“Ci sarà l'alba di un nuovo giorno anche per noi. Un'alba in cui ci sentiremo di nuovo bene e capiremo di non aver sbagliato percorso. Un'alba in cui ci sentiremo orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare. Un'alba che arriverà anche grazie a chi, quando staremo per cadere, ci porgerà la mano. E anche grazie a chi non lo farà” (Braveheart)

"Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall'ansia, come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce le sue sconfitte e i suoi errori alla crisi, violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni. La vera crisi è la crisi dell'incompetenza. Lo sbaglio delle persone e dei paesi è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono i meriti. E' nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza. Parlare di crisi è creare movimento; adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo. Invece di questo, lavoriamo duro! L'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla" (Albert Einstein 1879-1955)
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...la flessibilità è una caratteristica meritevole, la precarietà è uno stato di sofferenza...
"Esorto tutti ad una presa di coscienza, esorto tutti a non subire un trattamento ignomignoso. Invito tutti a non subire gli eventi ma partecipare agli stessi. Bisogna portare ogni vicenda, ogni torto, ogni intento dilatorio dinanzi alle sedi giudiziarie ed in tutti i gradi del giudizio. Bisogna essere uniti e partecipi."
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STABILIZZAZIONE DEL RUOLO UFFICIALI DELLE FORZE ARMATE

La Comunità Europea con Direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, ha stabilito il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutti i lavoratori a tempo determinato del settore privato e pubblico (tanto per chi soggiace a diritto pubblico quanto per chi viene sottoposto a diritto privato) una volta che venissero maturati determinati requisiti.

L’ITALIA, in applicazione della riportata Direttiva 1999/70/CE ha emanato il Decreto Legislativo 6 settembre 2001, n. 368, che garantisce, tra le altre cose, il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato a tutti i dipendenti a tempo determinato, una volta che vengano superati i trentasei mesi di servizio con proroga.

Le sentenze della Corte di Giustizia Europea Ruoli C-212/04, C-53/04, C-180/04, tra luglio e settembre 2006, hanno ribadito il diritto alla trasformazione del rapporto a tempo indeterminato per tutta la compagine dei dipendenti pubblici (confermando il contenuto di cui alla Direttiva 1999/70/CE), ovvero anche il diritto al risarcimento per equivalente.

Di conseguenza, lo Stato Italiano, in deroga all’art.36, c.5, D.Lgs. n.165/01, il 27.12.2006, con Legge 296/06 (Finanziaria 2007) ha disposto (art. 1 cc.417, 420, 519, 523, 526), la stabilizzazione (id est: trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato, a tempo indeterminato) di tutto il personale della Pubblica Amministrazione assunto a tempo determinato per un periodo superiore ai 36 mesi, a partire da quello in servizio al 01.01.2007; infatti sarebbe risultato eccessivamente oneroso per le finanze statali procedere alla concessione di un immediato “risarcimento per equivalente” a tutto il personale in possesso del citato requisito.

La “Stabilizzazione” è semplicemente una sanatoria, conseguente a contingenti decisioni prese in ambito europeo.

Per inciso, durante l'anno 2009, il Sig. Y. G., un ufficiale ausiliario del Corpo delle Capitanerie di porto (congedato durante l’anno 2007), è stato stabilizzato nella P.A. proprio in virtù del triennio di servizio maturato nel Corpo delle Capitanerie di porto

Si vuole infatti precisare che il comma 519, articolo unico della legge finanziaria 2007, ha disposto una procedura di assunzione straordinaria di personale della Pubblica Amministrazione, parallela, anche se diversa, a quella relativa alle ordinarie assunzioni.

Secondo la "Difesa" il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la stabilizzazione del personale del pubblico impiego in ragione del 20% del fondo di cui al comma 96, art.3, Legge n. 311/04.

Il riportato "fondo" afferisce la disponibilità nei riguardi delle assunzioni in deroga al c.d. blocco del "turn over" stabilito con il comma 95, art. 3, Legge n. 311/04.

Tale divieto generalizzato di assunzioni di personale a tempo indeterminato imposto alle pubbliche amministrazioni per il triennio 2005-2007 dal comma 95 dell'articolo unico della finanziaria 2005 (legge 30 dicembre 2004, n. 311), non riguarderebbe il personale dipendente delle Forze armate, e ciò in quanto la detta norma precisa che sono fatte salve le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui alla legge 14 novembre 2000, n. 331, al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ed alla legge 23 agosto 2004, n. 226.

Conseguentemente, le Forze Armate non potrebbero accedere allo speciale fondo, istituito dal successivo comma 96 per finanziare, in deroga al divieto di cui al suddetto comma 95, quelle assunzioni che si rendessero necessarie per fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza ed urgenza; pertanto i dipendenti precari delle Forze Armate non potrebbero beneficiare delle stabilizzazioni di cui al comma 519 dell'articolo unico della finanziaria 2007 (L. n. 296/2006), in quanto tale disposizione, per istituire il necessario nuovo fondo per finanziare tali stabilizzazioni, scorpora il 20% del fondo di cui al citato comma 96 della finanziaria 2005.

A ben guardare, il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la c.d. stabilizzazione del personale del pubblico impiego statuendo apposito fondo, corrispondente ad una quota (20%) delle risorse di cui al precedente comma 513, e non già al c. 96, art. 3, L. 311/04 tout court; in particolare, si sottolinea che il comma 513 rifinanzia il fondo di cui al c. 96.

Ma già il comma 96 art.3, L.311/04 consisteva in un rifinanziamento del precedente fondo c.d. "in deroga al blocco delle assunzioni" stabilito dall'art. 3, comma 54, della legge n. 350 del 2003.

Il comma 55 della sessa legge stabiliva, poi, che le deroghe di cui al precedente comma – quindi le richieste di assunzione in deroga al "blocco" - erano autorizzate secondo la procedura di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni; e che nell’ambito delle procedure di autorizzazione delle assunzioni è prioritariamente considerata l’immissione in servizio degli addetti a compiti connessi alla sicurezza pubblica, al rispetto degli impegni internazionali, alla difesa nazionale, al soccorso tecnico urgente, alla prevenzione e vigilanza antincendi e alla protezione civile; con ciò autorizzando anche le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) all'accesso al fondo di che trattasi, come infatti è avvenuto.

A fortiori si sottolinea che in tutti i provvedimenti di Autorizzazione all'assunzione del personale nelle pubbliche amministrazioni in deroga al c.d. "blocco", per gli anni 2004-5-6 e proprio per lo stesso anno di riferimento della stabilizzazione – 2007 - (cfr: D.P.R. 25 agosto 2004, D.P.R. 6 settembre 2005, D.P.R. 28 aprile 2006, D.P.R. 29 novembre 2007), è previsto il beneficio di una parte del fondo di che trattasi in favore del personale delle FFAA.

