato di aver dato " al ministro Maroni, con cui la collaborazione è ottima, già da un po' una lista di luoghi, ma anche di immobili dove rapidamente è possibile costruire o realizzare nuovi centri di accoglienza. Tornando a Lampedusa - ha concluso- quello, è quello che si vede. Da lì, via mare passa il 15 per cento dell'immigrazione clandestina, il restante 85 per cento arriva via terra, soprattutto con i flussi turistici".

giovedì 22 gennaio 2009

“Convegno Pro Comellini"

Il Convegno si terrà presso la Camera dei Deputati, Palazzo Valdina “Sala del Cenacolo” il giorno 28 gennaio 2009, alle ore 10:00, tema del Convegno:

Costituzione del “Comitato pro Comellini” “I Diritti dei cittadini Militari”

Chi vuole essere accreditato presso la Camera dei Deputati, deve fornire il proprio nominativo a:

antoniopappalardo46@libero.it

Al Convegno interverrano Politici e rappresentanti delle F.F.A.A e F.F.P.P..

Presidenza della Repubblica

COMUNICATO

Il Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano, ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa, al Palazzo del Quirinale, per giovedì 29 gennaio 2009, alle ore 10.30. 

L’ordine del giorno prevede la trattazione dei seguenti temi: aggiornamento sulla situazione internazionale e sulle missioni in corso, anche con riferimento agli impegni delle Forze Armate in atto sul territorio nazionale; esame delle linee portanti del processo di razionalizzazione dello strumento militare e dei provvedimenti normativi posti a suo fondamento; altri eventuali temi ed argomenti che dovessero, nell’imminenza della riunione, assumere particolare urgenza e rilevanza. 

Roma, 22 gennaio 2009

Chi volesse  segnalare la problematica afferente la stabilizzazione di tutte le FF.AA. può farlo liberamente cliccando questo link.

martedì 20 gennaio 2009

Lettera al Sottosegretario di Stato Gianni Letta

Onorevole Letta,

abbiamo gradito, e oltremodo apprezzato, la Sua lettera, con la quale ci ha indicato il percorso virtuoso da seguire per giungere alla risoluzione della problematica del precariato nelle FF.AA.

In rappresentanza degli Ufficiali precari delle Forze Armate, dei Genitori degli Ufficiali Precari delle FF.AA e del SUPU, Le riferiamo che focalizzeremo nel prosieguo della nostra attività la nostra azione sul Dicastero della Difesa, cui continueremo a indirizzare le nostre richieste.

Ci sembra doveroso, però, farLe presente che già nel luglio dell’anno scorso una nostra delegazione è stata ricevuta al Ministero della Difesa dal Dott. Petri, Capo della Segreteria del Ministro La Russa, il quale, dopo aver pienamente condiviso le nostre più che legittime istanze, ci aveva garantito dall’inizio dei mesi autunnali l’apertura di un tavolo di lavoro per discutere della specifica problematica.

Nonostante le nostre numerose telefonate tese a ricordargli l’impegno assunto, il suddetto funzionario si è letteralmente volatilizzato. Fatto tanto più grave se collegato alla qualità dei soggetti, ai quali la promessa è stata rivolta, uomini adusi per forma mentis al rispetto della parola data.  

Siamo certi che il Ministro della Difesa, di cui conosciamo virtù e capacità politiche, saprà intervenire istituendo quel tavolo di lavoro promesso che potrebbe essere allargato alla conoscenza della condizione militare in genere.

In questo contesto si porrà rimedio ad una situazione di precarietà che si è venuta a formare nel mondo militare, che contraddice la sua stessa essenza. Non è possibile creare coesione e compattezza, necessari per adempiere al dovere, definito sacro dalla Carta Costituzionale, di difendere la Patria, in una situazione di provvisorietà.

Sarebbe sufficiente un decreto ministeriale, che faccia riferimento alle vigenti disposizioni, per sanare ingiustizie che si sono prodotte in danno di tanti giovani italiani, che hanno solo una colpa: quella di aver servito fedelmente e lealmente l’Italia anche in condizioni di pericolo nel territorio nazionale e all’estero.

Siamo soldati e sappiamo, anche se non più in attività di servizio, quali doveri comunque ci incombono. Ci premono da ogni parte perché sia resa pubblica una brutta pagina della nostra storia. Anche in trasmissioni televisive nelle quali corre ogni genere di protesta. Non vorremmo essere strumentalizzati.

Conosciamo le difficoltà del Paese e le innumerevoli problematiche che la compagine Governativa affronta ogni giorno. Ma si deve pur comprendere che non si possono ignorare istanze di giovani per non avere essi forza contrattuale, non essendo sindacalizzati.

Sarà di conforto per l’animo nostro, constatare che della condizione dei precari militari da oggi sia a conoscenza Lei, Signor Sottosegretario, non solo da noi ritenuto un Galantuomo.  

