“Ci sarà l'alba di un nuovo giorno anche per noi. Un'alba in cui ci sentiremo di nuovo bene e capiremo di non aver sbagliato percorso. Un'alba in cui ci sentiremo orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare. Un'alba che arriverà anche grazie a chi, quando staremo per cadere, ci porgerà la mano. E anche grazie a chi non lo farà” (Braveheart)

"Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall'ansia, come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce le sue sconfitte e i suoi errori alla crisi, violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni. La vera crisi è la crisi dell'incompetenza. Lo sbaglio delle persone e dei paesi è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono i meriti. E' nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza. Parlare di crisi è creare movimento; adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo. Invece di questo, lavoriamo duro! L'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla" (Albert Einstein 1879-1955)
Questo Blog nasce con il preciso intento di far sentire la propria voce ed esprimere il proprio pensiero liberamente e democraticamente.

...la flessibilità è una caratteristica meritevole, la precarietà è uno stato di sofferenza...
"Esorto tutti ad una presa di coscienza, esorto tutti a non subire un trattamento ignomignoso. Invito tutti a non subire gli eventi ma partecipare agli stessi. Bisogna portare ogni vicenda, ogni torto, ogni intento dilatorio dinanzi alle sedi giudiziarie ed in tutti i gradi del giudizio. Bisogna essere uniti e partecipi."
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STABILIZZAZIONE DEL RUOLO UFFICIALI DELLE FORZE ARMATE

La Comunità Europea con Direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, ha stabilito il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutti i lavoratori a tempo determinato del settore privato e pubblico (tanto per chi soggiace a diritto pubblico quanto per chi viene sottoposto a diritto privato) una volta che venissero maturati determinati requisiti.

L’ITALIA, in applicazione della riportata Direttiva 1999/70/CE ha emanato il Decreto Legislativo 6 settembre 2001, n. 368, che garantisce, tra le altre cose, il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato a tutti i dipendenti a tempo determinato, una volta che vengano superati i trentasei mesi di servizio con proroga.

Le sentenze della Corte di Giustizia Europea Ruoli C-212/04, C-53/04, C-180/04, tra luglio e settembre 2006, hanno ribadito il diritto alla trasformazione del rapporto a tempo indeterminato per tutta la compagine dei dipendenti pubblici (confermando il contenuto di cui alla Direttiva 1999/70/CE), ovvero anche il diritto al risarcimento per equivalente.

Di conseguenza, lo Stato Italiano, in deroga all’art.36, c.5, D.Lgs. n.165/01, il 27.12.2006, con Legge 296/06 (Finanziaria 2007) ha disposto (art. 1 cc.417, 420, 519, 523, 526), la stabilizzazione (id est: trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato, a tempo indeterminato) di tutto il personale della Pubblica Amministrazione assunto a tempo determinato per un periodo superiore ai 36 mesi, a partire da quello in servizio al 01.01.2007; infatti sarebbe risultato eccessivamente oneroso per le finanze statali procedere alla concessione di un immediato “risarcimento per equivalente” a tutto il personale in possesso del citato requisito.

La “Stabilizzazione” è semplicemente una sanatoria, conseguente a contingenti decisioni prese in ambito europeo.

Per inciso, durante l'anno 2009, il Sig. Y. G., un ufficiale ausiliario del Corpo delle Capitanerie di porto (congedato durante l’anno 2007), è stato stabilizzato nella P.A. proprio in virtù del triennio di servizio maturato nel Corpo delle Capitanerie di porto

Si vuole infatti precisare che il comma 519, articolo unico della legge finanziaria 2007, ha disposto una procedura di assunzione straordinaria di personale della Pubblica Amministrazione, parallela, anche se diversa, a quella relativa alle ordinarie assunzioni.

Secondo la "Difesa" il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la stabilizzazione del personale del pubblico impiego in ragione del 20% del fondo di cui al comma 96, art.3, Legge n. 311/04.

Il riportato "fondo" afferisce la disponibilità nei riguardi delle assunzioni in deroga al c.d. blocco del "turn over" stabilito con il comma 95, art. 3, Legge n. 311/04.

Tale divieto generalizzato di assunzioni di personale a tempo indeterminato imposto alle pubbliche amministrazioni per il triennio 2005-2007 dal comma 95 dell'articolo unico della finanziaria 2005 (legge 30 dicembre 2004, n. 311), non riguarderebbe il personale dipendente delle Forze armate, e ciò in quanto la detta norma precisa che sono fatte salve le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui alla legge 14 novembre 2000, n. 331, al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ed alla legge 23 agosto 2004, n. 226.

Conseguentemente, le Forze Armate non potrebbero accedere allo speciale fondo, istituito dal successivo comma 96 per finanziare, in deroga al divieto di cui al suddetto comma 95, quelle assunzioni che si rendessero necessarie per fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza ed urgenza; pertanto i dipendenti precari delle Forze Armate non potrebbero beneficiare delle stabilizzazioni di cui al comma 519 dell'articolo unico della finanziaria 2007 (L. n. 296/2006), in quanto tale disposizione, per istituire il necessario nuovo fondo per finanziare tali stabilizzazioni, scorpora il 20% del fondo di cui al citato comma 96 della finanziaria 2005.

A ben guardare, il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la c.d. stabilizzazione del personale del pubblico impiego statuendo apposito fondo, corrispondente ad una quota (20%) delle risorse di cui al precedente comma 513, e non già al c. 96, art. 3, L. 311/04 tout court; in particolare, si sottolinea che il comma 513 rifinanzia il fondo di cui al c. 96.

Ma già il comma 96 art.3, L.311/04 consisteva in un rifinanziamento del precedente fondo c.d. "in deroga al blocco delle assunzioni" stabilito dall'art. 3, comma 54, della legge n. 350 del 2003.

Il comma 55 della sessa legge stabiliva, poi, che le deroghe di cui al precedente comma – quindi le richieste di assunzione in deroga al "blocco" - erano autorizzate secondo la procedura di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni; e che nell’ambito delle procedure di autorizzazione delle assunzioni è prioritariamente considerata l’immissione in servizio degli addetti a compiti connessi alla sicurezza pubblica, al rispetto degli impegni internazionali, alla difesa nazionale, al soccorso tecnico urgente, alla prevenzione e vigilanza antincendi e alla protezione civile; con ciò autorizzando anche le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) all'accesso al fondo di che trattasi, come infatti è avvenuto.

A fortiori si sottolinea che in tutti i provvedimenti di Autorizzazione all'assunzione del personale nelle pubbliche amministrazioni in deroga al c.d. "blocco", per gli anni 2004-5-6 e proprio per lo stesso anno di riferimento della stabilizzazione – 2007 - (cfr: D.P.R. 25 agosto 2004, D.P.R. 6 settembre 2005, D.P.R. 28 aprile 2006, D.P.R. 29 novembre 2007), è previsto il beneficio di una parte del fondo di che trattasi in favore del personale delle FFAA.