Nonostante tanto, la "Difesa", in maniera alquanto contraddittoria, sostiene le FFAA essere sottratte al beneficio di cui alla spartizione del fondo in parola.

Invero le Forze Armate, non sono esonerate in toto dal suddetto blocco generalizzato delle assunzioni, né, di conseguenza, ad esse è precluso l'accesso al fondo di cui al comma 96 art. 1 L. 311/04.


Assunzioni connesse con la professionalizzazione

La norma infatti non fa salve tutte le assunzioni delle Forze armate, ma soltanto quelle finanziate dalla legge 14 novembre 2000, n. 331, dal decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e dalla legge 23 agosto 2004, n. 226, ovverosia:

· per quel che attiene le FFAA, le assunzioni relative ai ruoli non direttivi e quelle del personale destinato all'inquadramento, alla formazione ed all'addestramento dell'organico da professionalizzare;

· per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie di porto, le sole assunzioni delle categorie del ruolo truppa;

tanto, a mente della L. 331/00 e dell'art. 23, c. 3, e dell'art. 28, c. 1, L. 226/04, (come, peraltro confermato dallo stesso D.P.R.6 settembre 2005).

Infatti, la normativa relativa alla professionalizzazione di cui alla Legge 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04, prevede (in coerenza con gli oneri di cui alla tabella "A" della L. 331/00, e a decorrere dall'anno 2007, dalle tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04), per quel che attiene le Forze Armate (ad esclusione del corpo delle Capitanerie di porto):

· l'aumento di 10.450 unità del ruolo dei volontari di truppa in servizio permanente,

· il reclutamento di 30.506 volontari del medesimo ruolo in ferma prefissata,

· il mantenimento in servizio di circa 31.500 volontari di truppa in ferma breve,

Di più stabilisce che al fine di compensare il personale in formazione è computato un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· 4.021 unità nell'anno 2005;

· 821 unità, in ciascuno degli anni dal 2006 al 2011;

· 749 unità, in ciascuno degli anni dal 2012 al 2020.

Infine dispone, al fine di inquadrare, formare e addestrare i volontari in ferma prefissata di un anno, un contingente di personale militare determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· nell'anno 2005: 210 ufficiali, 350 marescialli, 350 sergenti, 1.743 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2006 al 2007: 120 ufficiali, 200 marescialli, 200 sergenti, 996 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2008 al 2020: 90 ufficiali, 150 marescialli, 150 sergenti, 747 volontari in servizio permanente.

Per quel che riguarda il Corpo delle Capitanerei di porto l'assunzione ed il mantenimento in servizio di:

· 3.500 volontari di truppa in servizio permanente del Corpo delle Capitanerie di porto,

· 1.775 volontari in ferma ovvero in rafferma del Corpo delle Capitanerie di porto,

In più al fine di compensare il personale in formazione non impiegabile in attività operative stabilisce un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno nelle misure di seguito indicate:

· 200 unità nell'anno 2005;

· 235 unità negli anni 2006 e 2007;

· 5 unità in ciascuno degli anni dal 2008 al 2015.

Sotto tale segno la normativa sulla professionalizzazione delle Forze Armate prevede precisi fondi per l'attuazione del disposto normativo stesso (infatti, ai sensi dell'art. 81 della Costituzione Italiana, ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte).

Da tanto, si precisa che gli unici oneri e relativi fondi previsti dalla detta normativa per l'assunzione del personale da professionalizzare si rinvengono nella Tabella "A" di cui alla legge 331/00 e alle Tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04; ovverosia 500.000.000 euro per le FFAA e 70.000.000 per il ruolo truppa delle Capitanerie di porto.

Tanto a fronte di una spesa pari a 9.000.000.000, per mantenere il personale delle Forze armate (escluso il Corpo CP), e di 500.000.000 per quello del Corpo delle Capitanerie.

Per quanto sopra citato, risulta di tutta evidenza che le uniche assunzioni del ruolo ufficiali connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04 attengono i seguenti contingenti:

a) nell'anno 2005, 210 ufficiali;

b) negli anni dal 2006 al 2007, 120 ufficiali;

c) negli anni dal 2008 al 2020, 90 ufficiali.

Per le restanti assunzioni di ufficiali delle FFAA, invece, si utilizzano gli ordinari stanziamenti inscritti nei fondi strutturali del Dicastero della Difesa, che, logicamente nulla hanno a che fare con i fondi e quindi con le assunzioni di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04.

Per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie, invece, alcuna componente del ruolo ufficiali è legata alla formazione del personale da professionalizzare; infatti il reclutamento degli ufficiali del "Corpo" interviene grazie agli ordinari stanziamenti del Dicastero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Risulta, poi, del tutto inconferente con le assunzioni connesse con la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) l'inclusione, a partire dal 01.01.2006, delle dotazioni organiche del Ruolo Ufficiali delle FFAA nel decreto di cui all'art.2, c.3 del D.Lgs. 215/04.

Infatti la Legge 2 Dicembre 2004, n.299 (non già il D.lgs. 215/01) stabilisce da un lato, le dotazioni organiche del ruolo ufficiali, dall'altro, che il reclutamento del ruolo ufficiali è regolamentato secondo le disposizioni di cui all'art.60 e seg. del D.Lgs. 490/97, fino all'anno 2009, con ciò vanificando ogni tentativo di ricondurre in toto l'assunzione del personale del ruolo ufficiali delle FFAA o la determinazione organica dello stesso alla normativa sulla professionalizzazione di cui alla L.331/00, al D.Lgs. 215/01, e alla L. 226/04.

Ammesso e non concesso, poi, che la circostanza possa definirsi dirimente della connessione delle assunzioni del Ruolo Ufficiali delle FFAA con la normativa sulla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), comunque il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto ne sarebbe escluso, stante la mera considerazione che l'ultimo decreto sull'organica del detto ruolo datato 9.11.2004 risulta adottato ai sensi e per gli effetti del combinato del disposto normativo di cui all'art. 1 e 60 del D.Lgs. 490/97, attinente il "Riordino del reclutamento, dello stato giuridico e dell'avanzamento degli ufficiali, a norma dell'articolo 1, comma 97, della legge 23 dicembre 1996, n. 662", pertanto altra destinata normativa del tutto inconferente con la Professionalizzazione delle FFAA.

Né la normativa sulla professionalizzazione prevede alcunché per il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto; anzi a ben vedere la gestione del detto personale viene ex lege esclusa dallo stesso dettato normativo (cfr: art.3, c. 1, lett. a, L. 331/00, art. 1, c.1 D.Lgs. 215/01, art. 27, 28 L .226/04).