Viva sempre l’Italia.
Cordiali saluti
Presidente SUPU - Sindacato Pensionati In Uniforme
Gen. Antonio PAPPALARDO
Segretario SUPU Campania
Gen Carmine BENNATO
Rappresentante Genitori Ufficiali Precari FF.AA
Dott. Antonio CURCIO
Presidente Comitato Precari delle Forze Armate
Dott. Rocco MOREA
Rappresentante Ufficiali Ausiliari Precari delle Forze Armate
Falco Rosso

domenica 18 gennaio 2009

La Presidenza del SUPU e dell’ASL ha deliberato:

Convocazione del Consiglio Direttivo del SUPU e dell’ASL per il 27 gennaio p.v., alle ore 15:30, con all’ordine del giorno:

-manifestazione del 28 gennaio 2009, per il rispetto dei diritti dei militari;

-convegno del 3 febbraio a Palazzo Barberini con Assoarma;

-partecipazione ad una importante trasmissione televisiva nazionale.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri risponde:

TIC...TAC...TIC...TAC...TIC...TAC...TIC...TAC... tempus fugit...

Ora siete chiamati a rispondere delle vostre azioni, non difronte ad un “giudice amico”, non all'istanza del singolo “suddito”, non alla richiesta del “politico dalla causa compromessa”, ma ad una serie di giornalisti che ricercano la verità della legge e degli eventi, ad una serpe che vi siete allevati in seno, e a tutta la Comunità Italiana (la Maiuscola non è a caso)!

Sarete in grado di sorreggerne il peso?
Scapperete vigliaccamente come in passato (8 settembre 1943) in quel di Brindisi, lasciando il carico delle vostre decisioni ad un assordante silenzio?

Caro S.M.D. ti voglio ricordare un discorso che ben si attaglierebbe a detto atteggiamento; il 10 settembre 1943 a radio Bari, un inglorioso governante asserisce:
"Per il supremo bene della patria che è sempre stato il mio primo pensiero e lo scopo della mia vita, e nell'intento di evitare più gravi sofferenze e maggiori sacrifici, ho autorizzato la richiesta di armistizio.
Italiani, per la salvezza della capitale e per potere pienamente assolvere i miei doveri di re, col governo e con le autorità militari mi sono trasferito in altro punto del sacro e libero suolo nazionale..."

Accidenti il tuo sarebbe proprio un bel vizio: scappare difronte alle avversità!
Questa volta, però, non ci sarà nessun “paracadute yankee” - scusa mi dimentico sempre la par condicio –, od “Autoblinda semicingolata Austin-Putilov”, a salvarti; sei destinato ad una inesorabile sconfitta...cerca almeno di renderla dignitosa, cerca di meritarti l'onore delle armi!

E' bene ricordare che chi scappa difronte alle avversità è un pusillanime, a maggior ragione se debba rispondere delle proprie azioni.

Dovete sapere, cari fruitori di questo blog, che “parrebbe” che i dirigenti militari (la minuscola non è a caso) della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti, memori del proprio passato, temano il confronto nella trasmissione “Anno Zero” del Dott. Michele SANTORO.

Ne deriverebbe un tentativo di boicottaggio della stessa, tradotto nella loro mancata comparizione; non vi sarebbero, infatti, PERSONALITA' adeguate a contrastare il nostro "fiume in piena".
Sostanzialmente non sarebbero adeguatamente preparati a rispondere delle azioni poste in essere da loro stessi.

Questi, però, ignorano che la trasmissione si farà lo stesso – è diritto d'informazione – e che il diritto di replica è stato loro concesso, dall'invito alla partecipazione alla stessa discussione in ambito televisivo, ma che questi non lo abbiano adeguatamente sfruttato; in buona sostanza la loro assenza si tradurrà in un boomerang!

A loro avviso, infatti, il problema relativo la "stabilizzazione" atterrebbe solo ed unicamente la componente politica.
Detto ciò i gradi apicali delle FF.AA. ignorano che le presunte e mai giunte spiegazioni di merito sulla mancata applicazione di quanto disposto dal legislatore (nel caso di specie, il parlamento), sarebbero dovute intervenire da parte della cosiddetta area tecnico amministrativa.
Per dovere di cronaca, si aggiunge che "la mente pensante" di detta area è proprio un dirigente militare (per la minuscola leggasi quanto già scritto)!

Credo che sia il gioco dell'anno: “lo scarica barile”; e spero che o le personalità politiche da noi poste sugli scranni dorati dei dicasteri di cui sopra, o quelle militari poste (non si sa da chi) a capo delle FF.AA., ne reclamino i diritti...
Se non basta quella intascata finora, potrebbero farsi un altra gran quantità di danaro con tale gioco!

Non so voi ma io me lo vado subito a comprare; spero di trovarlo, sapete com'è...di questi tempi va a ruba!

giovedì 15 gennaio 2009

Fine della leva obbligatoria...

