“Ci sarà l'alba di un nuovo giorno anche per noi. Un'alba in cui ci sentiremo di nuovo bene e capiremo di non aver sbagliato percorso. Un'alba in cui ci sentiremo orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare. Un'alba che arriverà anche grazie a chi, quando staremo per cadere, ci porgerà la mano. E anche grazie a chi non lo farà” (Braveheart)

"Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall'ansia, come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce le sue sconfitte e i suoi errori alla crisi, violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni. La vera crisi è la crisi dell'incompetenza. Lo sbaglio delle persone e dei paesi è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono i meriti. E' nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza. Parlare di crisi è creare movimento; adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo. Invece di questo, lavoriamo duro! L'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla" (Albert Einstein 1879-1955)
Questo Blog nasce con il preciso intento di far sentire la propria voce ed esprimere il proprio pensiero liberamente e democraticamente.

...la flessibilità è una caratteristica meritevole, la precarietà è uno stato di sofferenza...
"Esorto tutti ad una presa di coscienza, esorto tutti a non subire un trattamento ignomignoso. Invito tutti a non subire gli eventi ma partecipare agli stessi. Bisogna portare ogni vicenda, ogni torto, ogni intento dilatorio dinanzi alle sedi giudiziarie ed in tutti i gradi del giudizio. Bisogna essere uniti e partecipi."
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STABILIZZAZIONE DEL RUOLO UFFICIALI DELLE FORZE ARMATE

La Comunità Europea con Direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, ha stabilito il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutti i lavoratori a tempo determinato del settore privato e pubblico (tanto per chi soggiace a diritto pubblico quanto per chi viene sottoposto a diritto privato) una volta che venissero maturati determinati requisiti.

L’ITALIA, in applicazione della riportata Direttiva 1999/70/CE ha emanato il Decreto Legislativo 6 settembre 2001, n. 368, che garantisce, tra le altre cose, il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato a tutti i dipendenti a tempo determinato, una volta che vengano superati i trentasei mesi di servizio con proroga.

Le sentenze della Corte di Giustizia Europea Ruoli C-212/04, C-53/04, C-180/04, tra luglio e settembre 2006, hanno ribadito il diritto alla trasformazione del rapporto a tempo indeterminato per tutta la compagine dei dipendenti pubblici (confermando il contenuto di cui alla Direttiva 1999/70/CE), ovvero anche il diritto al risarcimento per equivalente.

Di conseguenza, lo Stato Italiano, in deroga all’art.36, c.5, D.Lgs. n.165/01, il 27.12.2006, con Legge 296/06 (Finanziaria 2007) ha disposto (art. 1 cc.417, 420, 519, 523, 526), la stabilizzazione (id est: trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato, a tempo indeterminato) di tutto il personale della Pubblica Amministrazione assunto a tempo determinato per un periodo superiore ai 36 mesi, a partire da quello in servizio al 01.01.2007; infatti sarebbe risultato eccessivamente oneroso per le finanze statali procedere alla concessione di un immediato “risarcimento per equivalente” a tutto il personale in possesso del citato requisito.

La “Stabilizzazione” è semplicemente una sanatoria, conseguente a contingenti decisioni prese in ambito europeo.

Per inciso, durante l'anno 2009, il Sig. Y. G., un ufficiale ausiliario del Corpo delle Capitanerie di porto (congedato durante l’anno 2007), è stato stabilizzato nella P.A. proprio in virtù del triennio di servizio maturato nel Corpo delle Capitanerie di porto

Si vuole infatti precisare che il comma 519, articolo unico della legge finanziaria 2007, ha disposto una procedura di assunzione straordinaria di personale della Pubblica Amministrazione, parallela, anche se diversa, a quella relativa alle ordinarie assunzioni.

Secondo la "Difesa" il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la stabilizzazione del personale del pubblico impiego in ragione del 20% del fondo di cui al comma 96, art.3, Legge n. 311/04.

Il riportato "fondo" afferisce la disponibilità nei riguardi delle assunzioni in deroga al c.d. blocco del "turn over" stabilito con il comma 95, art. 3, Legge n. 311/04.

Tale divieto generalizzato di assunzioni di personale a tempo indeterminato imposto alle pubbliche amministrazioni per il triennio 2005-2007 dal comma 95 dell'articolo unico della finanziaria 2005 (legge 30 dicembre 2004, n. 311), non riguarderebbe il personale dipendente delle Forze armate, e ciò in quanto la detta norma precisa che sono fatte salve le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui alla legge 14 novembre 2000, n. 331, al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ed alla legge 23 agosto 2004, n. 226.

Conseguentemente, le Forze Armate non potrebbero accedere allo speciale fondo, istituito dal successivo comma 96 per finanziare, in deroga al divieto di cui al suddetto comma 95, quelle assunzioni che si rendessero necessarie per fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza ed urgenza; pertanto i dipendenti precari delle Forze Armate non potrebbero beneficiare delle stabilizzazioni di cui al comma 519 dell'articolo unico della finanziaria 2007 (L. n. 296/2006), in quanto tale disposizione, per istituire il necessario nuovo fondo per finanziare tali stabilizzazioni, scorpora il 20% del fondo di cui al citato comma 96 della finanziaria 2005.

A ben guardare, il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la c.d. stabilizzazione del personale del pubblico impiego statuendo apposito fondo, corrispondente ad una quota (20%) delle risorse di cui al precedente comma 513, e non già al c. 96, art. 3, L. 311/04 tout court; in particolare, si sottolinea che il comma 513 rifinanzia il fondo di cui al c. 96.

Ma già il comma 96 art.3, L.311/04 consisteva in un rifinanziamento del precedente fondo c.d. "in deroga al blocco delle assunzioni" stabilito dall'art. 3, comma 54, della legge n. 350 del 2003.

Il comma 55 della sessa legge stabiliva, poi, che le deroghe di cui al precedente comma – quindi le richieste di assunzione in deroga al "blocco" - erano autorizzate secondo la procedura di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni; e che nell’ambito delle procedure di autorizzazione delle assunzioni è prioritariamente considerata l’immissione in servizio degli addetti a compiti connessi alla sicurezza pubblica, al rispetto degli impegni internazionali, alla difesa nazionale, al soccorso tecnico urgente, alla prevenzione e vigilanza antincendi e alla protezione civile; con ciò autorizzando anche le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) all'accesso al fondo di che trattasi, come infatti è avvenuto.