La prova di tanto si ha nel D.P.R. 6 settembre 2005, recante "autorizzazione ad assunzioni di personale nelle pubbliche amministrazioni, a norma dell'articolo 1, commi 95, 96 e 97 della legge 30 dicembre 2004, n. 311".

Infatti in tale anno aldilà delle 210 assunzioni di ufficiali delle FFAA connesse con la professionalizzazione si sono assunti circa 450 ufficiali delle FFAA, con i fondi per le assunzioni in deroga.

Se effettivamente fosse come sostenuto dalla Difesa, ovverosia che a far data dal 1.01.2006 tutte le assunzioni del ruolo ufficiali fossero connesse con la normativa di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ci si domanda come potrebbe mai essere che proprio la stessa normativa sulla professionalizzazione disponga per l'anno 2005 l'assunzione di personale che, secondo la Difesa, solo a far data dall'anno successivo avrebbe dovuto "rientrare" tra le assunzioni connesse con la professionalizzazione; ovvero anche, come sia stato possibile per il ruolo ufficiali delle FFAA attingere lo stesso anno (2005) tanto ai fondi sulla professionalizzazione tanto a quelli sulla stabilizzazione, se non in virtù di un "diversa" destinazione delle risorse!

Infatti, ammesso e non concesso – perchè è circostanza impossibile, né mai provata –, poi, che a partire dal 2006 le risorse già previste specificamente per la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), siano state utilizzate anche per l'assunzione del Ruolo Ufficiali delle FFAA, questo non dovrebbe significare che in quel momento le Forze armate sono state "sottratte al blocco delle assunzioni ed alla relativa deroga di cui al comma 96.

Si tratterebbe, come è evidente, di differenti risorse economiche, a cui le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) hanno avuto accesso alternativamente, in relazione alle proprie esigenze concrete ed alle concrete disponibilità dei relativi fondi, tutti in astratto accessibili.

Ma si ribadisce che la circostanza è del tutto irrealistica stante il fatto che le risorse messe a disposizione dalla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) hanno interessato il solo personale "non direttivo" delle FFAA, del quale notoriamente non fa parte il Ruolo Ufficiali; eccezion fatta per il personale assunto per la formazione, mai l'assunzione di alcun ufficiale delle Forze armate è stata garantita da alcun fondo sulla professionalizzazione, né è possibile riscontrare una simile affermazione nella normativa di che trattasi.

Ora, se già nel 2005, come del resto anche nel 2006 e addirittura nello stesso 2007 le FF.AA. sono state autorizzate ad accedere al detto fondo - per giunta proprio per le assunzioni che si vorrebbe far ricadere nella professionalizzazione, quelle che sarebbero dovute essere certamente escluse dal blocco e dal relativo fondo - non si vede per quale ragione le Forze armate non abbiano proceduto a richiedere l'autorizzazione all'accesso al fondo de quo anche per la richiesta di stabilizzazione dei propri "ufficiali precari", peraltro per far fronte a nuove ed autonome esigenze (quelle relative appunto alla stabilizzazione dei dipendenti precari), totalmente diverse, se non addirittura diametralmente opposte, a quelle sottese alla professionalizzazione.

Peraltro, si aggiunga sommessamente che, anche a voler escludere l'accesso delle FF.AA. all'originario fondo di cui al comma 96 della finanziaria 2005, si deve tener presente che, nel momento in cui la finanziaria 2007 ha scorporato il 20% del suddetto fondo, ha bloccato tale quota, mutandone la destinazione. In altri termini, quel 20% non fa più parte del fondo originario, ma costituisce un nuovo fondo, con una nuova destinazione, accessibile soltanto per finanziare le stabilizzazioni di cui al comma 519 della finanziaria 2007. Di conseguenza l'originaria destinazione del primo fondo (le assunzioni urgenti in deroga al blocco del turn over) diventa oggi del tutto irrilevante con riferimento a quel 20% che oggi costituisce un fondo nuovo, autonomo e diverso.

Con specifico riferimento agli Ufficiali, la "Difesa" afferma che le assunzioni a tempo indeterminato (rectius in S.P.E.) degli Ufficiali non potrebbero accedere al fondo di cui al comma 519, in quanto si tratterebbe di assunzioni "funzionali" alla riforma della professionalizzazione, che dunque andrebbero effettuate solo con i fondi propri della professionalizzazione, e non con i fondi del comma 519.

Tuttavia, neanche tale assunto pare condivisibile. Innanzi tutto lascia perplessi il fatto che le assunzioni a tempo indeterminato degli ufficiali delle FFAA possano essere considerate istituto giuridico connesso alla riforma della professionalizzazione, visto che già all'epoca dei fatti (1 gennaio 2007) la riforma era compiuta, in quanto legata alla contingenza dell'abolizione del servizio di leva e alla riduzione dell'organico delle FFAA a 190.000 unità, dunque fisiologicamente temporanea, pensata e realizzata per la "graduale sostituzione leva con militari di professione" (si vedano in tal senso le norme istitutive di tale riforma: legge 14 novembre 2000, n. 331, decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, legge 23 agosto 2004, n. 226).

Inoltre, anche a volere riscontrare tale rapporto funzionale, ciò non toglie che le stesse assunzioni possano essere considerate altrettanto necessarie (al pari degli omologhi colleghi dell'Arma dei Carabinieri) pure con riferimento alla stabilizzazione dei precari, e ciò proprio in base alla ratio sottesa al comma 519.

D'altronde, non bisogna dimenticare che il comma 519 disciplina non le assunzioni tout court, bensì solo quelle mirate, appunto, alla stabilizzazione dei precari. In altri termini, se l'Ufficiale "militare di professione" è pure precario, non si vede per quale ragione non possa accedere alla stabilizzazione ex art. 519.

Peraltro è solo il caso, brevemente di accennare che il c. 95, L. 311/04, non fa salve solamente le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ma pure quelle connesse con la professionalizzazione dell'Arma dei carabinieri di cui all'articolo 3, comma 70, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

Queste ultime assunzioni, in particolare, intervengono a completamento del programma di sostituzione dei carabinieri ausiliari (di cui all’art. 21 della legge 28 dicembre 2001, n.448 e dell’articolo 34, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289), che dispone che in relazione alla necessità di procedere alla progressiva sostituzione dei carabinieri ausiliari in deroga a quanto stabilito dall’articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, è attivato un arruolamento di contingenti annui di carabinieri in ferma quadriennale.

Il successivo c. 96 art. 1 della L. 311/04 ha disposto, in deroga al divieto di cui al comma 95, per le amministrazioni ivi previste, apposito fondo per le assunzioni che si rendessero necessarie per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, asservendo l'autorizzazione alle modalità di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni.