Con la sopspensione della leva obbligatoria lo stato ha tentato di sostituirla con i vfp1 prima e vfp4 dopo. Queste nuove figure professionali sono l'evoluzione del vecchio vfa (volontario ferma annuale) e vfb (volontario ferma breve).
Lo stato ha riempito di pubblicità radio e tv, ma purtroppo è tanto fumo e poco arrosto.
Le nuove figure si rivelano subito come "evoluzione della leva" specialmente il vfp1: volontario che si arruola con tanti sogni in testa, ma che presto scopre che le tante promesse di un futuro migliore (passaggio vfp4 e poi in servizio permanente vsp) non verranno mantenute.

Requisiti per diventare vfp1:
Praticamente gli stessi per diventare a suo tempo vfa.

I problemi arrivano dopo 1 anno:

Infatti le tante pubblicità non hanno detto che passare vfp4 fosse così complicato e tanti giovani si trovano in una situazioni di precariato veramente imbarazzante per una forza armata. In particolare l'unica forza armata del mondo ad avere tutti questi problemi è quella italiana, ma procediamo per ordine.
Dopo 10 mesi passati nel proprio reparto il vfp1 fa domanda per passare vfp4 (volontario ferma prolungata 4 anni), una volta accettata la domanda si va a Foligno a fare i famosi quiz di cultura generale, è qui c'è la prima gaf. Infatti nel bando è annotato che le domande di cultura generale siano perfettamente "commestibili" da chiunque abbia la terza media... Ma ovviamente non è così, le domande sono tutto tranne che gestibili da un volontario con la terza media.

Questo è il primo ostacolo, ma andiamo avanti.
Se si riesce a passare i quiz si accede alla seconda parte del concorso: le visite mediche.

Queste consistono in un accertamento psico-fisico del candidato e hanno la durata di circa 5 giorni.
Altro problema: i raccomandati.
Purtroppo anche qui c'è questa ingiustizia e tanti volontari meritevoli si vedono passare avanti gente con "dietro" colonnelli o generali!!! E così tanta gente viene buttata fuori alle visite per motivi veramente osceni.
Una volta arrivati alla fine si ha il verdetto finale: IDONEO!
Adesso si stilano le graduatorie finali e su 15000/20000 o forse più tra congedati, raffermati e appena arrivati solo 3000 passeranno vfp4!!!
E' una vergogna!
Come può un volontario garantire la sicurezza dello Stato se lo stesso non è capace di dare sicurezza lavorativa ai suoi soldati?
E così tanti militari tornano delusi a casa con un sogno che non potrà mai avverarsi: servire la patria!!!

Questo discorso vale anche per i pochi fortunati che passeranno vfp4, infatti solo il 20% di loro passerà vsp e il resto sarà costretto a raffermarsi tramite raffereme biennali (in tutto 2) e senza la sicurezza di passare un giorno in servizio permanente!!!
Un esercito di mercenari, ecco quello che si sta costruendo...
Speriamo che la gente apra gli occhi e si orienti verso altre forme lavorative...
E come se non bastasse il povero vfp1 ha tutta una serie di sfruttamenti vari (in pratica non ha nessun diritto) non può vivere fuori, niente recupero, nessuna indennità operativa, nessun premio di congedamento, insomma niente di niente!!!

Altro che professionista... Uno schiavo e basta!!!
Insomma volete arruolarvi??? Bene ma fate i sottufficiali o gli ufficiali rn, lasciate perdere la truppa... ormai non da più speranze e futuro...
Anzi un futuro lo da: DIVENTARE UN PRECARIO DELLO STATO!!!