A fortiori si sottolinea che in tutti i provvedimenti di Autorizzazione all'assunzione del personale nelle pubbliche amministrazioni in deroga al c.d. "blocco", per gli anni 2004-5-6 e proprio per lo stesso anno di riferimento della stabilizzazione – 2007 - (cfr: D.P.R. 25 agosto 2004, D.P.R. 6 settembre 2005, D.P.R. 28 aprile 2006, D.P.R. 29 novembre 2007), è previsto il beneficio di una parte del fondo di che trattasi in favore del personale delle FFAA.

Nonostante tanto, la "Difesa", in maniera alquanto contraddittoria, sostiene le FFAA essere sottratte al beneficio di cui alla spartizione del fondo in parola.

Invero le Forze Armate, non sono esonerate in toto dal suddetto blocco generalizzato delle assunzioni, né, di conseguenza, ad esse è precluso l'accesso al fondo di cui al comma 96 art. 1 L. 311/04.


Assunzioni connesse con la professionalizzazione

La norma infatti non fa salve tutte le assunzioni delle Forze armate, ma soltanto quelle finanziate dalla legge 14 novembre 2000, n. 331, dal decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e dalla legge 23 agosto 2004, n. 226, ovverosia:

· per quel che attiene le FFAA, le assunzioni relative ai ruoli non direttivi e quelle del personale destinato all'inquadramento, alla formazione ed all'addestramento dell'organico da professionalizzare;

· per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie di porto, le sole assunzioni delle categorie del ruolo truppa;

tanto, a mente della L. 331/00 e dell'art. 23, c. 3, e dell'art. 28, c. 1, L. 226/04, (come, peraltro confermato dallo stesso D.P.R.6 settembre 2005).

Infatti, la normativa relativa alla professionalizzazione di cui alla Legge 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04, prevede (in coerenza con gli oneri di cui alla tabella "A" della L. 331/00, e a decorrere dall'anno 2007, dalle tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04), per quel che attiene le Forze Armate (ad esclusione del corpo delle Capitanerie di porto):

· l'aumento di 10.450 unità del ruolo dei volontari di truppa in servizio permanente,

· il reclutamento di 30.506 volontari del medesimo ruolo in ferma prefissata,

· il mantenimento in servizio di circa 31.500 volontari di truppa in ferma breve,

Di più stabilisce che al fine di compensare il personale in formazione è computato un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· 4.021 unità nell'anno 2005;

· 821 unità, in ciascuno degli anni dal 2006 al 2011;

· 749 unità, in ciascuno degli anni dal 2012 al 2020.

Infine dispone, al fine di inquadrare, formare e addestrare i volontari in ferma prefissata di un anno, un contingente di personale militare determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· nell'anno 2005: 210 ufficiali, 350 marescialli, 350 sergenti, 1.743 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2006 al 2007: 120 ufficiali, 200 marescialli, 200 sergenti, 996 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2008 al 2020: 90 ufficiali, 150 marescialli, 150 sergenti, 747 volontari in servizio permanente.

Per quel che riguarda il Corpo delle Capitanerei di porto l'assunzione ed il mantenimento in servizio di:

· 3.500 volontari di truppa in servizio permanente del Corpo delle Capitanerie di porto,

· 1.775 volontari in ferma ovvero in rafferma del Corpo delle Capitanerie di porto,

In più al fine di compensare il personale in formazione non impiegabile in attività operative stabilisce un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno nelle misure di seguito indicate:

· 200 unità nell'anno 2005;

· 235 unità negli anni 2006 e 2007;

· 5 unità in ciascuno degli anni dal 2008 al 2015.

Sotto tale segno la normativa sulla professionalizzazione delle Forze Armate prevede precisi fondi per l'attuazione del disposto normativo stesso (infatti, ai sensi dell'art. 81 della Costituzione Italiana, ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte).

Da tanto, si precisa che gli unici oneri e relativi fondi previsti dalla detta normativa per l'assunzione del personale da professionalizzare si rinvengono nella Tabella "A" di cui alla legge 331/00 e alle Tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04; ovverosia 500.000.000 euro per le FFAA e 70.000.000 per il ruolo truppa delle Capitanerie di porto.

Tanto a fronte di una spesa pari a 9.000.000.000, per mantenere il personale delle Forze armate (escluso il Corpo CP), e di 500.000.000 per quello del Corpo delle Capitanerie.

Per quanto sopra citato, risulta di tutta evidenza che le uniche assunzioni del ruolo ufficiali connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04 attengono i seguenti contingenti:

a) nell'anno 2005, 210 ufficiali;

b) negli anni dal 2006 al 2007, 120 ufficiali;

c) negli anni dal 2008 al 2020, 90 ufficiali.

Per le restanti assunzioni di ufficiali delle FFAA, invece, si utilizzano gli ordinari stanziamenti inscritti nei fondi strutturali del Dicastero della Difesa, che, logicamente nulla hanno a che fare con i fondi e quindi con le assunzioni di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04.

Per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie, invece, alcuna componente del ruolo ufficiali è legata alla formazione del personale da professionalizzare; infatti il reclutamento degli ufficiali del "Corpo" interviene grazie agli ordinari stanziamenti del Dicastero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Risulta, poi, del tutto inconferente con le assunzioni connesse con la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) l'inclusione, a partire dal 01.01.2006, delle dotazioni organiche del Ruolo Ufficiali delle FFAA nel decreto di cui all'art.2, c.3 del D.Lgs. 215/04.

Infatti la Legge 2 Dicembre 2004, n.299 (non già il D.lgs. 215/01) stabilisce da un lato, le dotazioni organiche del ruolo ufficiali, dall'altro, che il reclutamento del ruolo ufficiali è regolamentato secondo le disposizioni di cui all'art.60 e seg. del D.Lgs. 490/97, fino all'anno 2009, con ciò vanificando ogni tentativo di ricondurre in toto l'assunzione del personale del ruolo ufficiali delle FFAA o la determinazione organica dello stesso alla normativa sulla professionalizzazione di cui alla L.331/00, al D.Lgs. 215/01, e alla L. 226/04.

Ammesso e non concesso, poi, che la circostanza possa definirsi dirimente della connessione delle assunzioni del Ruolo Ufficiali delle FFAA con la normativa sulla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), comunque il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto ne sarebbe escluso, stante la mera considerazione che l'ultimo decreto sull'organica del detto ruolo datato 9.11.2004 risulta adottato ai sensi e per gli effetti del combinato del disposto normativo di cui all'art. 1 e 60 del D.Lgs. 490/97, attinente il "Riordino del reclutamento, dello stato giuridico e dell'avanzamento degli ufficiali, a norma dell'articolo 1, comma 97, della legge 23 dicembre 1996, n. 662", pertanto altra destinata normativa del tutto inconferente con la Professionalizzazione delle FFAA.