Ha, infine, statuito al c.96 che nell’ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all’assunzione di cui al comma 97 è prioritariamente considerata l’immissione in servizio, in particolare, del personale necessario per assicurare il rispetto degli impegni internazionali e il controllo dei confini dello Stato, e degli addetti alla difesa nazionale.

Con ciò, pertanto, da un lato, ha escluso l'accesso al fondo di che trattasi al ruolo truppa tanto delle tre FFAA quanto dell'Arma dei Carabinieri, in quanto dotati di specifico fondo per le assunzioni connesse con la professionalizzazione dello stesso ruolo; dall'altro, ha riservato al personale del Ruolo Ufficiali sia delle FFAA che dell'Arma il beneficio di cui al c. 96, art. 1, L. 311/04.

Invero la finanziaria 2007 ha voluto estendere le risorse destinate alla stabilizzazione scorporando, in aggiunta, anche una porzione del già citato fondo, distinto ed autonomo istituito proprio per la riforma della professionalizzazione.

Di conseguenza, l'accesso al fondo ex comma 96 non può essere precluso in modo generalizzato alle Forze armate, ma al contrario costituisce una risorsa finanziaria a cui anche le FF.AA. (ed in particolare il ruolo ufficiali) possono accedere.

Ciò è comprovato anche dal successivo comma 97, che prevede, proprio con riferimento alle suddette autorizzazioni in deroga al c.d. blocco del turn over, che sia "prioritariamente considerata l'immissione in servizio degli addetti a compiti di sicurezza pubblica e di difesa nazionale" - peraltro ripercorrendo quanto già disciplinato dal riportato comma 55, articolo 3, L. 350/03 -.

Nel merito è solo il caso di accennare l'evidenza della frase che coinvolge le FFAA, e non già i soli corpi di polizia ad ordinamento militare (Arma dei Carabinieri e corpo della Guardia di Finanza); infatti, qualora il legislatore avesse voluto intendere gli appartenenti alle sole forze di polizia (tanto ad ordinamento civile quanto militare), gli sarebbe bastato citare gli addetti a compiti di sicurezza pubblica; tutto ciò, come è noto, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 57 del C.P.P.

Il legislatore ha, comunque, messo a disposizione ulteriori risorse (di cui all'art. 1, c. 417, 419, L. 296/07); a fortiori nella circolare del 24 marzo 2007 del Ministro per le Riforme e le Innovazioni nelle Pubbliche amministrazioni, si legge che le amministrazioni pubbliche non citate espressamente nel comma 519, in quanto sottoposte a specifiche disposizioni in materia di assunzioni ... adeguano i propri ordinamenti a quanto previsto dal medesimo comma 519 in termini di requisiti e modalità di assunzione, tenendo conto delle relative peculiarità e nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio.

Di più si sottolinea che la procedura di cui alla stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, prevede altresì (cfr: c. 526, art.1, L. 296/06) che tale procedimento si debba necessariamente estendere ai successivi due anni (2008, 2009); in questo caso, però le assunzioni devono essere garantite dai fondi strutturali del singolo Dicastero, come testimoniato dallo stesso D.p.c.m. 06.08.2008, che ha stabilito le assunzioni a tempo indeterminato di che trattasi con i fondi del singolo Ministero; con ciò legittimando l'ultroneità di riferimento al fondo di cui all'art. 1, c. 96, L. 311/04.

In tal senso è solo il caso di ricordare quanto espresso nel parere del Capo Ufficio Legislativo del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, Avv. Danilo DEL GAIZO, datato 05.12.2006 si legge: "...per le assunzioni in deroga autorizzate sempre per l'anno 2007 è, infine, considerata prioritaria l'immissione in servizio, tra gli altri, degli addetti al personale della difesa nazionale.

martedì 31 marzo 2009

Ridicola Italia. Si riarma per affrontare la crisi


La scelta che il parlamento si appresta a fare in questa settimana, dando parere positivo alla prosecuzione del programma di costruzione dei 131 caccia bombardieri Jsf è un fatto di assoluta gravità. Si tratta di 14 miliardi di spesa in poco più di 15 anni per un velivolo d’attacco e capace di portare - se serve - anche degli ordigni atomici e che ci costerà un salasso. Più o meno ogni aereo vale l’equivalente di 400 asili nido o se si preferisce - vista l’attualità - l’indennità di disoccupazione (quella prevista dal governo) per 80 mila precari. Nonostante le lamentele dei mesi scorsi da parte dei vertici militari e di La Russa, i soldi per i programmi delle Forze Armate alla fine si trovano sempre. E a fronte di un limitato taglio del bilancio della Difesa nel 2009 (-5%) va ricordato che dal 2006 al 2008, gli aumenti avevano superato la soglia del +21%. Senza contare tutti i soldi extra-bilancio, tra cui i 14 miliardi dei 131 Jsf. È paradossale che si possano stanziare tutti questi soldi per un sistema d’arma che in molti dei paesi coinvolti viene valutato troppo costoso e molto discutibile dal punto di vista operativo (e incoerente con delle missioni di pace), mentre il governo non riesce a trovare le risorse necessarie per potenziare gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, indennità di disoccupazione, ecc.) per chi perde il posto di lavoro.

Le varie “caste” del nostro paese escono intoccate, o solo sfiorate, dalla crisi: banchieri, manager, grandi imprese, le forze armate, ecc. Anche nella crisi si fanno delle scelte che invece di essere guidate dal perseguimento dell’interesse generale, si fanno orientare da interessi corporativi o legati a piccoli e grandi privilegi. Qui, la «sicurezza nazionale» o la «funzionalità delle nostre Forze Armate» non c’entra niente: è solo un gioco di interessi convergenti (business dell’industria bellica nazionale, autoconservazione corporativa delle Forze Armate, difesa di uno status internazionale peraltro assai dubbio, ecc) a spingere il governo e il parlamento in una direzione completamente sbagliata. Quella del riarmo e dell’irresponsabilità sociale.

Tra l’altro i vertici della Difesa hanno calcolato la diminuzione delle esercitazioni e della manutenzione dei mezzi in base ai tagli apportati dalla finanziaria del 2009. In base a queste stime (tutte da verificare) l’Aeronautica potrà effettuare circa 30.000 ore di volo a fronte delle 90.000 previsionali del 2008. La situazione di manutenzione dei mezzi e dei sistemi d’arma complessi sarà ad un livello di efficienza: per l’anno 2009 al 45%-65 per cento; per gli anni 2010-2011 al 20%-30%; dall’anno 2012 prossimo allo zero. Allora che senso ha investire in stratosferici sistemi d’arma se poi non si ha la certezza di poterli fare volare perché mancano i fondi per il carburante o per i pezzi di ricambio?