E adesso una lettera scritta da un militare deluso:
Salve... Sono un C.le dell'Esercito Italiano e vi scrivo per esprimere la mia delusione (come quella di tante altre persone) nei confronti di quella che è ormai una professione a tutti gli effetti e non una forzatura obbligatoria. Mi riferisco in particolare al contesto del volontario "professionista" VFP1, al quale sono state raccontate parecchie favole riguardo la facilità con la quale è possibile passare VFP4 e in futuro in SPE...
Io ero VFA poi VFA raffermato, poi VFP1 e adesso VFP1 raffermato...
Io come tanti altri siamo ormai stufi di quest'altalena di tira e molla!!!
Un ragazzo volenteroso di servire la propria patria non deve fare 1000 concorsi (dove il raccomandato passa sempre avanti) ma deve poter decidere da sè se vuole restare, come fanno in altri eserciti: in primis il modernissimo esercito U.S.A!!!
Perchè deve passare colui che vuole solo uno stipendio???
Se io (e tantissimi altri) volevamo solo questo sicuramente non avremmo fatto tutti questi anni... Ma è una professione che piace e quindi finchè cè speranza si ci prova.
Io mi chiedo (e spero di avere una risposta) il perchè di tutto questo...
Il perchè costruire un sotituto del VFA e della leva!!!
In pratica il tempo della leva non è mai finito; è vero adesso prendiamo tanti bei soldoni in più, ma appena si ci accorge della fregatura (i raffermati per esempio non godono di nessun tipo di vantaggio) assumiamo tutti il tipico atteggiamento da NAIONE!!!
Ed ecco che la leva ritorna, tanto dura solo un anno e chi se ne frega!!!
Altra domanda: i nostri generali conoscono tutte queste argomentazioni??? Perchè non fare come gli americani o come tanti altri eserciti dove il volontario può restare quanto vuole e poi essere valutato per passare in SPE e non farsi il culo per un anno e poi ricevere nulla... Non dico che tutto sia sbagliato, ma sicuramente la direzione dove stà andando adesso l'Esercito Italiano non è sicuramente quella giusta!!! Tra un pò avremo un esercito di mercenari che quando ci sarà bisogno combatteranno solo se pagati, è questo che lo stato vuole??? Perchè non costruire un esercito migliore fatto da persone volenterose che vogliono lavorare???
Scusate per lo sfogo, ma la situazione è ormai in discesa e lo Stato è consapevole di tutto ciò, ma cosa fa??? Mette i bagnini sulle spiagge italiane per reclutare VFP1!!! 
CHE VERGOGNA!!! 
Prendere in giro tanta gente che vede sfumare il sogno di diventare un vero soldato nel giro di un misero anno!!! Detto questo, spero di avere presto una risposta per sapere se qualcuno ci pensa o se tutti andremo verso un triste destino.
C.le VFP1 Raff. Deluso!!!
Meditiamo gente... Meditiamo sul nostro futuro!!!

INTERVISTA AL LEGALE DEL MARESCIALLO COMELLINI CHE SCIOPERA PER I DIRITTI DEI MILITARI

Roma, 15 gen - Pubblichiamo l'intervista radiofonica realizzata da Nuova Spazio Radio che ha invitato il legale del Maresciallo Comellini a commentare l'azione, estrema e altamente simbolica, del suo assistito. Nel corso dell'intervista sono ampiamente illustrate le gravi limitazioni sul piano dei diritti civili e politici che ancora oggi fanno dei militari italiani dei minus habens della nostra società.

mercoledì 14 gennaio 2009

La Marina Militare scrive al sottosegretario Crosetto

In merito alla visita del Sottosegretario di Stato alla Difesa, On Guido Crosetto, vi allego un documento che gli è stato consegnato dal personale facente parte della rappresentanza militare che l'Onorevole ha incontrato la sera del giorno 12 gennaio.
"Onorevole Sottosegretario, questo Consiglio Intermedio di Rappresentanza è conscio che la tematica della dismissione aree, almeno dal punto di vista operativo, non sia materia della Rappresentanza Militare, comunque quali rappresentanti eletti dai marinai, non possiamo esimerci dal portare una testimonianza a favore della nostra Base Navale, anzi per usare un vecchio termine, del nostro Arsenale, al quale siamo affezionati sia come militari, ormai spezzini, sia come marinai che, quando imbarcati, hanno goduto dei servizi della Base.
Possiamo ribadire che il nostro Arsenale è sicuramente il primo in Italia, per professionalità, per infrastrutture, per qualsivoglia servizio prestato alle UU.NN.
Con le eventuali permute chiediamo prima tra tutti la risoluzione della problematica alloggi in particolare per i gradi più bassi, che oggi non riescono a sostenere le spese di affitto in città.
Auspichiamo inoltre che l’impegno dell’Alto Comando coadiuvato dalla Rappresentanza Militare, in merito alla realizzazione dell’asilo nido, sia coronato da successo con un concreto aiuto da parte del Ministro della Difesa.
Ricordiamo che per le giovani coppie di militari tale struttura riveste oggi una indispensabile soluzione ai numerosi problemi di gestione dei figli.
Oltre a quanto direttamente conseguibile con la permuta delle aree, Le vogliamo richiedere un Suo impegno formale per la risoluzione di alcune problematiche che sappiamo essere già alla Sua attenzione, segnalate dalla Rappresentanza Centrale, testimoniate anche dalla presenza, quale membro del nostro Consiglio del Presidente del Cocer M.M.:
- I risarcimenti per i colleghi vittime dell’amianto, nonché i benefici previdenziali per il personale che ha subito l’esposizione.
Al Senato a Settembre è stato presentato l’ennesimo DDL in materia, il 1058 del Senatore Collino ed auspichiamo una rapida calendarizzazione del detto DDL.
Ad ogni buon conto vogliamo ricordare che la risoluzione di tale problematica fu promessa dall’attuale Ministro della Difesa addirittura nella campagna elettorale del 2001, e noi marinai nelle promesse ci crediamo.
- La ricostruzione delle carriere, per la quale si assiste alla continua presentazione di DD.LL. da parte dei parlamentari di ambo i schieramenti, purtroppo però i DD.LL. partono tutti dalla presa di considerazione delle richieste delle Forze dell’Ordine.
Noi siamo militari, marinai che operano sul campo, sulle navi con realtà spesso diverse da quelle in cui operano i militi delle Forze di Polizia, in futuro non possiamo continuare a rincorrere condizioni che poco hanno in comune con l’essere marinai.
Concludiamo Onorevole Sottosegretario, invitandola calorosamente a non dimenticare i numerosi marinai precari che per anni hanno servito con dedizione la nostra Marina e oggi per colpa dei continui tagli alla Difesa sono disoccupati, in mezzo alla strada, con l’unica professionalità da spendere saper far bene il militare.