Nonostante tanto, la "Difesa", in maniera alquanto contraddittoria, sostiene le FFAA essere sottratte al beneficio di cui alla spartizione del fondo in parola.

Invero le Forze Armate, non sono esonerate in toto dal suddetto blocco generalizzato delle assunzioni, né, di conseguenza, ad esse è precluso l'accesso al fondo di cui al comma 96 art. 1 L. 311/04.


Assunzioni connesse con la professionalizzazione

La norma infatti non fa salve tutte le assunzioni delle Forze armate, ma soltanto quelle finanziate dalla legge 14 novembre 2000, n. 331, dal decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e dalla legge 23 agosto 2004, n. 226, ovverosia:

· per quel che attiene le FFAA, le assunzioni relative ai ruoli non direttivi e quelle del personale destinato all'inquadramento, alla formazione ed all'addestramento dell'organico da professionalizzare;

· per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie di porto, le sole assunzioni delle categorie del ruolo truppa;

tanto, a mente della L. 331/00 e dell'art. 23, c. 3, e dell'art. 28, c. 1, L. 226/04, (come, peraltro confermato dallo stesso D.P.R.6 settembre 2005).

Infatti, la normativa relativa alla professionalizzazione di cui alla Legge 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04, prevede (in coerenza con gli oneri di cui alla tabella "A" della L. 331/00, e a decorrere dall'anno 2007, dalle tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04), per quel che attiene le Forze Armate (ad esclusione del corpo delle Capitanerie di porto):

· l'aumento di 10.450 unità del ruolo dei volontari di truppa in servizio permanente,

· il reclutamento di 30.506 volontari del medesimo ruolo in ferma prefissata,

· il mantenimento in servizio di circa 31.500 volontari di truppa in ferma breve,

Di più stabilisce che al fine di compensare il personale in formazione è computato un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· 4.021 unità nell'anno 2005;

· 821 unità, in ciascuno degli anni dal 2006 al 2011;

· 749 unità, in ciascuno degli anni dal 2012 al 2020.

Infine dispone, al fine di inquadrare, formare e addestrare i volontari in ferma prefissata di un anno, un contingente di personale militare determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· nell'anno 2005: 210 ufficiali, 350 marescialli, 350 sergenti, 1.743 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2006 al 2007: 120 ufficiali, 200 marescialli, 200 sergenti, 996 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2008 al 2020: 90 ufficiali, 150 marescialli, 150 sergenti, 747 volontari in servizio permanente.

Per quel che riguarda il Corpo delle Capitanerei di porto l'assunzione ed il mantenimento in servizio di:

· 3.500 volontari di truppa in servizio permanente del Corpo delle Capitanerie di porto,

· 1.775 volontari in ferma ovvero in rafferma del Corpo delle Capitanerie di porto,

In più al fine di compensare il personale in formazione non impiegabile in attività operative stabilisce un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno nelle misure di seguito indicate:

· 200 unità nell'anno 2005;

· 235 unità negli anni 2006 e 2007;

· 5 unità in ciascuno degli anni dal 2008 al 2015.

Sotto tale segno la normativa sulla professionalizzazione delle Forze Armate prevede precisi fondi per l'attuazione del disposto normativo stesso (infatti, ai sensi dell'art. 81 della Costituzione Italiana, ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte).

Da tanto, si precisa che gli unici oneri e relativi fondi previsti dalla detta normativa per l'assunzione del personale da professionalizzare si rinvengono nella Tabella "A" di cui alla legge 331/00 e alle Tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04; ovverosia 500.000.000 euro per le FFAA e 70.000.000 per il ruolo truppa delle Capitanerie di porto.

Tanto a fronte di una spesa pari a 9.000.000.000, per mantenere il personale delle Forze armate (escluso il Corpo CP), e di 500.000.000 per quello del Corpo delle Capitanerie.

Per quanto sopra citato, risulta di tutta evidenza che le uniche assunzioni del ruolo ufficiali connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04 attengono i seguenti contingenti:

a) nell'anno 2005, 210 ufficiali;

b) negli anni dal 2006 al 2007, 120 ufficiali;

c) negli anni dal 2008 al 2020, 90 ufficiali.

Per le restanti assunzioni di ufficiali delle FFAA, invece, si utilizzano gli ordinari stanziamenti inscritti nei fondi strutturali del Dicastero della Difesa, che, logicamente nulla hanno a che fare con i fondi e quindi con le assunzioni di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04.

Per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie, invece, alcuna componente del ruolo ufficiali è legata alla formazione del personale da professionalizzare; infatti il reclutamento degli ufficiali del "Corpo" interviene grazie agli ordinari stanziamenti del Dicastero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Risulta, poi, del tutto inconferente con le assunzioni connesse con la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) l'inclusione, a partire dal 01.01.2006, delle dotazioni organiche del Ruolo Ufficiali delle FFAA nel decreto di cui all'art.2, c.3 del D.Lgs. 215/04.

Infatti la Legge 2 Dicembre 2004, n.299 (non già il D.lgs. 215/01) stabilisce da un lato, le dotazioni organiche del ruolo ufficiali, dall'altro, che il reclutamento del ruolo ufficiali è regolamentato secondo le disposizioni di cui all'art.60 e seg. del D.Lgs. 490/97, fino all'anno 2009, con ciò vanificando ogni tentativo di ricondurre in toto l'assunzione del personale del ruolo ufficiali delle FFAA o la determinazione organica dello stesso alla normativa sulla professionalizzazione di cui alla L.331/00, al D.Lgs. 215/01, e alla L. 226/04.

Ammesso e non concesso, poi, che la circostanza possa definirsi dirimente della connessione delle assunzioni del Ruolo Ufficiali delle FFAA con la normativa sulla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), comunque il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto ne sarebbe escluso, stante la mera considerazione che l'ultimo decreto sull'organica del detto ruolo datato 9.11.2004 risulta adottato ai sensi e per gli effetti del combinato del disposto normativo di cui all'art. 1 e 60 del D.Lgs. 490/97, attinente il "Riordino del reclutamento, dello stato giuridico e dell'avanzamento degli ufficiali, a norma dell'articolo 1, comma 97, della legge 23 dicembre 1996, n. 662", pertanto altra destinata normativa del tutto inconferente con la Professionalizzazione delle FFAA.

Né la normativa sulla professionalizzazione prevede alcunché per il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto; anzi a ben vedere la gestione del detto personale viene ex lege esclusa dallo stesso dettato normativo (cfr: art.3, c. 1, lett. a, L. 331/00, art. 1, c.1 D.Lgs. 215/01, art. 27, 28 L .226/04).

La prova di tanto si ha nel D.P.R. 6 settembre 2005, recante "autorizzazione ad assunzioni di personale nelle pubbliche amministrazioni, a norma dell'articolo 1, commi 95, 96 e 97 della legge 30 dicembre 2004, n. 311".