Parlare poi del Jsf come di una occasione anticrisi è assolutamente fuori luogo. Per il ritorno occupazionale si parla infatti di un decimo rispetto alle previsioni, cioè 200 assunzioni a Cameri e 800 persone per l’indotto, senza avere poi quel passaggio di know how sperato. I 10 mila posti di lavoro promessi sono dunque un’autentica invenzione.

Il governo Berlusconi spende 13 miliardi di euro per 131 aerei da guerra. Alla faccia della crisi economica!


Entro il 16 aprile le commissioni Difesa di Camera e Senato dovranno esprimersi sul programma di riarmo aeronautico presentato dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, che prevede l'acquisto di 131 caccia-bombardieri da attacco F-35 Lightning II nell'arco dei prossimi diciotto anni. Spesa complessiva: oltre 13 miliardi di euro.

Saranno aerei che serviranno per la difesa del territorio italiano, almeno; invece no: il testo che il ministro La Russa ha sottoposto alle commissioni parlamentari enuncia chiaramente la destinazione d'impiego degli F-35 "nelle missioni internazionali a salvaguardia della pace" in virtù della loro "spiccata capacità di impiego fuori area".

Ovviamente l'acquisto viene venduto come un modo per combattere la crisi, per rimettere in moto l'economia, per far girare i soldi. 

Un riarmo contro la crisi. Secondo la Difesa, il super-bombardiere F-35 creerà almeno 10 mila posti di lavoro, genererà un forte sviluppo tecnologico dell'industria italiana e determinerà un incremento del Pil. Insomma, il riarmo come via d'uscita dalla crisi economica, come con la Grande Crisi degli anni '30 e con la Grande Depressione di fine '800. Peccato che in entrambi i casi questa strada abbia condotto a guerre mondiali. 

E se non dovessero mai venire usati -improbabile- risulteranno del tutto inutili. Forse questi 13 miliardi di euro di denaro pubblico -nostro- potrebbero essere investiti in qualcosa di più utile alla collettività. 

Chissà come mai per queste spese i soldi ci sono sempre, quando invece si tratta di darli a disoccupati, precari o persone bisognose, i soldi non ci sono mai...è sufficiente acquistarne uno in meno (130 anzichè 131). 

Io mi segno sull'agenda la data del 16 Aprile. Vediamo cosa decideranno le commissioni di Camera e Senato.

lunedì 23 marzo 2009

PROPOSTA DI LEGGE

“Controllo del territorio. Richiamo straordinario di personale che ha già prestato servizio nelle Forze Armate e di polizia”
Signor Presidente, onorevoli Colleghi!
La sicurezza pubblica si basa essenzialmente sul controllo sistematico del territorio, che in nessuna sua parte deve essere ceduto alla criminalità. 
L’Italia è l’unico paese in Europa a possedere una forza di polizia capillarmente distribuita su tutto il territorio nazionale. L’Arma dei carabinieri ha una organizzazione territoriale con circa 4.700 comandi di stazione, presenti in quasi tutti i Comuni, che però per circa la metà, a causa di carenza di personale, funzionano con orario ridotto. 
Per cui, pur sostenendosi spese considerevoli per il pagamento del canone di affitto, della luce, del gas e del riscaldamento, questi preziosi presidi territoriali, che hanno fatto la storia d’Italia, non espletano il loro insostituibile compito di vigilare sistematicamente il territorio. 
Si è preferito di recente ricorrere a soluzioni suppletive, come l’affidamento a cittadini di compiti di sicurezza pubblica, che invece debbono rimanere di esclusiva pertinenza delle forze di polizia dello Stato.
Con la sospensione del servizio di leva obbligatorio e la professionalizzazione delle forze armate, negli ultimi anni si è fatto ricorso al reclutamento di personale a tempo determinato. Per cui, gradualmente, sono stati arruolati e posti in congedo oltre 30.000 giovani, che, pur avendo acquisito notevoli esperienze e capacità, per aver operato in diversi situazioni di impiego, anche all’estero, si trovano oggi in una forma di sottoccupazione se non di disoccupazione. 
Per restituire alle stazioni carabinieri il funzionamento a orario pieno, occorre richiamare in servizio personale, che ha già operato nelle forze armate e di polizia, per un periodo minimo di quattro anni, prorogabili in relazione alle esigenze operative dell’Arma sul controllo del territorio.
Il personale da richiamare non deve aver demeritato.  

Articolo 1

1. Per restituire piena funzionalità operativa alle stazioni carabinieri, si procede al richiamo straordinario di personale che ha già prestato servizio, senza demerito, nelle forze armate e di polizia.
2. Il richiamo ha una durata di anni quattro, prorogabili a seconda delle esigenze operative dell’Arma nel controllo del territorio.
3. Il personale richiamato non deve aver superato gli anni 45, al momento del richiamo.  


P.S.: i nostri soci, iscritti e simpatizzanti sono pregati di farci avere in tempi celeri proposte di modifiche al provvedimento di legge, che sarà presentato in Parlamento, tramite il Sottosegretario alla Difesa, on. Crosetto.
 
Antonio Pappalardo

antoniopappalardo46@libero .it

venerdì 20 marzo 2009

Incontro con il Sottosegretario alla Difesa, on. Crosetto

Il 18 marzo corrente, l’on Crosetto, Sottosegretario alla Difesa, ha ricevuto a Palazzo Esercito, una delegazione del SUPU, composta dal Presidente, On. Gen. Antonio Pappalardo e dall’Ing. Curcio, Presidente dell’Associazione Genitore dei Precari militari.
Il Gen. Pappalardo ha fatto presente al Sottosegretario che è davvero paradossale che nelle Forze Armate sia potuta crescere la malapianta del precariato, che mette a rischio compattezza e spirito di corpo nel mondo militare.
Appare necessario provvedere a stabilizzare tutto il personale precario nelle forme ritenute più opportune, atteso che saranno sempre più numerose le esigenze di sicurezza ed ordine pubblico in Italia e in Europa.
L’ing. Curcio ha rappresentato la sofferenza dei precari costretti in età adulta a vivere senza un lavoro, anche con familiari a carico.
Il Sottosegretario ha condiviso in toto quanto prospettato. Ha riferito che ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri un progetto di riassorbimento graduale del personale precario nelle varie attività di sicurezza e di difesa del territorio.
Il Gen. Pappalardo ha chiesto l’istituzione di un tavolo di lavoro per definire nel dettaglio le esigenze dei precari militari, che oggi hanno raggiunto il numero di 30.000 unita.