Il presente documento è stato deliberato all’unanimità dai delegati del Consiglio Intermedio della R.M. della Spezia.
C.F. Alessio Anselmi - Presidente
C.C. Antonio Colombo - Relatore
1° M.llo Agostino Cucciniello
C°1^cl. Vito Scala
Sc. 2^cl. Antonino Mascali

martedì 13 gennaio 2009

Maxi risarcimento per un soldato ammalato di tumore in missione

Il tribunale civile di Firenze ha condannato il Ministero della Difesa ad un risarcimento di oltre mezzo milione di euro
Maxi risarcimento per un ex militare italiano malato di tumore per presunta contaminazione da uranio impoverito: lo ha deciso il tribunale di Firenze che ha condannato il Ministero della Difesa ad un risarcimento di oltre mezzo milione di euro, per la precisione 545.061, nei confronti di Gianbattista Marica, ammalatosi di tumore durante la missione Ibis in Somalia, dove era stato per otto mesi, dal dicembre 1992 al luglio ’93, come paracadutista di leva.
A rendere noto il contenuto della sentenza è Falco Accame, presidente dell’Anavafaf, un’associazione che assiste le vittime arruolate nelle Forze armate, alla quale lo stesso Marica si era rivolto, decidendo di rendere pubblico il caso, già nel 2001. 

IL PARERE DEL TECNICO - Nel provvedimento giudiziario, datato 17 dicembre 2008, viene tra l’altro integralmente riportato il parere di un consulente tecnico d’ufficio che conclude affermando l’esistenza di un nesso di causalità tra il Linfoma di Hodgkin (la malattia riportata dal militare, ora in fase di «remissione definitiva») e l’esposizione all’uranio impoverito.
Ad avviso dell’esperto designato dal Tribunale, le conclusioni dell’indagine scientifica compiuta dalla Commissione Mandelli, secondo cui questo nesso non è accertato, «sono destituite di fondamento per l’erronea procedura di ricerca utilizzata». Stabilita l’esistenza del nesso di causalità, il Tribunale ha condannato al risarcimento il ministero della Difesa per non aver disposto l’adozione di adeguate misure protettive per i partecipanti alla missione in Somalia, nonostante fossero «sotto gli occhi dell’opinione pubblica internazionale - si legge nella sentenza - la pericolosità specifica di quel teatro di guerra, sotto il profilo eziopatogenetico che qui interessa, e nonostante l’adozione da parte di altri contingenti di misure di prevenzione particolari».
Secondo i giudici, «al di là delle raccomandazioni che erano o dovevano essere note al Ministero, il fatto che ai militari americani fosse imposta l’adozione di particolari protezioni, anche in mancanza di ulteriori conoscenze, doveva allertare le autorità italiane». 

«E' MANCATA LA CAUTELA NECESSARIA» - Ad avviso del Tribunale c’è stato dunque «un atteggiamento non commendevole e non ispirato ai principi di cautela e responsabilità da parte del Ministero della Difesa, consistito nell’aver ignorato le informazioni in suo possesso, già da lungo tempo, circa la presenza di uranio impoverito nelle aree interessate dalla missione ed i pericoli per la salute dei soldati collegati all’utilizzo di tale metallo; nel non aver impiegato tutte le misure necessarie per tutelare la salute dei propri militari e nell’aver ignorato le cautele adottate da altri Paesi impegnati nella stessa missione, nonostante l’adozione di tali misure di prevenzione fosse stata più volte segnalata dai militari italiani». «Marica denunciò subito il fatto che i militari Usa in Somalia, anche a 40 gradi all’ombra, operavano con tute, maschere, guanti e occhiali, mentre i soldati italiani erano in calzoncini corti e canottiera», afferma Accame, che parla di «sentenza storica» e ricorda che «i reparti italiani non seppero del pericolo che il 22 novembre 1999, quando apparvero le norme di protezione destinate ai militari nei Balcani».
Sul numero delle vittime, sottolinea Accame, l’incertezza è ancora totale: si oscilla, a seconda delle rilevazioni, tra i 77 e i 160 morti, e tra i 312 e i 2.500 malati.