Infatti in tale anno aldilà delle 210 assunzioni di ufficiali delle FFAA connesse con la professionalizzazione si sono assunti circa 450 ufficiali delle FFAA, con i fondi per le assunzioni in deroga.

Se effettivamente fosse come sostenuto dalla Difesa, ovverosia che a far data dal 1.01.2006 tutte le assunzioni del ruolo ufficiali fossero connesse con la normativa di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ci si domanda come potrebbe mai essere che proprio la stessa normativa sulla professionalizzazione disponga per l'anno 2005 l'assunzione di personale che, secondo la Difesa, solo a far data dall'anno successivo avrebbe dovuto "rientrare" tra le assunzioni connesse con la professionalizzazione; ovvero anche, come sia stato possibile per il ruolo ufficiali delle FFAA attingere lo stesso anno (2005) tanto ai fondi sulla professionalizzazione tanto a quelli sulla stabilizzazione, se non in virtù di un "diversa" destinazione delle risorse!

Infatti, ammesso e non concesso – perchè è circostanza impossibile, né mai provata –, poi, che a partire dal 2006 le risorse già previste specificamente per la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), siano state utilizzate anche per l'assunzione del Ruolo Ufficiali delle FFAA, questo non dovrebbe significare che in quel momento le Forze armate sono state "sottratte al blocco delle assunzioni ed alla relativa deroga di cui al comma 96.

Si tratterebbe, come è evidente, di differenti risorse economiche, a cui le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) hanno avuto accesso alternativamente, in relazione alle proprie esigenze concrete ed alle concrete disponibilità dei relativi fondi, tutti in astratto accessibili.

Ma si ribadisce che la circostanza è del tutto irrealistica stante il fatto che le risorse messe a disposizione dalla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) hanno interessato il solo personale "non direttivo" delle FFAA, del quale notoriamente non fa parte il Ruolo Ufficiali; eccezion fatta per il personale assunto per la formazione, mai l'assunzione di alcun ufficiale delle Forze armate è stata garantita da alcun fondo sulla professionalizzazione, né è possibile riscontrare una simile affermazione nella normativa di che trattasi.

Ora, se già nel 2005, come del resto anche nel 2006 e addirittura nello stesso 2007 le FF.AA. sono state autorizzate ad accedere al detto fondo - per giunta proprio per le assunzioni che si vorrebbe far ricadere nella professionalizzazione, quelle che sarebbero dovute essere certamente escluse dal blocco e dal relativo fondo - non si vede per quale ragione le Forze armate non abbiano proceduto a richiedere l'autorizzazione all'accesso al fondo de quo anche per la richiesta di stabilizzazione dei propri "ufficiali precari", peraltro per far fronte a nuove ed autonome esigenze (quelle relative appunto alla stabilizzazione dei dipendenti precari), totalmente diverse, se non addirittura diametralmente opposte, a quelle sottese alla professionalizzazione.

Peraltro, si aggiunga sommessamente che, anche a voler escludere l'accesso delle FF.AA. all'originario fondo di cui al comma 96 della finanziaria 2005, si deve tener presente che, nel momento in cui la finanziaria 2007 ha scorporato il 20% del suddetto fondo, ha bloccato tale quota, mutandone la destinazione. In altri termini, quel 20% non fa più parte del fondo originario, ma costituisce un nuovo fondo, con una nuova destinazione, accessibile soltanto per finanziare le stabilizzazioni di cui al comma 519 della finanziaria 2007. Di conseguenza l'originaria destinazione del primo fondo (le assunzioni urgenti in deroga al blocco del turn over) diventa oggi del tutto irrilevante con riferimento a quel 20% che oggi costituisce un fondo nuovo, autonomo e diverso.

Con specifico riferimento agli Ufficiali, la "Difesa" afferma che le assunzioni a tempo indeterminato (rectius in S.P.E.) degli Ufficiali non potrebbero accedere al fondo di cui al comma 519, in quanto si tratterebbe di assunzioni "funzionali" alla riforma della professionalizzazione, che dunque andrebbero effettuate solo con i fondi propri della professionalizzazione, e non con i fondi del comma 519.

Tuttavia, neanche tale assunto pare condivisibile. Innanzi tutto lascia perplessi il fatto che le assunzioni a tempo indeterminato degli ufficiali delle FFAA possano essere considerate istituto giuridico connesso alla riforma della professionalizzazione, visto che già all'epoca dei fatti (1 gennaio 2007) la riforma era compiuta, in quanto legata alla contingenza dell'abolizione del servizio di leva e alla riduzione dell'organico delle FFAA a 190.000 unità, dunque fisiologicamente temporanea, pensata e realizzata per la "graduale sostituzione leva con militari di professione" (si vedano in tal senso le norme istitutive di tale riforma: legge 14 novembre 2000, n. 331, decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, legge 23 agosto 2004, n. 226).

Inoltre, anche a volere riscontrare tale rapporto funzionale, ciò non toglie che le stesse assunzioni possano essere considerate altrettanto necessarie (al pari degli omologhi colleghi dell'Arma dei Carabinieri) pure con riferimento alla stabilizzazione dei precari, e ciò proprio in base alla ratio sottesa al comma 519.

D'altronde, non bisogna dimenticare che il comma 519 disciplina non le assunzioni tout court, bensì solo quelle mirate, appunto, alla stabilizzazione dei precari. In altri termini, se l'Ufficiale "militare di professione" è pure precario, non si vede per quale ragione non possa accedere alla stabilizzazione ex art. 519.

Peraltro è solo il caso, brevemente di accennare che il c. 95, L. 311/04, non fa salve solamente le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ma pure quelle connesse con la professionalizzazione dell'Arma dei carabinieri di cui all'articolo 3, comma 70, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

Queste ultime assunzioni, in particolare, intervengono a completamento del programma di sostituzione dei carabinieri ausiliari (di cui all’art. 21 della legge 28 dicembre 2001, n.448 e dell’articolo 34, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289), che dispone che in relazione alla necessità di procedere alla progressiva sostituzione dei carabinieri ausiliari in deroga a quanto stabilito dall’articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, è attivato un arruolamento di contingenti annui di carabinieri in ferma quadriennale.

Il successivo c. 96 art. 1 della L. 311/04 ha disposto, in deroga al divieto di cui al comma 95, per le amministrazioni ivi previste, apposito fondo per le assunzioni che si rendessero necessarie per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, asservendo l'autorizzazione alle modalità di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni.

Ha, infine, statuito al c.96 che nell’ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all’assunzione di cui al comma 97 è prioritariamente considerata l’immissione in servizio, in particolare, del personale necessario per assicurare il rispetto degli impegni internazionali e il controllo dei confini dello Stato, e degli addetti alla difesa nazionale.

Con ciò, pertanto, da un lato, ha escluso l'accesso al fondo di che trattasi al ruolo truppa tanto delle tre FFAA quanto dell'Arma dei Carabinieri, in quanto dotati di specifico fondo per le assunzioni connesse con la professionalizzazione dello stesso ruolo; dall'altro, ha riservato al personale del Ruolo Ufficiali sia delle FFAA che dell'Arma il beneficio di cui al c. 96, art. 1, L. 311/04.