Gen. A. Pappalardo - Presidente SUPU

mercoledì 18 marzo 2009

COMUNICATO STAMPA: Militari nelle città

(Roma fs)
Girolamo Foti (Delegato nazionale del co.ce.r Esercito) dichiara in merito alle recenti dichiarazioni del Premier Silivio Berlusconi che annunciava l'intervento di 30.000 mila militari nelle città in supporto alle forze di polizia e del Leader dell'opposizione Veltroni che dichiara che sarebbe più utile finanziare le spese e gli straordinari per la sicurezza ed assumere nuovi poliziotti quanto segue: il premier sicuramente con forte spirito patriottico e dimostrando attaccamento al nostro Esercito, ha dichiarato, magari a caldo, che ci vorrebbero circa 30 mila militari per garantire la sicurezza nel paese. Ma in realtà bisogna ricordare all'attuale del governo che ha tagliato circa il 40% dei fondi alla Difesa ed anche al comparto sicurezza creando notevoli problemi in ambito operativo. Ovviamente gli operatori della difesa e della sicurezza ancora oggi aspettano da questo governo sostanziali aumenti per quanto riguarda gli stipendi (infatti un militare di truppa in servizio permanente si ritrova con una busta paga alle soglie della povertà).
Per quel che concerne l'opposizione il leader Veltroni non dovrebbe ricordarsi degli adeguamenti economici solo dei poliziotti ma dovrebbe tenere in considerazione anche i nostri soldati super impegnati al servizio del paese in Italia e nel mondo.
Infine, a mio parere, si potrebbe risolvere il problema dell'impiego della sicurezza, facendo rientrare in patria tutti i carabinieri, che si trovano in ambasciate e in teatri operativi e costituire, per le missioni all'estero e le guardie nelle ambasciate, una militar police come fanno in tutti i paesi industrializzati del mondo. Dunque ognuno dovrebbe fare il suo lavoro, (cosi come ha detto un delegato cocer attraverso un noto quotidiano italiano) ognuno dovrebbe recuperare personale, e sopratutto per gli arruolamenti nelle forze di polizia si potrebbero arruolare i nostri precari nelle Forze Armate, che sono dei veri e propri professionisti , sono stati formati ai massimi livelli di operatività. Così, non solo, si risolverebbe il problema del rischio che questi giovani dopo aver servito la patria rischiano di finire a casa ma allo stesso tempo le forze di polizia avrebbero del personale altamente professionale.
Insomma mi colpisce di più l'indifferenza dell'opposizione ai nostri militari delle forze armate, che gli annunci fatti a caldo dal premier a poche ore del disgustoso episodio di Guidonia .

Roma 28 gennaio 2009 - Girolamo Foti

DIFESA: TAGLI, A RISCHIO 23MILA VOLONTARI 'IL MESSAGGERO', RIDUZIONE BILANCIO POTREBBE PROVOCARE 'ESODO'

ROMA (16 marzo) - Ventitremila militari corrono il rischio (altissimo) di deporre le armi e tornarsene a casa. Tutti insieme, in un colpo solo. Se non interviene in extremis qualche fatto a scongiurare l’evento, stiamo per assistere al più grande esodo forzato di militari dei tempi moderni. 
I volontari. L’“esodo” riguarderebbe i volontari di truppa, quelli che oggi costituiscono il nerbo delle missioni all’estero del nostro Paese (e che sono gli stessi che pattugliano le nostre città e che sono stati impegnati per l’emergenza rifiuti in Campania). Dall’Afghanistan al Libano, dall’Iraq (ieri) all’Albania (l’altroieri), dai Balcani fino alle altre zone calde del mondo, i volontari di truppa sono (e sono stati) ovunque; ovunque lavorando sodo e rischiando la vita. Rimettendocela pure, talvolta. A costoro, tutti di età tra i 25 e i 30 anni, in parte sposati e con prole, lo Stato sta per dare il benservito. Grazie tante e alla prossima. Anzi no, niente prossima perché non potrà più esserci una prossima volta.
I tagli. La ragione di tanta ingratitudine risiede nella continua riduzione del bilancio della Difesa. I tagli sono cominciati con la Finanziaria del 2007 (risorse abbattute del 18%), sono leggermente diminuiti nel 2008 e hanno ripreso quota nel 2009 (nell’anno in corso c’è un ulteriore taglio del 7%). Ma lo spauracchio è la previsione per il 2010, che parla di un abbattimento di risorse del 40%! Con metà dei soldi a disposizione, la sola via d’uscita è la riduzione dell’organico. Oggi le Forze armate italiane si sono date un modello “snello” che prevede 190.000 militari a regime, ma purtroppo questi numeri non bastano già più. Bisogna dimagrire ancora e arrivare a uno strumento di 140.000 uomini. Almeno questo è ciò che è scritto nella “Nota preliminare relativa allo stato di previsione di spesa per l’esercizio finanziario del 2009”. Dei 140.000 uomini, solo 41.000 sarebbero i volontari in servizio permanente. Dunque, i conti son presto fatti: oggi abbiamo circa 39.000 volontari “di carriera”, per arrivare a 41.000 ne mancano duemila. Questi duemila li andremo a prendere nel serbatoio dei nostri VFP4 (Volontari in ferma prefissata, sono circa 17.000) e dei loro “fratelli maggiori”, i cosiddetti Volontari in ferma breve (che sono quasi 8.000). Diciassettemila più ottomila fa venticinquemila. Meno duemila, fa ventitremila, che è giusto la cifra in esubero.

La soluzione. Che cosa deve succedere per scongiurare questa situazione? Che cosa dovrà accadere perché non siano licenziati in tronco 23.000 giovani che hanno servito la Patria? Si sa che è al lavoro una speciale commissione incaricata di rivedere i compiti delle Forze armate e di ridefinirne le risorse. E’ questa commissione che ha il compito di estrarre giocoforza il coniglio dal cilindro. Dice il generale Domenico Rossi, presidente del Cocer Interforze: «Mi aspetto che la commissione preveda specifiche norme di tutela del personale, se i livelli di bilancio non dovessero consentire l’immissione di personale nel servizio permanente».

Le promesse. Anche perché, a questi ragazzi e ragazze, lo Stato ne aveva fatte di promesse, eccome! Era stato loro giurato che, a fine ferma, non sarebbero assolutamente rimasti disoccupati. Era stato detto che sarebbero state create per loro delle “corsie preferenziali” per entrare negli organici delle Forze dell’Ordine. Quanti ex volontari sono entrati negli ultimi anni in Polizia, nei Vigili urbani, nei Vigili del fuoco, nel Corpo forestale? Alcune fonti asseriscono che il loro numero è esiguo. Nicola Tanzi, segretario del Sap (sindacato di Polizia) rivela che «in Polizia c’è qualche migliaio di ex volontari giudicati idonei ma ancora non ammessi. E sì che noi poliziotti siamo sotto organico di 21.000 unità».