URANIO: STORICA SENTENZA TRIBUNALE FIRENZE SU RISARCIMENTO A MILITARE

Roma, 12 gen. (Adnkronos) - ''Storica sentenza, il 17 dicembre 2008, del Tribunale di Firenze che obbliga il Ministero della Difesa a risarcire con la somma di 545mila euro per il danno non patrimoniale subito dal militare di Orbetello (Grosseto) Giambattista Marica, affetto da un linfoma e vittima di possibile contaminazione da uranio impoverito.
Il paracadutista si era ammalato dopo la missione Ibis in Somalia''. A darne notizia e' il presidente dell'associazione di tutela delle vittime Anavafaf, Falco Accame, attraverso il sito www.vittimeuranio.com.
Nella sentenza, cosi' come riportata dal sito, si legge: ''Deve concludersi che, nel caso in discorso, vi sia stato un atteggiamento non commendevole e non ispirato ai principi di cautela e responsabilita' da parte del Ministero della Difesa, consistito nell'aver ignorato le informazioni in suo possesso, gia' da lungo tempo, circa la presenza di uranio impoverito nelle aree interessate dalla missione ed i pericoli per la salute dei soldati collegati all'utilizzo di tale metallo, nel non aver impiegato tutte le misure necessarie per tutelare la salute dei propri militari e nell'aver ignorato le cautele adottate da altri Paesi impegnati nella stessa missione, nonostante l'adozione di tali misure di prevenzione fosse stata piu' volte segnalata dai militari italiani''. ''Il Ministero della Difesa - prosegua la sentenza citata da www.vittimeuranio.com - sapeva dunque, doveva ed era tenuto a sapere avendone l'obbligo giuridico, dell'uso di ordigni all'uranio impoverito, della sua pericolosita' e dei rischi ad esso collegati, e doveva conseguentemente ispirare la propria azione ai principi di cautela e protezione, nella salvaguardia del personale inviato col contingente italiano, da pericoli incombenti e diffusi, ulteriori e diversi dall'ineliminabile rischio insito nel 'mestiere di soldato', in quel precipuo teatro di guerra, come si e' detto connotato da forte presenza di sostanze nocive ed idonee ad innescare, su un numero indeterminato di persone, per le notizie al tempo gia' disponibili, processi eziopatogenetici''.

giovedì 8 gennaio 2009

Abb (Bergamo): Fiom, ok sentenza contro precariato illegittimo

“Per noi si tratta di un risultato importante nella battaglia contro un finto, illegittimo e diffuso utilizzo dei contratti precari che sostituiscono il lavoro stabile”. Così questa mattina Mirco Rota, segretario generale provinciale della Fiom di Bergamo, ha commentato la sentenza con cui il Tribunale del lavoro di Bergamo, il 19 dicembre scorso, ha dato ragione al sindacato dei metalmeccanici Cgil e a un lavoratore che per troppo tempo e senza ragione era stato costretto al precariato.

La vicenda è quella di Giacomo Radaelli, 43enni di Dalmine, che ha lavorato come operaio generico (terzo livello) alla Abb Power Technologies dal 9 agosto 2004 fino al 22 dicembre 2006 con tre contratti di lavoro somministrato a termine consecutivi. Assistito dall’avvocato Loredana Baschenis e sostenuto dalla Fiom provinciale, Radaelli ha deciso di fare causa all’azienda metalmeccanica di Dalmine, che occupa in maniera diretta 650 persone (cui va aggiunto un centinaio di interinali) nella produzione di interruttori di media tensione e quadri elettrici.

A dicembre è arrivata la sentenza di primo grado che ha sancito la “nullità” dei contratti applicati al lavoratore e ne ordina la riammissione in servizio. ll tribunale ha anche condannato la Abb al pagamento delle retribuzioni non corrisposte a Radaelli nel periodo a partire dalla fine del contratto di somministrazione illegittimo (dicembre 2006) fino al ripristino del rapporto.

“La sentenza prova la veridicità delle ragioni che la Fiom ha sostenuto nei confronti di Abb rispetto al suo utilizzo irragionevole di contratti interinali che nello stabilimento di Dalmine in questi anni hanno raggiunto una dimensione spropositata per numero e per durata” ha spiegato Mirco Rota. “Dal 2003 sono circa un centinaio i contratti in somministrazione che l’azienda utilizza stabilmente a fronte di 650 dipendenti assunti in maniera diretta e a tempo indeterminato. Dopo questa sentenza, che riguarda una vicenda individuale, sarebbe utile che Abb iniziasse davvero a discutere col sindacato a proposito di forme di stabilizzazione concrete dei lavoratori precari a partire da quelli che si trovano in questa situazione da più tempo”.

L’azienda aveva motivato i tre contratti in somministrazione di Giacomo Radaelli come assunzioni dovute a “punte di intensa attività e all’impossibilità di farvi fronte con il ricorso ai normali assetti produttivi aziendali connessi a richieste di mercato derivanti da acquisizione di commesse o lancio di nuovi prodotti o anche indotti dall’attività di altri settori”. Invece, nella sentenza del Tribunale si legge che “il massiccio ricorso al contratto di somministrazione effettuato da Abb denota una politica aziendale di estrema flessibilità occupazionale non consentita dal nostro ordinamento, che pur sempre guarda con cautela alle forme contrattuali meno garantite di quelle ordinarie a tempo indeterminato sottoponendole a presupposti e a condizioni di vanità normativamente determinati”.