Invero la finanziaria 2007 ha voluto estendere le risorse destinate alla stabilizzazione scorporando, in aggiunta, anche una porzione del già citato fondo, distinto ed autonomo istituito proprio per la riforma della professionalizzazione.

Di conseguenza, l'accesso al fondo ex comma 96 non può essere precluso in modo generalizzato alle Forze armate, ma al contrario costituisce una risorsa finanziaria a cui anche le FF.AA. (ed in particolare il ruolo ufficiali) possono accedere.

Ciò è comprovato anche dal successivo comma 97, che prevede, proprio con riferimento alle suddette autorizzazioni in deroga al c.d. blocco del turn over, che sia "prioritariamente considerata l'immissione in servizio degli addetti a compiti di sicurezza pubblica e di difesa nazionale" - peraltro ripercorrendo quanto già disciplinato dal riportato comma 55, articolo 3, L. 350/03 -.

Nel merito è solo il caso di accennare l'evidenza della frase che coinvolge le FFAA, e non già i soli corpi di polizia ad ordinamento militare (Arma dei Carabinieri e corpo della Guardia di Finanza); infatti, qualora il legislatore avesse voluto intendere gli appartenenti alle sole forze di polizia (tanto ad ordinamento civile quanto militare), gli sarebbe bastato citare gli addetti a compiti di sicurezza pubblica; tutto ciò, come è noto, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 57 del C.P.P.

Il legislatore ha, comunque, messo a disposizione ulteriori risorse (di cui all'art. 1, c. 417, 419, L. 296/07); a fortiori nella circolare del 24 marzo 2007 del Ministro per le Riforme e le Innovazioni nelle Pubbliche amministrazioni, si legge che le amministrazioni pubbliche non citate espressamente nel comma 519, in quanto sottoposte a specifiche disposizioni in materia di assunzioni ... adeguano i propri ordinamenti a quanto previsto dal medesimo comma 519 in termini di requisiti e modalità di assunzione, tenendo conto delle relative peculiarità e nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio.

Di più si sottolinea che la procedura di cui alla stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, prevede altresì (cfr: c. 526, art.1, L. 296/06) che tale procedimento si debba necessariamente estendere ai successivi due anni (2008, 2009); in questo caso, però le assunzioni devono essere garantite dai fondi strutturali del singolo Dicastero, come testimoniato dallo stesso D.p.c.m. 06.08.2008, che ha stabilito le assunzioni a tempo indeterminato di che trattasi con i fondi del singolo Ministero; con ciò legittimando l'ultroneità di riferimento al fondo di cui all'art. 1, c. 96, L. 311/04.

In tal senso è solo il caso di ricordare quanto espresso nel parere del Capo Ufficio Legislativo del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, Avv. Danilo DEL GAIZO, datato 05.12.2006 si legge: "...per le assunzioni in deroga autorizzate sempre per l'anno 2007 è, infine, considerata prioritaria l'immissione in servizio, tra gli altri, degli addetti al personale della difesa nazionale.

mercoledì 30 settembre 2009

Di Pietro, solidarietà a militari precari

''Dopo aver servito lo Stato e aver acquisito una professionalita', alcuni dei nostri militari tornano a casa senza lavoro''.
E' la denuncia lanciata dal leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, nel manifestare la sua solidarieta' ai militari precari che hanno protestato questa mattina davanti a Montecitorio. Di Pietro ha ascoltato le istanze del Supu (Sindacato Unitario Pensionati in Uniforme) e ha assunto l'impegno a farsi ''cassa di risonanza'' delle sue istanze ''all'interno del Parlamento e delle istituzioni''. 
''Uno dei sei militari uccisi a Kabul - sottolinea Di Pietro - era un volontario che sarebbe tornato a casa da precario, senza lavoro. Cosi' accade di frequente: dopo anni di impegno da precari, vengono rimandati a casa uomini che hanno acquisito una professionalita' e rischiano di perderla, con una perdita di risorse anche per lo Stato che li ha formati''.
I militari, provenienti da tutta Italia (una cinquantina quelli che hanno manifestato davanti la Camera), denunciano le ''condizioni sociali miserrime'' cui li costringe la precarieta' del lavoro. E chiedono al ministro della Difesa, Ignazio La Russa (che ''si e' occupato di badanti ma non ha dato risposta ai precari militari'') e al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di intervenire per far ''cessare i concorsi a tempo indeterminato che si continuano a tenere al dicastero della Difesa e far applicare la normativa esistente, stabilizzando gli ufficiali precari gia' vincitori di concorsi pubblici''.

DIFESA: PRECARI MILITARI MANIFESTANO DAVANTI A MONTECITORIO

(ASCA) - Roma, 30 set - Rigidamente sull'attenti, in divisa, una rappresentanza di precari militari ha manifestato questa mattina davanti a Montecitorio per segnalare la loro condizione - di perdita del lavoro - nonostante le promesse ricevute e i concorsi vinti.

Solo un esponente, a nome di tutti, con l'aiuto di un megafono spiega la situazione di precariato di giovani che hanno svolto servizio in Marina, nell'Esercito e tra i Carabinieri.

I precari militari chiedono una risposta da parte del ministro della Difesa Ignazio La Russa che fino ad oggi - lamentano - li ha ignorati.

I giovani chiedono la ''corretta applicazione della finanziaria 2007 (comma 519) con particolare riguardo alla prevista stabilizzazione degli Ufficiali precari delle Forze Armate, a partire dal personale congedato nell'anno 2008''.

''Ad oggi il silenzio delle istituzioni - dicono i giovani militari precari - e' assordante e incomprensibile, soprattutto di quelle coinvolte in questo brutto affaire a danno di giovani Ufficiali precari, vincitori di pubblici concorsi a livello nazionale, manifestamente presi in giro dalla non applicazione di una norma dello Stato licenziata dal Parlamento, e per tacere della sorte riservata a tanti altri precari della Difesa costretti in condizioni miserrime dopo servizi resi di tre, quattro ed anche sei anni, che non beneficiano di ammortizzatori sociali. Ci riferiamo ai Carabinieri ausiliari e ai cosiddetti militari di truppa''.

martedì 29 settembre 2009

Manifestazione del Sindacato Unitario dei Pensionati in Uniforme

In considerazione dei contenuti di alcune mail recentemente giunte all'indirizzo di posta elettronica del Comitato, si è con il presente commento a specificare la “nostra” posizione nei riguardi della prevista manifestazione del SUPU.

Innanzitutto vi segnaliamo che la riportata iniziativa è riferibile al solo SUPU ed ai suoi rappresentati, non certamente al Comitato.
Come tale non può, né dal punto di vista eziologico, tanto meno sostanziale, definirsi “manifestazione dei precari delle Forze Armate” (tra le altre cose non esistono i termini di diritto per giustificare una simile rappresentanza!).