Né la normativa sulla professionalizzazione prevede alcunché per il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto; anzi a ben vedere la gestione del detto personale viene ex lege esclusa dallo stesso dettato normativo (cfr: art.3, c. 1, lett. a, L. 331/00, art. 1, c.1 D.Lgs. 215/01, art. 27, 28 L .226/04).

La prova di tanto si ha nel D.P.R. 6 settembre 2005, recante "autorizzazione ad assunzioni di personale nelle pubbliche amministrazioni, a norma dell'articolo 1, commi 95, 96 e 97 della legge 30 dicembre 2004, n. 311".

Infatti in tale anno aldilà delle 210 assunzioni di ufficiali delle FFAA connesse con la professionalizzazione si sono assunti circa 450 ufficiali delle FFAA, con i fondi per le assunzioni in deroga.

Se effettivamente fosse come sostenuto dalla Difesa, ovverosia che a far data dal 1.01.2006 tutte le assunzioni del ruolo ufficiali fossero connesse con la normativa di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ci si domanda come potrebbe mai essere che proprio la stessa normativa sulla professionalizzazione disponga per l'anno 2005 l'assunzione di personale che, secondo la Difesa, solo a far data dall'anno successivo avrebbe dovuto "rientrare" tra le assunzioni connesse con la professionalizzazione; ovvero anche, come sia stato possibile per il ruolo ufficiali delle FFAA attingere lo stesso anno (2005) tanto ai fondi sulla professionalizzazione tanto a quelli sulla stabilizzazione, se non in virtù di un "diversa" destinazione delle risorse!

Infatti, ammesso e non concesso – perchè è circostanza impossibile, né mai provata –, poi, che a partire dal 2006 le risorse già previste specificamente per la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), siano state utilizzate anche per l'assunzione del Ruolo Ufficiali delle FFAA, questo non dovrebbe significare che in quel momento le Forze armate sono state "sottratte al blocco delle assunzioni ed alla relativa deroga di cui al comma 96.

Si tratterebbe, come è evidente, di differenti risorse economiche, a cui le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) hanno avuto accesso alternativamente, in relazione alle proprie esigenze concrete ed alle concrete disponibilità dei relativi fondi, tutti in astratto accessibili.

Ma si ribadisce che la circostanza è del tutto irrealistica stante il fatto che le risorse messe a disposizione dalla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) hanno interessato il solo personale "non direttivo" delle FFAA, del quale notoriamente non fa parte il Ruolo Ufficiali; eccezion fatta per il personale assunto per la formazione, mai l'assunzione di alcun ufficiale delle Forze armate è stata garantita da alcun fondo sulla professionalizzazione, né è possibile riscontrare una simile affermazione nella normativa di che trattasi.

Ora, se già nel 2005, come del resto anche nel 2006 e addirittura nello stesso 2007 le FF.AA. sono state autorizzate ad accedere al detto fondo - per giunta proprio per le assunzioni che si vorrebbe far ricadere nella professionalizzazione, quelle che sarebbero dovute essere certamente escluse dal blocco e dal relativo fondo - non si vede per quale ragione le Forze armate non abbiano proceduto a richiedere l'autorizzazione all'accesso al fondo de quo anche per la richiesta di stabilizzazione dei propri "ufficiali precari", peraltro per far fronte a nuove ed autonome esigenze (quelle relative appunto alla stabilizzazione dei dipendenti precari), totalmente diverse, se non addirittura diametralmente opposte, a quelle sottese alla professionalizzazione.

Peraltro, si aggiunga sommessamente che, anche a voler escludere l'accesso delle FF.AA. all'originario fondo di cui al comma 96 della finanziaria 2005, si deve tener presente che, nel momento in cui la finanziaria 2007 ha scorporato il 20% del suddetto fondo, ha bloccato tale quota, mutandone la destinazione. In altri termini, quel 20% non fa più parte del fondo originario, ma costituisce un nuovo fondo, con una nuova destinazione, accessibile soltanto per finanziare le stabilizzazioni di cui al comma 519 della finanziaria 2007. Di conseguenza l'originaria destinazione del primo fondo (le assunzioni urgenti in deroga al blocco del turn over) diventa oggi del tutto irrilevante con riferimento a quel 20% che oggi costituisce un fondo nuovo, autonomo e diverso.

Con specifico riferimento agli Ufficiali, la "Difesa" afferma che le assunzioni a tempo indeterminato (rectius in S.P.E.) degli Ufficiali non potrebbero accedere al fondo di cui al comma 519, in quanto si tratterebbe di assunzioni "funzionali" alla riforma della professionalizzazione, che dunque andrebbero effettuate solo con i fondi propri della professionalizzazione, e non con i fondi del comma 519.

Tuttavia, neanche tale assunto pare condivisibile. Innanzi tutto lascia perplessi il fatto che le assunzioni a tempo indeterminato degli ufficiali delle FFAA possano essere considerate istituto giuridico connesso alla riforma della professionalizzazione, visto che già all'epoca dei fatti (1 gennaio 2007) la riforma era compiuta, in quanto legata alla contingenza dell'abolizione del servizio di leva e alla riduzione dell'organico delle FFAA a 190.000 unità, dunque fisiologicamente temporanea, pensata e realizzata per la "graduale sostituzione leva con militari di professione" (si vedano in tal senso le norme istitutive di tale riforma: legge 14 novembre 2000, n. 331, decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, legge 23 agosto 2004, n. 226).

Inoltre, anche a volere riscontrare tale rapporto funzionale, ciò non toglie che le stesse assunzioni possano essere considerate altrettanto necessarie (al pari degli omologhi colleghi dell'Arma dei Carabinieri) pure con riferimento alla stabilizzazione dei precari, e ciò proprio in base alla ratio sottesa al comma 519.

D'altronde, non bisogna dimenticare che il comma 519 disciplina non le assunzioni tout court, bensì solo quelle mirate, appunto, alla stabilizzazione dei precari. In altri termini, se l'Ufficiale "militare di professione" è pure precario, non si vede per quale ragione non possa accedere alla stabilizzazione ex art. 519.