Così conclude la nota: “La dimensione quantitativa del ricorso al contratto di somministrazione effettuato da Abb Power, la durata complessiva del suo protrarsi, considerati anche i rinnovi contrattuali, e la mancanza di vere e proprie punte di attività, portano necessariamente a ritenere che nelle medesime circostanze l’azienda avrebbe ben potuto ricorrere alle assunzioni dirette, con le conseguenze in termini di stabilità del rapporto che essa comporta”.

Lavoro: Cassazione, chi è precario rimane disoccupato

ROMA - Aveva dichiarato lo stato di disoccupazione tenendo nascosta la sua assunzione temporanea come coadiutore sanitario presso la Asl di Taranto. La Cassazione ha annullato la doppia condanna per il reato di falsità ideologica che i giudici di merito gli avevano inflitto in primo e in secondo grado. Nella motivazione si legge che il fatto non sussiste perché "un rapporto di impiego precario e temporaneo non può essere ritenuto sufficiente a fare venire meno il requisito dello stato di disoccupazione". (Agr)

Lettere a: Costanzo, Vespa, Santoro, Mentana, Vianello, Giletti

OGGETTO: Stabilizzazione Ufficiali precari delle FF.AA. 

Carissimo,

in rappresentanza dei Genitori degli Ufficiali Precari delle Forze Armate, Le rivolgiamo questa breve comunicazione, alla quale se riterrà opportuno potranno far seguito migliori ed approfondite informazioni o notizie su fatti a nostra conoscenza, che eventualmente riterrà utili. 

E’ nostro desiderio, nel dar voce anche a chi, non ha voce, evidenziare alla Sua trasmissione, che agli inizi del 2000, lo Stato, con la professionalizzazione delle FFAA, per sopperire alle esigenze di organico delle stesse, in seguito all’abolizione del servizio di leva, ha avviato un sistema di precariato vergognoso e precursore negli anni successivi di disagi ed effetti negativi nella vita di tanti Uomini e che coinvolgerà nel proseguo molti Altri, che seguiranno, se non saranno presi adeguati e giusti provvedimenti. 

Abbiano da tempo attivato, varie forme di dissenso civili e democratiche, a difesa di tanti diritti negati ai precari delle FF.AA. e non solo, assieme ad Essi ed al SUPU, rappresentato dal Generale dell'Arma dei Carabinieri Antonio Pappalardo, avverso uno Stato che mantiene una condotta sancita da leggi, discutibile ed ottocentesca nei metodi rivolti a Cittadini appartenenti alla più bella gioventù d’Italia.  

Rammentiamo che il SUPU (Sindacato Unitario dei Pensionati in Uniforme), dato che ormai nel mondo militare esistono solo professionisti, ha elaborato e presentato in data 5 novembre 2008, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, unitamente al Gruppo Parlamentare del Movimento per l’Autonomia (MpA), al Comitato dei Precari delle Forze Armate e ad alcuni esponenti di AssoArma e ANUPSA, la proposta di legge che ha per titolo “Statuto dei Lavoratori Militari”. Documento, epocale, che vuole sanare un vuoto normativo con l’attribuzione in finis di uno status giuridico al lavoratore militare.

Inoltre, in data 18 settembre 2008, ben 47 (quarantasette) parlamentari del PDL, spronati dall’On. Gabriella CARLUCCI, hanno urgentemente interpellato il Ministro della Difesa per conoscere quali siano gli intendimenti del Ministro della Difesa, circa la corretta applicazione della legge, con particolare riguardo alla prevista stabilizzazione degli ufficiali in ferma prefissata della Marina militare, a partire dal personale congedato nell'anno 2007, considerando che il Governo precedente solo a parole si era impegnato a risolvere il problema della precarietà nella pubblica amministrazione, ma di fatto tale dicastero rientra tra quelli con il maggior numero di lavoratori precari.  

All’interpello di Essi, ad oggi, non è ancora stata resa risposta dal Sig. Ministro per la Difesa. 

Per brevità, Le evidenziamo che, numerosi sono stati i ricorsi presentati nei tribunali amministrativi avverso la mancata stabilizzazione in forma prioritaria degli Ufficiali precari, la cui attitudine al profilo professionale bandito, è stata determinata dalle risultanze utili di una graduatoria a livello nazionale con la partecipazione di migliaia di concorrenti, attraverso la celebrazione di un pubblico concorso per titoli ed esami, tanto che in molti casi gli Ufficiali precari, sono stati vincitori di due pubblici concorsi nella amministrazione militare. 