In buna sostanza il riportato sindacato opera nei confronti dei suoi associati nulla di più: pertanto se di manifestazione si vuole discutere questa stessa non potrà che essere solo ed unicamente espressione del SUPU e dei suoi seguaci.

Venendo al dunque, pur non osteggiando alcuna iniziativa a vantaggio della “causa”, non possiamo che dissociarci da una manifestazione, specie nei termini in cui è stata presentata dal citato sindacato.

Allo stato attuale delle cose riteniamo azione priva di senso e di significato: se si vuole avere giustizia ci si rivolge nelle sedi opportune e non in una piazza; se si vuole trovare un accordo, non bisogna utilizzare tanto le gambe, quanto la testa!
Questo è il “nostro” pensiero che corrisponde alla quasi totalità degli ufficiali ausiliari che si sono riferiti a noi.

Ciò scritto, lungi da noi voler correggere quel che stimiamo l'errore altrui o sostenere l'erronea posizione di diritto di taluni, ma una cosa è certa non si può “trattare” se non si dispone delle conoscenze di base, idonee ad una transazione; né si può pensare che “l'azione” tout court determini in sé e per sé un ripensamento dell'Amministrazione.

In buona sostanza, come già scritto, non si può fare di tutta l'erba un fascio (cfr: proclami spogli di ogni riferimento normativo o anche temporale, confusione e delle figure giuridiche, dei rapporti di lavoro e quant'altro, presentazione di disegni di legge privi di un obbiettivo senso della realtà o di fondi a garanzia dello stesso provvedimento), sicuri che una manifestazione – peraltro priva di una definizione precisa - possa convincere delle proprie tesi (a noi ben poco chiare).

In ultima non condividiamo né le reiterate offese – implicite od esplicite che siano –, né gli impropri paragoni che il sindacato in parola continua a rivolgere a chiunque non lo tenga in considerazione sia esso dirigente a tempo indeterminato, ovvero anche, e, soprattutto, politico a capo della stessa Amministrazione.

Concludiamo sostenendo che chiunque sia interessato alla manifestazione del Sindacato Unitario dei Pensionati in Uniforme, è libero di parteciparvi; sappia però che in detta circostanza non sarà presente alcun organo di rappresentanza della “nostra” categoria, ma solo ed unicamente un sindacato che tutela i particolari interessi dei suoi associati!

QUESTA È LA REALTÀ DEI FATTI

mercoledì 23 settembre 2009

Da morti celebrati come eroi. Ma i nostri soldati, da vivi, sono spesso "precari"

Doveva essere un esercito di «professionals», sta diventando una guarnigione di ragazzi senza speranza. Eroi da morti, precari da vivi. Ogni anno circa 45mila giovani tra i 18 e i 25 anni tentano di entrare nell’esercito almeno per un anno. È il primo passo per una carriera in divisa. L’85% di loro proviene dalla Regioni del sud: campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Sardegna. Molti entrano nei ranghi, ma dopo più contratti a termine sono messi in congedo: non c’è posto.

Nel 2007 la Difesa ne ha mandati a casa 500: sono idonei ad entrare nella polizia, ma il posto non c’è per via del blocco del turn-over. Per loro la Difesa ha allestito dei percorsi di formazione, corsi di aggiornamento, riqualificazione. Ma i risultati non ci sono. Si è tentata anche la strada dell’incrocio delle domande con il mondo del lavoro. l’Azienda di elicotteri Agusta, sollecitata dal ministero, aveva offerto 109 posti. Ma l’operazione ricollocazione non è riuscita. Il fatto è che sono tutti giovani del sud, che a nord non hanno né casa, né famiglia. Da soli non ce la fanno con 800 euro al mese. Così, nulla di fatto.

Sulle oltre 47mila domande presentate due anni fa per un contratto annuale, solo un terzo ce l’ha fatta. E solo un settimo di quelli che volevano proseguire per altri quattro anni - dopo la prima ferma annuale - è riuscito a farlo: poco più di 4mila persone su quasi 28mila domande. Cosa fanno gli altri 23mila? Cercano di restare un altro anno, per ritentare il contratto lungo l’anno successivo. Ma il processo di arruolamento inaugurato con la fine della leva obbligatoria lascia a casa gran parte degli aspiranti soldati, e ne inserisce altrettanti in un meccanismo infernale di «rafferme» (cioè nuovi contrattini a termine), in vista di un’assunzione che rischia di non arrivare mai.

La manovra triennale varata l’anno scorso, infatti, taglia del 40% le risorse per il reclutamento a partire dal 2010: dei circa 700 milioni necessari 304 vengono sottratti. Con questi numeri le stime sul futuro sono disarmanti. I 78mila volontari di truppa, previsti dal modello professionale, si ridurrebbero a 45mila. Le speranze di chi vuole entrare si riducono sensibilmente: tanto che anche le domande sono previste in calo.

Nella stessa situazione di precarietà si trovano molte donne. Stando agli ultimi dati forniti dal ministero, tra i volontari a termine dell'esercito c’erano circa 4mila donne nel 2007, quelle della marina non superavano le 600 unità, mentre solo un’ottantina erano in aeronautica. Chi entra ottiene un posto di lavoro spesso sottopagato (45 euro al giorno in Italia) e poco tutelato. Le malattie, per esempio, non sono coperte. In missione di guerra le cifre cambiano: si arriva a una diaria di 150 dollari. Una boccata d’ossigeno, certo. ma anche un rischio economico. Capita spesso, infatti, che con quella una tantum legata alla missione si sfori il tetto consentito per ottenere un alloggio della Difesa, cioè 39mila euro lordi annui.

Perdere la casa vuol dire molto. Soprattutto perché le caserme sono quasi tutte dislocate nel centro-nord, cioè in zone dai prezzi immobiliari molto alti. le infrastrutture militari italiane, infatti, seguono ancora una geografia legata all’epoca dei due blocchi. Insomma, è una dislocazione da guerra fredda, che prevedeva la costruzione della cosiddetta «soglia di Gorizia». Oggi non è più così, ma le strutture sono rimaste dove erano. Ai passaggi della storia, che hanno abbattuto la cortina di ferro, si è aggiunta l’abolizione della leva obbligatoria. Il risultato è che oggi i giovani militari sono quasi tutti meridionali, costretti a trasferirsi al centro-nord per nessuna ragione plausibile. Truppe costrette spesso al pendolarismo, sradicate dalle famiglie e dalle zone di provenienza. precari e senza cuscinetti, quando il contratto finisce.