Peraltro è solo il caso, brevemente di accennare che il c. 95, L. 311/04, non fa salve solamente le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ma pure quelle connesse con la professionalizzazione dell'Arma dei carabinieri di cui all'articolo 3, comma 70, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

Queste ultime assunzioni, in particolare, intervengono a completamento del programma di sostituzione dei carabinieri ausiliari (di cui all’art. 21 della legge 28 dicembre 2001, n.448 e dell’articolo 34, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289), che dispone che in relazione alla necessità di procedere alla progressiva sostituzione dei carabinieri ausiliari in deroga a quanto stabilito dall’articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, è attivato un arruolamento di contingenti annui di carabinieri in ferma quadriennale.

Il successivo c. 96 art. 1 della L. 311/04 ha disposto, in deroga al divieto di cui al comma 95, per le amministrazioni ivi previste, apposito fondo per le assunzioni che si rendessero necessarie per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, asservendo l'autorizzazione alle modalità di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni.

Ha, infine, statuito al c.96 che nell’ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all’assunzione di cui al comma 97 è prioritariamente considerata l’immissione in servizio, in particolare, del personale necessario per assicurare il rispetto degli impegni internazionali e il controllo dei confini dello Stato, e degli addetti alla difesa nazionale.

Con ciò, pertanto, da un lato, ha escluso l'accesso al fondo di che trattasi al ruolo truppa tanto delle tre FFAA quanto dell'Arma dei Carabinieri, in quanto dotati di specifico fondo per le assunzioni connesse con la professionalizzazione dello stesso ruolo; dall'altro, ha riservato al personale del Ruolo Ufficiali sia delle FFAA che dell'Arma il beneficio di cui al c. 96, art. 1, L. 311/04.

Invero la finanziaria 2007 ha voluto estendere le risorse destinate alla stabilizzazione scorporando, in aggiunta, anche una porzione del già citato fondo, distinto ed autonomo istituito proprio per la riforma della professionalizzazione.

Di conseguenza, l'accesso al fondo ex comma 96 non può essere precluso in modo generalizzato alle Forze armate, ma al contrario costituisce una risorsa finanziaria a cui anche le FF.AA. (ed in particolare il ruolo ufficiali) possono accedere.

Ciò è comprovato anche dal successivo comma 97, che prevede, proprio con riferimento alle suddette autorizzazioni in deroga al c.d. blocco del turn over, che sia "prioritariamente considerata l'immissione in servizio degli addetti a compiti di sicurezza pubblica e di difesa nazionale" - peraltro ripercorrendo quanto già disciplinato dal riportato comma 55, articolo 3, L. 350/03 -.

Nel merito è solo il caso di accennare l'evidenza della frase che coinvolge le FFAA, e non già i soli corpi di polizia ad ordinamento militare (Arma dei Carabinieri e corpo della Guardia di Finanza); infatti, qualora il legislatore avesse voluto intendere gli appartenenti alle sole forze di polizia (tanto ad ordinamento civile quanto militare), gli sarebbe bastato citare gli addetti a compiti di sicurezza pubblica; tutto ciò, come è noto, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 57 del C.P.P.

Il legislatore ha, comunque, messo a disposizione ulteriori risorse (di cui all'art. 1, c. 417, 419, L. 296/07); a fortiori nella circolare del 24 marzo 2007 del Ministro per le Riforme e le Innovazioni nelle Pubbliche amministrazioni, si legge che le amministrazioni pubbliche non citate espressamente nel comma 519, in quanto sottoposte a specifiche disposizioni in materia di assunzioni ... adeguano i propri ordinamenti a quanto previsto dal medesimo comma 519 in termini di requisiti e modalità di assunzione, tenendo conto delle relative peculiarità e nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio.

Di più si sottolinea che la procedura di cui alla stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, prevede altresì (cfr: c. 526, art.1, L. 296/06) che tale procedimento si debba necessariamente estendere ai successivi due anni (2008, 2009); in questo caso, però le assunzioni devono essere garantite dai fondi strutturali del singolo Dicastero, come testimoniato dallo stesso D.p.c.m. 06.08.2008, che ha stabilito le assunzioni a tempo indeterminato di che trattasi con i fondi del singolo Ministero; con ciò legittimando l'ultroneità di riferimento al fondo di cui all'art. 1, c. 96, L. 311/04.

In tal senso è solo il caso di ricordare quanto espresso nel parere del Capo Ufficio Legislativo del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, Avv. Danilo DEL GAIZO, datato 05.12.2006 si legge: "...per le assunzioni in deroga autorizzate sempre per l'anno 2007 è, infine, considerata prioritaria l'immissione in servizio, tra gli altri, degli addetti al personale della difesa nazionale.

mercoledì 26 novembre 2008

AERONAUTICA MILITARE - La ristrutturazione della Difesa

22° "MESSAGGIO AL PERSONALE"
24.11.2008

Negli ultimi tempi su molti ed autorevoli organi di stampa si torna a parlare con insistenza di drastici tagli agli organici delle Forze Armate, con il conseguente ridimensionamento dell’intera struttura operativa, logistica, addestrativa ed amministrativa della Difesa.

I problemi di finanza pubblica e l’attuale momento storico di grande sofferenza dell’economia mondiale impongono la necessità di riequilibrare la spesa pubblica in tutti i suoi comparti, ivi compreso la Difesa, procedendo a riorganizzazioni anche profonde degli apparati statali.

Tale rivisitazione risulta particolarmente delicata per la compagine militare, poiché le Forze Armate, per assolvere ai molteplici e gravosi compiti affidatigli in Patria e all’estero, necessitano di una struttura efficiente, di mezzi moderni e di uomini e donne ben addestrati e fortemente motivati.

I vertici della Difesa e dell’Aeronautica Militare sono da tempo impegnati allo studio di soluzioni riorganizzative sostenibili dal punto di vista finanziario ed efficaci sotto il profilo qualitativo, senza dimenticare le aspettative e le necessità del personale.

In tale contesto deve essere inquadrato l’intervento nel recente Consiglio Supremo di Difesa del Sig. Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen S.A. Vincenzo Camporini, il quale ha tracciato le linee di indirizzo per trasformare l’attuale situazione di crisi in un’opportunità da afferrare, procedendo non a tagli indiscriminati delle Forze Armate ma attuando una seria ed efficace ristrutturazione.

Secondo quanto delineato dal Capo di SMD, perchè risulti un’occasione di crescita, il progetto dovrà essere volto al medio termine e quindi compiersi nell’arco della legislatura, completando la trasformazione dello strumento militare iniziata nel 1997.