Le testimonianze. Un volontario di 28 anni, calabrese, che vuole mantenere l’anonimato, dice: «Io ho lasciato l’Università e mi sono arruolato nel 2002 perché mi piaceva. Per legge mi spettano altre due rafferme biennali, ma poi che farò? Nove anni di precariato, una certa professionalità acquisita e poi... puff, più nulla». Un’altra volontaria, 25 anni, pugliese, anch’essa anonima, si chiede: «Che farò da grande? Non lo so. E come non lo so io non lo sanno nemmeno molti miei colleghi, che hanno 30 anni e hanno dei figli. Andremo tutti in mezzo alla strada, noi che abbiamo rischiato la vita in prima linea?». Non è un caso che questi due ragazzi siano entrambi del Sud. Perché il 90 per cento dei Volontari di truppa è del Sud. E se tornassero tutti insieme a casa, da disoccupati, non ci sarebbero “ammortizzatori sociali” in grado di attutirne la caduta, da Roma in giù. A parte, forse, la criminalità organizzata, alla quale tanti ragazzi così ben addestrati potrebbero fare gola.

venerdì 13 marzo 2009

Presentato il programma televisivo ''Stelle d'Italia''


Presso il Circolo Ufficiali di Palazzo Barberini, Lucia Leonessi, ideatrice e conduttrice del programma, ha presentato "Stelle d'Italia", la trasmissione in 14 puntate che prenderà il via oggi, venerdì 13 marzo su Odeon Tv, alle ore 22:00.

La trasmissione televisiva nasce da una collaborazione fra l’emittente televisiva e lo Stato Maggiore della Difesa. Sotto i riflettori delle telecamere, le storie di ufficiali, sottufficiali e soldati delle Forze Armate.
L’Esercito, la Marina, l’Aeronautica e l’Arma dei Carabinieri saranno quindi raccontati attraverso le voci dei protagonisti e il loro lavoro quotidiano, sia in Italia che nelle missioni all’estero.
La trasmissione dell'emittente di Raimondo Lagostena Bassi sarà solo il primo passo della promozione mediatica della Difesa, in attesa di un canale monotematico che dovrebbe aprire a breve su Sky, con il nome "SD: Sicurezza e Difesa".
Qui il comunicato stampa ufficiale. Qui il video di presentazione.
Forza ragazzi, facciamoci sentire anche noi. Di seguito i contatti per tempestarli di lettere, telefonate, fax ed e-mail.
Contatti Odeon Tv:
PROFIT GROUP S.p.A., VIA MAMBRETTI, 9 - 20157 - MILANO
Tele Reporter:
Tel. 02.935151 - Fax 02.33200514
E-mail: info@profit-group.com
Tutte le emittenti Odeon regione per regione per seguire le puntate.

lunedì 9 marzo 2009

PARTE IL "CENSIMENTO" DEI PRECARI BRUNETTA: «NE VEDREMO DELLE BELLE»

Dopo i fannulloni, il ministro Renato Brunetta mette nel mirino i precari. E annuncia che da oggi, in tutte le pubbliche amministrazioni, partirà un “censimento”. «Voglio sapere chi sono, come sono stati assunti, da quanto tempo» ha spiegato il ministro della Pubblica amministrazione ai microfoni di Radio Rtl commentando: «Ne vedremo delle belle. Vedremo quanto sono stati assunti su spinta clientelare o su spinta sindacale. Poi pubblicherò tutto». 
Proprio sui precari, però, insiste il leader del Pd, Dario Franceschini, che ha chiesto al governo una «moratoria di un anno» dei licenziamenti dei precari della pubblica amministrazione. «Un blocco per un anno, cioè per tutta la crisi, del licenziamento dei precari pubblici - ha precisato Franceschini - Sono 100 mila persone che lavorano nella sanità, nella scuola, nell'assistenza». 
«I dipendenti pubblici in Italia - ha spiegato Brunetta - sono oltre 3,6 milioni, negli anni si è bloccato il turn over e si è ricorso agli atipici. Adesso si vorrebbero trasformare tutti in contratti a tempo indeterminato, ma trasformando tutti in cavalieri, senza un concorso o una selezione quanto si risparmia? Un po’ di rischio - ha concluso - fa bene alla produttività ma bisogna anche evitare che l'atipico rimanga tale per tutta la vita».

giovedì 5 marzo 2009

«E ora chi ha assunto precari a go-go dovrà fornirci un ampio rendiconto»

L’Italia della crisi è un Paese che crede all’esistenza del mastino dei Baskerville, che rischia di abbandonarsi alla paura di un mostro infernale pronto a sbranare chiunque. Nei romanzi di sir Arthur Conan Doyle toccava a Sherlock Holmes impersonare il raziocinio in un mondo disordinato. Ieri questa sorte è toccata al ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.
Le indiscrezioni relative all’emanazione di un decreto legge sul pubblico impiego finalizzato, tra le altre cose, a bloccare la stabilizzazione selvaggia dei precari hanno scatenato un putiferio nell’universo sindacale e politico. Ovviamente di sinistra. La Cgil ieri ha sfornato dati angoscianti: 420mila precari a rischio nelle amministrazioni pubbliche ai quali si sarebbe potuto aggiungere un campione di 100mila unità considerando anche stagisti e tirocinanti.
L’opposizione ha soffiato sul fuoco. «Bisogna bloccare subito l’uscita dei precari di scuola e pubblica amministrazione», ha tuonato il segretario del Pd, Dario Franceschini, alla disperata rincorsa di Italia dei Valori e sinistra radicale per rimpinguare un bacino elettorale che i sondaggi indicano in costante decrescita. Se l’argomento non fosse di per sé delicato e serio, si potrebbe descrivere la vicenda con toni comici per il fatto che ogni dichiarazione è stata corredata delle cifre più disparate. Se per la Cgil la platea a rischio era di circa mezzo milione di lavoratori, per la democratica Madia i precari in bilico erano 200mila, ma salivano a 400mila per l’Udc Cesa. Per porre fine al caos nel tardo pomeriggio di ieri è stato Brunetta in persona a convocare una conferenza stampa per mettere i puntini sulle «i» e, soprattutto, per annunciare un provvedimento senza precedenti: il primo monitoraggio per via amministrativa degli organici della Pa sia a livello centrale che periferico.
Il ministro però non si è risparmiato una boutade. «Se i numeri della Cgil sono simili a quelli della partecipazione agli scioperi, allora siamo tranquilli», ha detto tirando anche una stoccata ai colleghi parlamentari. «Chi dice 100-200-400mila precari, si inventa i numeri», ha aggiunto ricordando che l’analogo provvedimento preso per gli enti di ricerca ha fatto emergere solo meno di 2mila figure nonostante i sindacati profetizzassero sciagure per 50mila persone. Brunetta ha infatti lasciato trasparire come le recenti polemiche nascondessero l’intento di minarne il ruolo istituzionale. «Trovo ignobile e irresponsabile la speculazione che si è fatta in questi giorni così come è ignobile e irresponsabile chi ha fatto uscire voci false di un decreto che non è all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri», ha precisato.
L’affondo di Brunetta, però, è stato preceduto da una ricostruzione delle norme riguardanti il precariato nella Pa. Le Finanziarie 2007 e 2008 del governo Prodi hanno solamente prorogato i contratti a termine non essendoci risorse per le assunzioni. Una circolare dell’ex ministro Nicolais, ha esteso fino al 31 dicembre 2009 la durata dei contratti in attesa di una precisa regolamentazione. Il ddl Brunetta collegato alla manovra triennale, che prevedeva un censimento degli atipici, è ancora in attesa di approvazione al Senato.
Per frenare le «speculazioni irresponsabili», il colpo di scena. Da lunedì partirà per via amministrativa il monitoraggio della Pa. Agli enti sarà inviata una lettera e una semplice griglia con sei voci dalle quali si potrà comprendere la situazione finanziaria dell’ente, la pianta organica, come sono stati assunti i precari e quanti hanno titolo alla stabilizzazione senza ledere i diritti dei vincitori di concorso. «Ne vedremo delle belle», ha promesso Brunetta aggiungendo che coloro che non risponderanno saranno esclusi dalla regolarizzazione. «Penso di concludere tutto entro gli inizi di aprile», ha annunciato. E ci sarà totale trasparenza: i dati saranno pubblicati online e governo, Parlamento e sindacati ne saranno informati. Una volta concluso l’iter, bisognerà indire i concorsi per stabilizzare i precari che hanno diritto all’assunzione. Si potrà vedere «per filo e per segno chi ha assunto chi, come e se lo poteva permettere». Insomma, chi ha infornato come precari «a chiamata» parenti, amici e raccomandati dovrà renderne conto. In fondo, il mastino dei Baskerville non è mai esistito.