E se si muore, come è accaduto a Kabul? per la famiglia c’è comunque una polizza vita finanziata dalla Difesa, che concede un risarcimento di oltre 400mila euro. In questo caso la copertura è più alta del lavoro civile, dove le morti sul lavoro sono risarcite con cifre molto più basse.

martedì 22 settembre 2009

Precari in divisa: "Uno è morto a Kabul"

«Almeno uno dei ragazzi morti a Kabul, una volta tornato, avrebbe corso il rischio di non essere riconfermato». Il rappresentante del Cocer al tavolo di Palazzo Chigi sulla manovra gela tutti. Eccetto il governo, che non dà risposte. Anche l’esercito lancia l’allarme precari: come la scuola, come l’industria privata. Ma quando si tratta di rischiare su campi minati o sotto le bombe, la cosa fa davvero effetto. Lavoro umiliato, vite spezzate. In nome dei risparmi, che per il 2010 chiedono all’esercito di tagliare le risorse per l’arruolamento del 40%. Vuol dire che chi è precario non entrerà mai.

FERMA BREVE
Sono circa 27mila i soldati attualmente «in ferma breve». Finiscono in tutti i corpi, anche quelli «speciali» come la Folgore. In Italia prendono 25 euro al giorno, e se si ammalano salta la diaria. Nelle missioni di guerra (o pace?) la paga arriva a circa 150 dollari al giorno. Una manna, per chi non sa per quanto tempo ancora potrà lavorare. Loro vorrebbero un inquadramento stabile: ma i vincoli di finanza pubblica hanno bloccato le assunzioni. Così restano fuori, ma rischiano come gli altri. C’è chi sta nel «regime-cajenna» di un anno più un altro anno, più due, più altri due. Così si arriva a sei anni di precarietà, che (se si è «fortunati») possono diventare otto. Altri sono «inquadrati» nel modello uno più 3 voluto da Antonio Martino. Dovrebbe essere l’anticamera dell’inquadramento, ma i soldi non ci sono. Così, si resta nel limbo. Tra i precari dell’esercito, anche i militari impegnati nell’operazione strade sicure. Lavorano come i poliziotti, ma a prezzi stracciati. E in questo girone dantesco, fatto di fatica, speranze spezzate, vite sempre in bilico con la morte, il ministro Ignazio La Russa ha proposto la «mini-naja», passaggio-lampo nei ranghi dell’esercito: 150 giovani in divisa per 15 giorni. Al costo di 450mila euro complessivi.

L’INTERVENTO LEGGERO
Il suo collega Giulio Tremonti non è da meno. Al tavolo sulla manovra, che sarà varata oggi dal consiglio dei ministri, non ha portato neanche un pezzo di carta, ha prospettao un intervento leggero, a meno che in novembre non si incassi abbastanza dallo scudo fiscale. Infine ha difeso la sua «politica prudente» in tempi di crisi, bollando come «irresponsabile» una politica di spesa. Ha rivendicato risultati di finanza pubblica, con un Pil a -5% (in miglioramento rispetto al -5,2% del Dpef) nel 2010 e un deficit a +5%. In linea con l’Europa, si affanna a ripetere il ministro. Dimenticando che l’Europa ha già stanziato risorse per le politiche sociali. Da noi c’è il quasi-nulla. Tant’è che il tavolo di ieri si è aperto con lo strappo istituzionale delle Regioni.

Il presidente dei governatori Vasco Errani ha spiegato in una lettera i motivi della loro assenza da Palazzo Chigi: nessuna rassicurazione sulla sanità e sui fondi Fas. la manovra al varo oggi non fa che confermare i tagli decisi un anno fa, senza una strategia anticrisi. Tutte le parti sociali hanno chiesto un intervento fiscale sul lavoro. Ma le risorse risicate non sembrano accontentare nessuno. Fortemente critico il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani: «È manovra che non dà nessuna spinta e nessuno stimolo all'economia. Abbiamo chiesto i soldi per il rinnovo dei contratti pubblici perché allo stato non risulterebbe nulla, così come non risulta nessun intervento fiscale nei confronti del lavoro dipendente e dei pensionati».

Interventi immediati sul fisco sono stati chiesti dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni: «la situazione sta diventando drammatica, lo dicono tutti ma nessuno fa nulla. Bisogna dare sostegno al reddito. Un primo intervento può essere sulla detassazione della tredicesima o su un ulteriore abbattimento delle tasse sul secondo livello di contrattazione. Ma in prospettiva bisogna arrivare a una riduzione delle aliquote». Sulla stessa linea il segretario generale della Uil Luigi Angeletti. Confindustria ritiene utile che il governo stanzi «nuove» risorse e che avvii lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese.

giovedì 17 settembre 2009

AFGHANISTAN: ECCO I NOMI DEI MILITARI DECEDUTI NELL'ATTENTATO


Roma, 17 set - La Difesa hanno diffuso i nomi dei sei militari rimasti uccisi nell'attentato di questa mattina a Kabul:

- Tenente Antonio FORTUNATO, nato a Lagonegro (PZ), classe 1974, in forza al 186° Reggimento.

- Sergente Maggiore Roberto VALENTE, nato a Napoli, classe 1972, in forza al 187° Reggimento.

- Primo caporal maggiore Matteo MUREDDU, nato a Oristano, classe 1983, in forza al 186° Reggimento;

- Primo Caporal Maggiore Giandomenico PISTONAMI, nato a Orvieto (Pg), classe 1983, in forza al 186° Reggimento 

- Primo Caporal Maggiore Massimiliano RANDINO, nato a Pagani (Sa), classe 1977, in forza al 183° Reggimento.

- Primo Caporal Maggiore Davide RICCHIUTO, nato a Glarus (Svizzera), classe 1983, in forza al 186° Reggimento.

I feriti risultano quattro: tre appartenenti al 186/mo Reggimento dell'Esercito e uno all'Aeronautica Militare.

Afghanistan, esplosione a Kabul. Sei vittime tra i parà della Folgore


KABUL - Attentato kamikaze a Kabul, capitale dell'Afghanistan. Sulla strada per l'aeroporto, un'autobomba è esplosa contro due blindati italiani. Sei paracadutisti della Folgore sono morti: un'auto carica di esplosivo si è lanciata contro il primo mezzo del convoglio, uccidendo tutti e cinque gli occupanti. Danni gravi anche al secondo Lince: uno dei militari a bordo è morto e altri quattro sono rimasti feriti gravemente. Vittime anche tra i civili: almeno due e oltre 30 i feriti. Decine di veicoli hanno preso fuoco.

Nelle immagini di una tv locale si vede un mezzo militare italiano danneggiato, con le lamiere annerite dal fuoco, accanto al quale soldati italiani stendono un telo sul corpo di un collega morto. Uno dei sei militari italiani uccisi, sembra fosse appena arrivato a Kabul, probabilmente oggi stesso.

L'attentato è stato rivendicato dai Taliban. il ministro della Difesa Ignazio La Russa, al Senato, ha informato il Parlamento ribadendo che quest'ultimo attentato non cambierà la strategia del governo: "Infami e vigliacchi non ci fermeranno"

L'esplosione è avvenuta nel centro della capitale, all'altezza della "rotonda di Massud", un incrocio stradale rallentato da check point che controllano il traffico verso l'aeroporto, verso il comando Nato Isaf e verso l'ambasciata americana.