Occorrerà inoltre procedere a una profonda revisione strutturale in un’ottica interforze, procedendo ad una riduzione degli Enti centrali, all’accentramento della logistica ed alla ristrutturazione dell’area tecnico – amministrativa.
Per quanto concerne il personale occorre preliminarmente evidenziare che il “modello a 141 mila” uomini per le F.A., paventato su alcuni giornali, risulta attualmente privo di fondamento; semmai una riduzione di circa 41 mila uomini sarebbe la conseguenza, nel medio termine, dei tagli cospicui ai reclutamenti previsti dalla finanziaria vigente. Comunque per realizzare qualsivoglia ristrutturazione nel campo del personale sarà necessario approntare norme di esodo agevolato, procedere ad un ridisegno delle carriere e ribilanciare i gradi; con i risparmi conseguiti si potranno studiare anche sistemi per riconoscere le aspettative degli uomini e delle donne con le stellette.

La Forza Armata intende cogliere l’occasione per accelerare il cammino verso una sempre maggiore efficienza ed efficacia, anche con approcci innovativi e comunque attraverso una grande attenzione al personale.

Allo stato attuale lo Stato Maggiore della Difesa sta lavorando con il contributo degli Stati Maggiori di F.A. all’architettura del progetto. Esso si configura oggi come una riforma sostanziale della struttura della Difesa, che per compiersi necessiterà del sostegno delle istituzioni e della fomulazione di specifici provvedimenti normativi del Governo e del Parlamento; tuttavia l’elemento determinante per il successo sarà il contributo del personale a tutti i livelli: gli uomini e le donne dell’Aeronautica Militare hanno lo spirito e le capacità per superare questo momento molto difficile della nostra storia e promuovere un futuro di rilievo.
Per agevolarne la partecipazione è intendimento del Signor Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica di tenere informato il personale sui passaggi fondamentali del processo di trasformazione in atto, attraverso la comunicazione interna.

Un collega scrive al SUPU

VERGOGNA!!!!!!!!!

Come si fa ad affermare che il precariato nel mondo militare è solo fittizio?
Quel signore che ha avuto il coraggio di fare simili affermazioni lo vada a dire a quei soldati che, dopo anni di ferma, non hanno visto trasformare il loro contratto a tempo indeterminato.
Cosa faranno nella vita di tutti i giorni?

Certo, hanno imparato l’uso del computer, la lingua inglese, l’uso delle armi, cioè tutti quei requisiti imprescindibili e inderogabili che ciascun aspirante lavoratore deve avere per accedere al mondo del lavoro e ricoprire un incarico consono alla sua formazione ma, di concreto, cosa potranno mai fare all’interno di: uno stabilimento industriale, un negozio, un ufficio, ecc. ?

Il prolungarsi della ferma li escluderà completamente dal mondo del lavoro e questi ragazzi, per sopravvivere e mantenere le loro famiglie, saranno costretti a trasformarsi in delinquenti, ladri, assassini, spacciatori e malavitosi.
Questa è la ricompensa di quella che un tempo chiamavamo patria e che oggi chiamiamo “seconda repubblica”.
Un paese rovinato dalle mazzette e dalla corruzione, dai servizi segreti deviati e dalla mafia, dove tutto è lecito, dove si pensa ad “ingrassare” deputati e senatori, lasciando il popolino nella miseria e nello sconforto.
Se pensate che io, con una professionalità elevata nel mio settore, dopo reiterati richiami alle armi sono stato completamente escluso dal mondo del lavoro e ridotto alla miseria, potete immaginare la fine che faranno i nostri uomini.

Sono stanco di sentire queste immense cazzate attraverso i mass media.
Il precariato nelle forze armate non è affatto fittizio e lo dimostrerò a tutta l’organizzazione militare pubblicando tutte le lettere ricevute dall’Amministrazione Militare in merito alla mia posizione di riservista che ha visto sfasciarsi il proprio rapporto di lavoro per colpa di pubblicità ingannevoli, leggi vecchie e difficilmente applicabili all’attuale contesto, errori commessi dalla Forza Armata.
Pubblicherò altresì le minacce ricevute dalla mia azienda, le prove che dimostrano il mobbing subito da ambe le parti e che mi hanno lasciato in una situazione di stasi, senza avere l’opportunità di lavorare.
Spero che questo sindacato me ne dia la possibilità altrimenti ho già tra le mani un quotidiano di rilevanza nazionale pronto a sparare le mie cartucce …

Non ho più nulla, non ho più niente da perdere e soprattutto sono stanco di vivere come una merda.

martedì 25 novembre 2008

Ci si dimentica dei precari in divisa

Ripubblichiamo una lettera ricevuta da un lettore che denuncia “il precariato” all’interno delle Forze Armate, la storia di tanti giovani volontari congedati. La testimonianza toccante di un padre, che certamente è comune a molti sardi e pertanto abbiamo deciso di pubblicarla.
******************
“I recenti concorsi banditi sia dal Ministero della Difesa che dal Ministero degli Interni, riservati ai soli volontari in ferma prefissata di un anno, escludendo i volontari congedati in ferma breve (VFB), riaprono la triste piaga di quanti, come mio figlio, sono stati congedati dopo aver prestato servizio per anni nella Marina Militare. Ancora una volta questi ragazzi devono subire un’ulteriore disparità di trattamento. Per questo, non posso, ma soprattutto non voglio, nascondere tutta la mia indignazione, con la consapevolezza di interpretare il pensiero sia dei genitori che dei ragazzi che come mio figlio hanno subito l’ennesima ingiustizia. Mi domando, come può lo Stato sbattere via questi ragazzi come cenci e ignorare la situazione di chi ha operato anche in territori stranieri, esponendosi a mille rischi per accrescere l’immagine di uno Stato, che li ha già dimenticati? Come può lo Stato collocare in congedo migliaia di persone senza le garanzie previste dalle norme sulla tutela dei diritti dei lavoratori? Queste sono le domande che mi pongo ogni giorno, alle quali non posso dare nessuna risposta. Vedo negli occhi di mio figlio, e degli altri ragazzi tanta amarezza e tanta delusione. In che cosa ed in chi devono credere, se viene a cadere l’unica certezza, che è quella di credere in uno Stato che garantisca uguali diritti per tutti? Quando hanno deciso di vestire l’Uniforme pensavano di entrare in una delle poche organizzazioni dello Stato dove non può esistere il precariato. E invece….Mentre da una parte, giustamente, si parla di stabilizzazione dei lavoratori precari dall’altra ci si scorda dei militare che da qualche anno sono andati a ingrossare il numero dei disoccupati. Molto rumore è stato fatto quando si è stabilizzato il personale precario storico di altri ministeri o delle Pubbliche Amministrazioni, ma quando si parla del personale delle Forze Armate scende un penoso silenzio. Queste persone oggi si trovano in un avvilente stato di disoccupazione.Per bloccare la “fabbrica dei precari” creatasi in conseguenza della professionalizzazione delle Forze Armate bisogna trovare accorgimenti efficaci. Sicuramente sono stati sottovalutati gli “effetti collaterali” di un disinvolto sfruttamento dei giovani militari, poi abbandonati a se stessi proprio da uno Stato chiamato a dirimere la deregulation selvaggia del mercato del lavoro. A me come genitore ed ai tanti altri genitori che si trovano nella mia stessa situazione altro non rimaneva da fare se non cercare di toccare le corde della sensibilità di chi ci governa. Infatti, a suo tempo ho posto il problema all’attenzione di tutti i componenti delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, nonché al Ministro ed ai Sottosegretari ed anche a diversi parlamentari sardi. Qualcuno ha risposto, altri hanno dichiarato il proprio impegno, forse l’hanno anche fatto, ma di concreto niente. Ed allora, è bene che chi si propone ad amministrare il Paese non pensi solo ai propri figli, ma anche ai figli di tutti noi, ai quali non può essere negato il diritto di crearsi un proprio futuro senza dover per questo mendicare un posto di lavoro”.
Antonio Dore