Precari, nessun decreto per bloccare la stabilizzazione

Solo così si potrà sapere esattamente quanti sono e soprattutto chi ha i requisiti per essere assunto. Lo ha assicurato il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, che ha escluso categoricamente che l'esecutivo abbia intenzione di varare al prossimo consiglio dei ministri un decreto per bloccare la stabilizzazione degli atipici. Il monitoraggio, già previsto nel ddl lavoro ancora all'esame del Parlamento, sarà quindi anticipato alla prossima settimana per mettere ordine su un argomento sul quale, ha detto il ministro, «è in atto una ignobile e irresponsabile speculazione». L'obiettivo è quello di avere un quadro preciso di «tutte le tipologie dei contratti a tempo determinato vigenti e le relative modalità di assunzione adottate dalle singole amministrazioni, nonchè del numero di vincitori di concorso in attesa di assunzione». Le amministrazioni comunicheranno al Dipartimento della funzione pubblica tali dati «ed entro il mese di maggio - ha proseguito Brunetta - il dipartimento della Funzione pubblica emanerà un decreto che stabilirà le regole per una eventuale prosecuzione dei contratti fino all'espletamento delle procedure concorsuali previste dalla stessa norma». Insomma, niente stop alla stabilizzazione dei precari pubblici.

Brunetta, lunedi' monitoraggio su precari P.A.

ROMA - "Non so perché è in atto una ignobile e irresponsabile speculazione sulla testa dei lavoratori precari della pubblica amministrazione", che "nessuno sa ad oggi quanti sono". Lo ha detto il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, annunciando l'avvio da lunedì di un monitoraggio "capillare", anticipando quanto già previsto nel ddl 1167, già approvato dalla Camera e predisponendo norme attraverso cui i precari verranno stabilizzati tramite concorso. I concorsi - ha affermato Brunetta, nel corso di una conferenza stampa - "si possono realizzare nell'arco di un anno. Non ho alcun problema a prorogare i contratti per quelli atipici che possono sostenere il concorso". Tale norma, ha proseguito Brunetta, "prevede per il primo luglio 2009 l'abrogazione delle norme sulla stabilizzazione. Ciò al fine di avviare un monitoraggio capillare su tutte le tipologie dei contratti a tempo determinato vigenti e le relative modalità di assunzione adottate dalle singole amministrazioni, nonché il numero di vincitori di concorso in attesa di assunzione". Le amministrazioni comunicheranno al Dipartimento della funzione pubblica tali dati "ed entro il mese di maggio il ministro Brunetta, di concerto con il ministro Tremonti, sentiti i ministri interessati, emanerà un decreto che stabilirà le regole per una eventuale prosecuzione dei contratti fino all'espletamento delle procedure concorsuali previste dalla stessa norma".
La norma ribadisce, ha sottolineato Brunetta ''il principio costituzionale del concorso pubblico per accedere alla Pubblica amministrazione e garantisce un percorso a coloro che hanno avuto un rapporto di lavoro con l'amministrazione''. Con il monitoraggio ''finalmente si mira a far luce sui dati effettivi del fenomeno del precariato della Pa al fine di adottare le misure appropriate per risolvere il problema senza scavalcare i principi costituzionali e i diritti di coloro, tantissimi, che regolarmente hanno vinto un concorso pubblico e ancora attendono di essere assunti''. Il ministro ha inoltre ricordato che il metodo previsto dal disegno di legge e' gia' stato adottato per gli enti di ricerca ''scoprendo che il numero dei precari non raggiungeva le 2 mila unita'''.

martedì 3 marzo 2009

RONDE, COCER MARINA MILITARE: "LASCIAMOLE ALLE ROMANTICHE CANZONI DEL PASSATO"

Roma, 3 mar - "Lasciamo le ronde alle romantiche canzoni del passato, ai ricordi dei vecchi militari che annualmente si radunano e ricordiamo che spetta al personale in divisa il compito di tutelare il cittadino. non possiamo, pero’, sottacere che oggi il lavoro di chi tutela l’ordine pubblico e’ di fatto un lavoro reso vano, paragonabile ad una lavandaia che va al ruscello con un cola pasta; perche’ e’ noto che chi delinque e viene arrestato, entra in carcere la sera dalla porta di servizio ed esce il mattino dalla porta principale. noi militari non vogliamo entrare nella querelle politica. se servono tutori istituzionali dell’ordine pubblico, vogliamo ancora una volta ricordare che la marina militare ha dovuto licenziare almeno 3000 precari che per anni hanno servito con dedizione il loro paese. veri e propri tutori della sicurezza, di sicura affidabilita’ e dedizione allo stato di diritto, pronti a tutelare in maniera concreta i cittadini. questi militari si sono visti sottrarre risorse a loro destinate con la finanziaria 2008.
quale migliore occasione per assumerli subito?" 

IL PRESIDENTE COCER MARINA MILITARE 

CF Alessio ANSELMI