Quello di Kabul è il più grave attentato subito dalle truppe italiane dalla strage di Nassiriya, in Iraq, del 12 novembre 2003. Nell'esplosione di un camion-cisterna davanti alla base italiana Msu dei Carabinieri, ci furono 28 morti, 19 italiani (12 carabinieri, cinque militari dell'Esercito e due civili di una troupe che girava un documentario), e 9 iracheni.


Così l’agguato Kamikaze

È trascorso da pochi minuti mezzogiorno (le 9.30 del mattino di ieri in Italia) quando a Kabul si scatena, una volta di più, l’inferno: solo che questa volta l’inferno, sotto le sembianze del più sanguinoso attentato anti-italiano dopo quello di Nassirya in Irak, inghiotte i nostri soldati. Una Toyota guidata da un terrorista suicida, con a bordo non meno di 150 chili di esplosivo, esce da un parcheggio lungo la strada che collega l’aeroporto della capitale afghana con il Quartier generale della coalizione e si frappone tra due mezzi blindati «Lince» del contingente italiano in marcia a poca distanza dalla Rotonda Massud: una spaventosa esplosione, udita a decine di chilometri di distanza, squarcia l’aria e schianta i due blindati, pur progettati per resistere ad attacchi di questo tipo.
I dieci nostri militari a bordo non hanno scampo: sei di loro (tutti paracadutisti della Folgore) perdono la vita, uccisi dalla straordinaria violenza dello spostamento d’aria, altri quattro (tre parà e un militare dell’Aeronautica) rimangono feriti, fortunatamente non in modo grave. Si apprenderà in seguito che tutti i militari a bordo di uno dei Lince (che solitamente ospitano quattro passeggeri, ma possono arrivare a cinque) sono morti, mentre sull’altro blindato, colpito meno direttamente, c’è stato un solo caduto.
Tutto attorno è morte e desolazione. Al centro della strada l’autobomba, disintegrata dalla detonazione, ha lasciato un impressionante cratere, le facciate di case e negozi ai due lati della strada sono sfregiate. Si contano dieci morti anche tra i passanti afghani (quattro di loro sono poliziotti) e 55 feriti, tutta gente che ha avuto il torto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e della cui vita i talebani non si sono minimamente curati. Sì, perché poco dopo un portavoce dei talebani rivendica la strage, esaltando il «martirio» del loro kamikaze e affermando provocatoriamente che le vittime civili sarebbero state causate dal «fuoco all’impazzata» aperto dagli italiani dopo l’attentato: un’evidente falsità cui nessuno abbocca.
Il luogo dell’agguato è uno dei più pericolosi di Kabul, quotidianamente percorso da convogli militari. Massud Square, contraddistinta dal monumento e dal grande ritratto dell’eroe della resistenza ai sovietici assassinato il 9 settembre 2001, è un crocevia dal quale si dipartono le strade dirette all’aeroporto, al quartiere delle ambasciate e ai comandi militari. In particolare vi sbocca la Jalalabad Road (“Violet” in codice Nato), dove sorge la base italiana di Camp Invicta.

lunedì 14 settembre 2009

Oggi parte la mini-naia. E ai militari viene da ridere

Da oggi, lunedì 14 settembre, penna nera in testa, in centocinquanta tornano a marciare. La mini-naia, orgoglio del ministro della Difesa Ignazio La Russa, finalmente comincia. Ma i nostalgici di Car e caserme, non si illudano. Anche questa, come ci ha abituato il governo Berlusconi da un anno e mezzo a questa parte, è solo propaganda. Due settimane nelle caserme di Brunico e Dobbiaco, tutto qui. Quasi una vacanza nelle montagne dell'Alto Adige. Guai a dirlo al ministro, però. Per lui, la mini-naia, è un'occasione per giovani valorosi, che potranno «verificare sul campo che cos'è la vita militare». Una «fase sperimentale», certo, durante la quale «i giovani non acquisiranno lo status di militare», ma «intanto cominciamo», si compiace La Russa. Facciamo un po' di scena, tanto per cambiare.

L'annuncio della possibilità di trascorrere un breve periodo nelle forze armate, risale a un anno fa. Ma nel frattempo, chissà perché, ce n'eravamo dimenticati. E invece, fedele all'impegno preso con gli strenui difensori della Patria, il governo se l'è ricordato. Mentre il servizio civile arranca (nel 2007 i fondi erano 290 milioni di euro, l'anno successivo scesero a 250, mentre quest'anno Tremonti ha chiuso a 171 milioni di euro, e dopo le proteste ne ha aggiunti altri 40), l'operazione “Pianeta Difesa” non ha subito ostacoli: per ora riguarderà solo il corpo degli alpini, ma il ministro assicura che il suo impegno non finisce qui: «Fin dall'inizio del mio mandato di ministro della Difesa – spiega La Russa – ho pensato alla cosiddetta mini naia cioè un periodo breve, che possa essere volontariamente utilizzato dai giovani per una esperienza di preparazione atletico-culturale militare. Adesso, anche se non abbiamo ancora la forma definita c'è già un primo avvio. Questa esperienza, che io consiglio – ha sottolineato – è preparatoria della mini naia vera e propria, ma sono molto contento che possa intanto partire».

La selezione dei volontari è stata affidata all'Ana, l'associazione nazionale alpini: sono stati scelti centocinquanta giovani tra i 18 e i 25 anni, e tra loro ci sono anche trenta donne. Si tratta, spiega ancora il ministro, di un'occasione «per riavvicinare le nuove generazioni alle Forze armate e ai valori che esprimono». In due settimane, i ragazzi che hanno superato le selezioni studieranno l'organizzazione e le funzioni delle Forze Armate, la cooperazione civile-militare, i rapporti tra Forze Armate e Protezione Civile nei casi di calamità, sosterranno un addestramento di base (con montaggio e smontaggio armi), proveranno tecniche di movimento e sopravvivenza in ambito montano, apprenderanno elementi di topografia e orientamento, nozioni di primo soccorso, prevenzione antincendio, addestramento base di difesa personale, tutela dell'ambiente, educazione sanitaria, igiene alimentare e cenni di diritto umanitario. Solo cenni, mi raccomando.

La leva obbligatoria è stata sospesa dal 1 luglio del 2005 e ha aperto la strada a un nuovo modello di esercito, composto soltanto da professionisti. Per questo, la mini-naia, negli intenti del ministro La Russa, dovrebbe contribuire a «colmare il vuoto che si è creato». Ma a dire il vero, il ministro, non convince nemmeno i militari. Sul blog dei precari delle forze armate (ebbene sì, ci sono anche loro) i commenti all'annuncio della mini-naia non sono esattamente entusiasti: «Con tutto il rispetto, invece che pensare ai vuoti dell'Ana... », dice un utente anonimo. «Ormai siamo alla soglia del ridicolo! Ecco come buttare nel cesso il denaro pubblico!», gli fa eco un altro. «Vi garantisco, mai avuto così poco personale a disposizione...nemmeno per i picchetti e le guardie! - scrive un altro sul blog – ...e le ronde di port security? Chissà se Silvio lo sapesse! Chissà se Silvio lascerebbe mai una sua azienda in questo stato!».