Il comma 519 della Finanziaria 2007 dispone espressamente che gli unici lavoratori della pubblica amministrazione da trattenere in servizio prioritariamente, nelle more delle procedure di stabilizzazione, siano proprio gli Ufficiali in ferma prefissata delle Forze Armate. C’è un colpevole di tale violazione della Legge?  

Inoltre, opposizioni alla mancata corresponsione del TFR sono in itinere nei tribunali della Repubblica, con ulteriori aggravi di spese a persone già disagiate, mentre rimane la vergogna che per i precari ex militari, non è consentita per gli effetti delle disposizioni vigenti l’iscrizione alle liste di collocamento, e nemmeno, nel contempo, sono destinatari dei benefici derivanti dall’erogazione dell’indennità di disoccupazione, come resi invece, giustamente da vigenti disposizioni dello Stato, agli altri cittadini civili ed extracomunitari compresi. 

Eppure l'art. 3 della Costituzione, garantisce a tutti gli individui pari dignità e impone allo stato di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, e l'art. 38 della Costituzione afferma che tutti i lavoratori hanno diritto a che siano previsti mezzi adeguati alle loro esigenze di vita anche in ipotesi di disoccupazione involontaria.

Ad oggi, il silenzio delle Istituzioni è assordante e incomprensibile, soprattutto di quelle coinvolte in questo brutto affaire, le quali dovrebbero ben conoscere gli obblighi morali che hanno nei confronti degli appartenenti al Popolo Italiano, per la mancanza di riguardo a Cittadini paganti le tasse, titolari di diritti e doveri che la Costituzione della Repubblica garantisce, e nel caso di specie, manifestamente presi in giro, dalla non applicazione di una norma dello Stato licenziata dal Parlamento della Repubblica e per tacere della sorte riservata a tanti altri precari della Difesa, che giacciono in condizioni sociali miserrime dopo servizi resi di tre quattro ed anche sei anni; ci riferiamo ai cosiddetti militari di “truppa “, tanto così ancora malamente definiti, da uno Stato pregno di Dirigenti superpagati, perchè considera anche Essi nei modi e a torto, peggio degli extracomunitari.  

Molteplici gli interventi epistolari di noi, genitori degli Ufficiali precari, a sollecito della risoluzione di tali problematiche insopportabili ed indifferibili, a Personalità del Governo e della Maggioranza; ricordiamo il recente breve intervento alla trasmissione radiofonica Zapping di Radio Rai 1 sul problema dei precari tutti del comparto FF.AA., da parte del Gen. Pappalardo del SUPU, e la pubblicazione di commenti sulla vicenda da parte di alcuni quotidiani a tiratura nazionale (Il Tempo di Roma). Altre importanti iniziative sono in cantiere, anche un corteo a Roma, per evidenziare al Paese queste tematiche, e noi genitori vi parteciperemo assieme ai precari. Fin qui lo stato dell’arte.  
 
Da ex appartenenti alle forze armate, e da cittadini di questa civilissima Repubblica i nostri ragazzi non si faranno imporre forche caudine da chicchessia, e grideranno civilmente con forza e con i mezzi consentiti dalla legge, l’ingiustizia patita, e ove possibile in ogni luogo. 

Noi saremo sempre al loro fianco e saremo la loro voce. 

Essi privati delle stellette dagli Alti Comandi, non stabilizzati, sono ormai dei civili che non hanno i diritti dei civili, perdono i ricorsi e quei pochi, maledetti, soldi guadagnati lontano da casa , non assurgono al pubblico nei media, né frequentano la piazza tanto cara ad altri, patiscono l’indifferenza di tanti giornalisti e conduttori radical chic, proni a recitare giaculatorie davanti all’altare della “ricerca” ritenuto vilipeso dalle annunciate riforme governative. 

A chi serve non stabilizzare, tante persone quasi tutte laureate e tutte formate appositamente?

La situazione appena tratteggiata, verosimilmente, non da piacere a nessuna delle parti, vero è che si poteva e doveva da parte di chi ne ha facoltà evitare alla parte più debole, ma non per questo meno determinata, il cammino intrapreso, verso i media e verso ricorsi che saranno presentati infine ai tribunali d’Europa, con la nostra Italia costretta a subire l’ennesima brutta figura, ma che nessuno con diritto, potrà affermare come il caso non fosse stato segnalato. 

Non intimoriti da questo affaire tutto italiano, siamo preoccupati Direttore, a differenza di chi dovrebbe averne ben più titolo ad esserlo, perchè vorremmo che fosse resa una informazione imparziale sulla vicenda e non strumentale ai telespettatori, che non si traduca, nel solito can can becero ed inerte di certi politici, che farebbe, infine male, soltanto alle Istituzioni ed ai valori rappresentati da tanti Uomini che hanno dato in passato la vita e sempre servito la nostra Italia.  

Vuole aiutarci?
Magari programmando una trasmissione dedicata ai precari Militari? 

Viva sempre l’Italia. E così sia.  

San Giorgio a Cremano, 08.01.2009