VOLONTARI: Un futuro senza certezza

La manovra finanziaria 2009 varata dal governo, che prevede tagli, restrizioni e sacrifici per tutti i cittadini, colpisce in modo cruento il pubblico impiego e, in particolare, il Comparto Difesa e Sicurezza.
L’uragano economico costruito da questo governo, colpisce ferocemente, e forse mortalmente, alcuni settori delicati dei due dicasteri. Nello specifico, vogliamo denunciare i pericoli che corrono le categorie più deboli e meno protette dalla legislazione corrente.
Attualmente la categoria priva di qualsiasi tutela e rappresentanza è quella dei volontari.
Cercheremo di non ripeterci, anche se siamo consapevoli dell’impossibilità, nel tentativo di analizzare ed evidenziare le problematiche della categoria che, con questa manovra finanziaria scellerata, si aggraveranno certamente.
Ma ancora peggio e certo, sarà la fine per molti volontari del loro servizio svolto per il Paese, in quanto i tagli che il Ministero della Difesa sarà costretto ad apportare, si ripercuoteranno inevitabilmente sulla loro condizione di precari.
Eravamo già intervenuti sulle tematiche che affliggono la classe dei volontari, analizzando la loro condizione economica e normativa. In particolare avevamo denunciato alcuni atteggiamenti vessatori, tenuti dalle gerarchie nei loro confronti, soprattutto in talune caserme del nord-est.
Avevamo ragione nel ritenere che non si trattasse di fenomeni episodici, bensì di un atteggiamento specifico che trae origine da una carenza culturale che si rifiuta di riconoscere il volontario come un professionista.
Questo perché continuano a giungerci ulteriori lagnanze e denunce, anche da parte di militari che svolgono servizio presso caserme, che sono state già oggetto di interrogazioni e visite di parlamentari delle passate Commissioni della Difesa.
Pressanti rimostranze ci giungono, in particolare, dalla Caserma sede dell’8° RGT Alpini, Battaglione Tolmezzo, con sede a Venzone (UD).
Tale reparto fu oggetto di alcune interrogazioni, dove si evidenziavano alcune carenze strutturali e la necessità di chiudere definitivamente la caserma di Cividale del Friuli e concentrare tutto l’8° RGT Alpini nella caserma di Venzone. In particolare, i volontari di stanza in detta caserma, oltre a vivere le difficoltà quotidiane che incontra la categoria su tutto il territorio nazionale, hanno problematiche specifiche derivanti dai difficili rapporti gerarchici.
Una questione che amareggia particolarmente il personale volontario, sono l’enormità di punizioni
comminate per futili motivi. Tale atteggiamento si ripercuote negativamente al momento che il volontario deve passare dalla rafferma al servizio permanente.
L’aspetto ancora più grave è la mancanza della possibilità, per molti volontari, di ottenere la cancellazione delle punizioni, dopo due anni di buona condotta, sia perché i responsabili gerarchici non trasmettono le domande al Ministero, sia perché in quelle che trasmettono danno un giudizio negativo.
Non riusciamo a capire, pur con tutta la buona volontà, perché ci sia questo accanimento generalizzato e senza alcuna distinzione nei confronti dei volontari.
Senza dubbio si ripercuote su di loro il mancato riconoscimento professionale, ma ancor più, la pessima abitudine che hanno le gerarchie di considerarli ancora come personale di leva.
Tra l’altro ci risulta che molti volontari in servizio permanente siano pregiudicati e che vengono anche inviati in missioni all’estero.
Su tale argomento è intervenuto ampiamente il procuratore militare Sergio Dini, il quale in una intervista ha denunciato l’aggravarsi del fenomeno di pregiudicati che, con l’auto certificazione, riescono ad entrare nelle forze armate e ci restano nonostante le condanne. Recentemente è intervenuto su queste tematiche pure l’ex Capo di Stato Maggiore Gen. Fabio Mini che, confermando e avvalorando quanto affermato dal magistrato militare, ha altresì definito il volontario si d’eccellenza ma un precario senza futuro, sostenendo inoltre che, una piccola percentuale di ufficiali superiori, poco o nulla hanno a che fare con l’operatività delle forze armate.
E’ palese che i volontari, quale ultimo anello della catena gerarchica subiscano le frustrazioni di parte delle gerarchie, vivendo con notevole difficoltà sia le relazioni con i superiori, sia il rapporto d’impiego con l’amministrazione.
Tali difficoltà oggettive, si ripercuotono inevitabilmente in casi di "mobbing" che, ovviamente, vengono negati e/o celati dai vari comandanti.
In conclusione di queste brevi note, vorremmo lanciare alcuni appelli.
Uno alle rappresentanze COIR e COCER, a cui fa riferimento il COBAR della caserma di Venzone, per appurare se il profondo malessere che vivono i volontari è stato recepito e trasmesso agli organi competenti. Ed eventualmente, nella loro autonomia rappresentativa, svolgere una indagine conoscitiva e denunciare alle autorità competenti il malessere e le problematiche che vivono giornalmente i volontari.
Un altro appello è indirizzato al Ministro La Russa, affinché svolga il suo ruolo politico di responsabile del dicastero, per permettere ai volontari di svolgere il loro lavoro con dignità, ma anche con le certezze di avere un futuro economico e professionale.
Un ulteriore richiamo lo rivolgiamo ai parlamentari delle Commissioni Difesa di Camera e Senato che, in qualità di organi di controllo e di indirizzo della politica militare, svolgano una indagine conoscitiva, non solo sullo stato attuale della funzionalità delle forze armate, bensì anche una autonoma inchiesta sulle reali condizioni economiche, professionali e di vita quotidiana a cui debbono sottostare i volontari.
I diritti fondamentali che la Costituzione riconosce a tutti i cittadini, militari compresi, competono anche ai volontari. Tali diritti non possono essere impunemente calpestati, anzi, essi vanno rispettati e applicati, altrimenti rischiamo di diventare una nazione dalla democrazia virtuale e non più reale.
Alberto Tuzzi