Insomma, altro che mini-naia, sono altri i problemi da risolvere. Quelli che ha provato a spiegare il senatore Pd Gianpiero Scanu in commissione Difesa: «Come noto, a mettere in crisi il reclutamento sono stati i tagli di bilancio che hanno reso sempre più difficile al personale delle Forze Armate anche l'ordinaria attività quotidiana. Non vi è stata alcuna diminuzione delle domande di arruolamento nelle Forze Armate – spiega Scanu – ma anzi il numero degli aspiranti al servizio permanente è di gran lunga superiore alla possibilità delle Forze Armate di darvi riscontro. Impiegare risorse a scopi pubblicitari per attrarre i giovani quando poi non si sarebbe in grado di garantirne un effettivo e stabile inserimento – aggiunge – è offensivo sia nei confronti dei giovani che delle Forze Armate». I Radicali Marco Perduca e Donatella Poretti nei giorni scorsi hanno presentato al Senato un'interrogazione sul progetto: «Il Ministro La Russa – sostengono – lancia il Pianeta Difesa secondo il quale, in due settimane, si dovrebbero avvicinare i giovani all'esercito. Invece di porsi un problema strutturale si distraggono attenzioni e professionalità su iniziative di facciata che persistono nel mantenere il nostro esercito mal equipaggiato e mal utilizzato». Tranquilli, comunque, la sceneggiata dura poco. Sabato 26 settembre i centocinquanta valorosi sono già di ritorno a casa.

mercoledì 9 settembre 2009

AMIANTO SULLE NAVI DELLA MARINA: MAXI RISARCIMENTI PER 2 MILITARI MORTI

Roma, 9 set - (Repubblica) La prima notizia è che il ministero della Difesa - primo e finora unico caso nella storia della Marina Militare - ha risarcito con 850mila euro (per ognuna) le famiglie di due marinai uccisi dal mesotelioma pleurico, iI tumore da esposizione all'amianto che negli ultimi dieci anni ha stroncato la vita di oltre 300 militari imbarcati su navi imbottite di asbesto. La seconda notizia è che il risarcimento arriva, a sorpresa, prima ancora che i giudici del tribunale di Padova, dove è in corso un processo che vede coinvolti 14 ammiragli della Marina (indagati per omicido colposo e inosservanza delle norme di prevenzione e protezione sui luoghi di lavoro), si pronuncino sul rinvio a giudizio richiesto dalla Procura. In pratica: la difesa, in questo caso lo Stato, ha pagato prima della sentenza, ammettendo di fatto che i marinai sono morti per le navi killler.
L'amianto era presente in molte imbarcazioni della Marina Militare, in particolare in quelle consegnate dalla Marina americana (cannoniere, dragamine) dopo la fine della seconda guerra mondiale e l'ingresso dell'Italia nella Nato (ma anche sulle navi costruite successivamente tanto da doverle sottoporre a bonifica in tempi recenti, n.d.r.). Macchinari, tubature, cabine: tutto era rivestito con il minerale tossico. In forma pura o impastato con altro materiale. Quelle fibre, fino al 2005, e cioè fino al disarmo definitivo, sono state una tomba silenziosa per G.B., 50 anni, ex sottufficiale di Lecce morto a Padova, e per G.C., che era comandante e che quando è morto a Padova di anni ne aveva 61. Alle loro famiglie il ministero della Difesa ha versato 850 mila euro. Nel processo di Padova si erano costituite parte civile, così come i parenti degli altri marinai morti. "Ora lo Stato dovrà risarcire tutte le altre 300 vittime - dice Alessio Anselmi, presidente del Cocer Marina. Questo indennizzo è un gesto di consapevolezza dei vertici della Marina, i quali sanno benissimo che a causare tutti questi decessi è stato l'amianto che rivestiva le navi . In parlamento sono depositati ben otto disegni di legge bipartisan sul risarcimento per i militari morti per mesotelioma. Chiedo che vengano messi in agenda affinché questi morti siano considerati vittime del dovere". Già, perché le ipotesi a questo punto sono due. Risarcite due vittime, in teoria i familiari di tutti i 300 marinari deceduti, e per i quali la Procura di Padova ha aperto l'inchiesta, potrebbero chiedere alla Marina la stessa somma, 850mila euro. Il ministero della Difesa finirebbe per pagare una cifra considerevole. Che si abbasserebbe (250mila per ogni deceduto) se lo Stato considerasse questi militari "vittime del dovere". Ed è questo il secondo scenario. I riflettori sulla strage dei militari della Marina morti negli ultimi dieci anni per le fibre assassine si accenderanno di nuovo il 17 settembre. Ultima udienza preliminare al tribunale di Padova (gup Paola Cameran, pm Sergio Dini e Emma Ferrara). Poi, con ogni probabilità, i vertici della Marina finiti sotto accusa saranno rinviati a giudizio. E per i risarcimenti si aprirà un nuovo capitolo.

lunedì 7 settembre 2009

PARTE LA MINI-NAIA, TRAINING PER GIOVANI SOLDATI

ROMA - La cosiddetta mini naia - cioé un breve periodo da trascorrere nelle Forze Armati per giovani volontari, pallino della prima ora del ministro della Difesa Ignazio La Russa - prenderà il via il 14 settembre. "Per ora é solo in fase sperimentale e i giovani non acquisiranno lo status di militare, ma intanto cominciamo", ha detto lo stesso La Russa annunciando l'iniziativa al termine della visita del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al Coi, il Comando operativo di vertice interforce.

"La mini naia - ha detto La Russa - riguarderà per il momento il corpo degli alpini: si tratterà di un periodo di 15-20 giorni durante i quali i giovani interessati potranno verificare sul campo che cos'é la vita militare".

"Fin dall'inizio del mio mandato di ministro della Difesa - ha detto La Russa - ho pensato alla cosiddetta mini naia cioé un periodo breve, che possa essere volontariamente utilizzato dai giovani per una esperienza di preparazione atletico-culturale militare. Adesso, anche se non abbiamo ancora la forma definita c'é già un primo avvio". Il ministro spiega infatti che "il 14 settembre parte, solo per gli alpini, una sorta di mini-mini-naia in forma
sperimentale, e quindi chi vi partecipa non acquista ancora il titolo di militare ma farà un training abbastanza completo di vita militare che durerà tra i 15 e i 30 giorni". La Russa spiega di aver affidato all'Ana, Associazione nazionale Alpini, il compito di selezionare i giovani che vogliono partecipare "i quali avranno poi la possibilità di iscriversi alla stessa Ana - ha detto il ministro - andando a colmare un vuoto che, dopo la fine dell'esercito di leva, si era creato. Questa esperienza, che io consiglio - ha concluso - è preparatoria della mini naia vera e propria, ma sono molto contento che possa intanto partire".