lunedì 24 novembre 2008

Pappalardo a Zapping di Radio 1 - Precariato Militare


Il Generale Pappalardo, alle ore 20:05 del 24 novembre u.s.; è intervenuto alla trasmissione radiofonica “Zapping” di Radio 1, condotta da Aldo Forbice.
Ha riferito che il precariato è entrato anche nelle Forze Armate. Si formano giovani, investendo rilevanti risorse. Si dà loro una preparazione adeguata, li si invia in ogni teatro di operazioni, anche all’estero, Afghanistan, Kosovo, Libano e poi, dopo 4 anni circa li si manda a casa.
La storia quindi si ripete con altri giovani. Invece di far permanere quelli che hanno già acquisito una esperienza, si preferisce formarne altri, con ulteriori spese. Un’assurdità.
Di fronte alla obiezione di Forbice che questo precariato era la conseguenza della sospensione del servizio di leva obbligatorio, il Generale ha replicato che la profesionalizzazione delle Forze Armata avrebbe richiesto quadri con profili professionali più elevati, che si possono acquisire solo con un servizio più duraturo.
Per questa ragione, il SUPU (Sindacato Unitario dei Pensionati in Uniforme) ha elaborato lo “Statuto dei lavoratori Militari”, dato che ormai nel mondo militare esistono solo professionisti.
E’ intervenuto il primo ospite, dott. Magnasco, che ha fatto presente che il precariato nelle Forze Armate è fittizio, perché i giovani vengono subito assorbiti nelle forze di polizia o in altre amministrazioni.
Il secondo ospite ha precisato che il problema è molto complesso e va approfondito.
Il terzo, il dott. Pasquino, ha commentato che la mobilità del lavoro investe tutti i settori. Per cui anche le Forze Armate non possono sottrarvisi.
Tutto ciò fa intendere che:
-la problematica del precariato militare non è percepita né dall’opinione pubblica, né dagli opinionisti;
-pochi sanno che i giovani che hanno terminato il servizio militare a tempo determinato non vengono assorbiti nelle altre amministrazioni dello Stato;
-la mobilità nelle Forze Armate sarebbe una catastrofe in quanto le trasformerebbe da esercito di leva in esercito mercenario.
Occorre intervenire nelle prossime trasmissioni di Zapping (Radio 1, ore 19,40 di ogni giorno) per chiarire la reale situazione dei giovani militari precari.
Il numero di telefono è 800.055.101.
Tutti possono chiamare, ma dato che vi verranno fatte domande precise e visti i tempi ristretti di una trasmissione radiofonica fatevi trovare preparati e concisi nella materia, non siate prolissi.

Gen. Antonio Pappalardo

Sito spiato

Siamo venuti a conoscenza che i Servizi Segreti leggono il nostro sito, come i responsabili degli Stati Maggiori Militari e Comandi Generali.
Questo fatto ci lusinga. Siamo certi che i colleghi in servizio informeranno correttamente il Ministro della Difesa sulla nostra tenacia nel tutelare gli interessi dei pensionati e dei precari.
Ci è stato promesso dal dott. Petri il tavolo di lavoro per discutere queste problematiche. Il dott. Petri è scomparso.
Non dubitiamo che il Ministro La Russa, che conosciamo come un uomo d’onore, manterrà lui la promessa e ci convocherà al Ministero.
Diversamente ci appelleremo agli organi di stampa e all’opinione pubblica.
Il Presidente del SUPU
Antonio Pappalardo

sabato 22 novembre 2008

COMUNICATO

Si rende noto che, per ragioni organizzative, la trasmissione televisiva "Annozero" di Michele Santoro verrà posticipata al giorno 29 gennaio 2009.
Di conseguenza la manifestazione/sfilata per i Fori Imperiali in uniforme, senza gradi e stellette, si svolgerà il giorno 4 febbraio 2009 con le stesse modalità.
Chiediamo a tutti i precari e pensionati di organizzarsi per giungere numerosissimi a Roma.
Cordialmente
Il presidente del SUPU
Gen. Antonio Pappalardo

venerdì 21 novembre 2008

MARINA MILITARE: Amm. La Rosa espone in Senato problematiche Forza Armata


Roma, 21 nov - Esubero ruolo marescialli, impossibilità di raffermare ufficiali e truppa in ferma prefissata, grave insufficienza personale civile, questione amianto e alloggi, sono i temi sui quali l'Ammiraglio La Rosa ha esposto, lo scorso 18 novembre, le criticità della Forza Armata e quello del personale, sia esso militare e civile, in Commissione Difesa del Senato. Capitoli di spesa incomprimibili senza mirati interventi legislativi, che riguardano principalmente il personale. L'Ammiraglio La Rosa poi "nel riferirsi alla questione della bonifica dall’amianto delle unità navali e dei luoghi di lavoro dove ancora si trovano strutture realizzate in eternit, osserva che non esiste alcuna forma risarcitoria per le vittime dell’amianto, mentre i vertici della Forza armata degli ultimi trenta anni sono coinvolti in procedimenti giudiziari presso diverse procure per non aver adottato misure di prevenzione nei confronti del personale imbarcato sulle unità navali, dove sino al 1992 l’amianto era massivamente impiegato, non essendone nota la pericolosità", mentre "l'andamento dei dati epidemiologici dell'incidenza di malattie asbesto-correlate è fonte di viva apprensione fra il personale della Marina militare, che percepisce inoltre con disagio una non adeguata attenzione in proposito da parte delle istituzioni."


martedì 18 novembre 2008

Militari e precariato

Gent.mo Direttore
Le faccio pervenire questa mia lettera con l’auspicio che Lei voglia concedermi un po’ di spazio nel suo pregiatissimo giornale.
I recenti concorsi banditi sia dal Ministero della Difesa che dal Ministero degli interni, riservati ai soli volontari in ferma prefissata di un anno, escludendo i volontari congedati in ferma breve (VFB), riaprono la triste piaga di quanti, come mio figlio, sono stati congedati dopo aver prestato servizio per anni nella Marina Militare.
Ancora una volta questi ragazzi devono subire un’ulteriore disparità di trattamento. Per questo, non posso, ma soprattutto non voglio, nascondere tutta la mia indignazione, con la consapevolezza di interpretare il pensiero sia dei genitori che dei ragazzi che come mio figlio hanno subito l’ennesima ingiustizia.
Mi domando, come può lo Stato sbattere via questi ragazzi come cenci e ignorare la situazione di chi ha operato anche in territori stranieri, esponendosi a mille rischi per accrescere l’immagine di uno Stato, che li ha già dimenticati?
Come può lo Stato collocare in congedo migliaia di persone senza le garanzie previste dalle norme sulla tutela dei diritti dei lavoratori?
Queste sono le domande che mi pongo ogni giorno, alle quali non posso dare nessuna risposta.
Vedo negli occhi di mio figlio, e degli altri ragazzi tanta amarezza e tanta delusione.
In che cosa ed in chi devono credere, se viene a cadere l’unica certezza, che è quella di credere in uno Stato che garantisca uguali diritti per tutti?
Quando hanno deciso di vestire l’Uniforme pensavano di entrare in una delle poche organizzazioni dello Stato dove non può esistere il precariato. Ed invece….Mentre da una parte, giustamente, si parla di stabilizzazione dei lavoratori precari dall’altra ci si scorda dei militare che da qualche anno sono andati ad ingrossare il numero dei disoccupati.
Molto rumore è stato fatto quando si è stabilizzato il personale precario storico di altri ministeri o delle Pubbliche Amministrazioni, ma quando si parla del personale delle Forze Armate scende un penoso silenzio.
Queste persone oggi si trovano in un avvilente stato di disoccupazione.
Per bloccare la "fabbrica dei precari" creatasi in conseguenza della professionalizzazione delle Forze Armate bisogna trovare accorgimenti efficaci.
Sicuramente sono stati sottovalutati gli "effetti collaterali" di un disinvolto sfruttamento dei giovani militari, poi abbandonati a se stessi proprio da uno Stato chiamato a dirimere la deregulation selvaggia del mercato del lavoro.
A me come genitore ed ai tanti altri genitori che si trovano nella mia stessa situazione altro non rimaneva da fare se non cercare di toccare le corde della sensibilità di chi ci governa. Infatti, a suo tempo ho posto il problema all’attenzione di tutti i componenti delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, nonché al Ministro ed ai Sottosegretari ed anche a diversi parlamentari sardi.
Qualcuno ha risposto, altri hanno dichiarato il proprio impegno, forse l’ hanno anche fatto, ma di concreto niente.
Ed allora, è bene che chi si propone ad amministrare il Paese non pensi solo ai propri figli, ma anche ai figli di tutti noi, ai quali non può essere negato il diritto di crearsi un proprio futuro senza dover per questo mendicare un posto di lavoro.
Antonio Dore

Lettera al Capo di Stato Maggiore della Difesa

Signor Capo di Stato Maggiore,
noi genitori degli Ufficiali Precari delle Forze Armate, con la presente desideriamo ricordarle l’esistenza di tanti precari ed Ufficiali, recentemente appartenuti alle Forze Armate, nonostante l’oblio cui appaiono essere stati avviati nei media e nelle istituzioni.
La maggioranza di essi, era inserita negli organici della Marina Militare. A tutti, si sono uniti recentemente, ultimi ma non perché ultimi, anche gli appartenenti all’Arma dei Carabinieri. Sono pochissimi, il loro numero assomma a poche centinaia.
Costoro, sono diventati precari, nel momento in cui, sono stati allontanati con il congedo dalla professione, nonostante il contenuto di una norma di legge, licenziata dal Parlamento di questa Repubblica, eletto dal Popolo Italiano, promulgata dal Suo Presidente, e anche Capo delle Forze Armate, prevedesse per gli Ufficiali precari, il trattenimento obbligatorio in servizio, in via prioritaria da parte dell’Amministrazione militare, nelle more della conclusione delle procedure di stabilizzazione.
Congedati, ormai precari, veterani a concorsi SPE, per inadeguatezza o carenza di disposizioni atte e vincolanti a rendere uguale nei diritti qualunque Cittadino militare e non, di questa Repubblica, costoro non hanno beneficiato del trattamento di "fine rapporto", riferito all’intera durata del periodo lavorativo intercorso con l’Amministrazione militare, in quanto "non spettante", ma a buon diritto corrisposto per i restanti settori della pubblica amministrazione "civile" dello Stato, il quale bontà sua! attraverso i suoi responsabili, pare beatamente ignorare, di procedere a più velocità, nell’era della globalizzazione.
Erano le prime avvisaglie degli effetti da " fuoco amico".
Però, che bei tempi, Generale! quelli in cui, l’immortale imperatore dei Francesi, amava affermare che nello zaino di ogni soldato del suo Impero, c’era un bastone di Maresciallo (di Francia), riaffermando contemporaneamente sotto i cieli dell’impero, l’antico e buon diritto latino.
Sicuramente ci sarebbero stati meno concorsi a quiz, più vocazioni a disposizione ed una gran cavalleria.
Nel proseguo, dopo il reinserimento a calci nella vita "civile" riservato dal " fuoco amico" tricolore, i Nostri reduci, sono stati oggetto del tiro proveniente sempre dalle solite trincee. Questa volta le salve erano a forcella, e si udivano da casa… ooh! se si udivano, Signor Generale!, provenivano tutte dall’ufficio del lavoro, che non poteva iscrivere nelle liste di collocamento, persone che non avevano reso attività lavorativa a loro dire "civile", né era consentito in conseguenza, a chicchessia, di accedere ai benefici, giustamente accordati ad altri, ad esempio agli extracomunitari per il lavoro "civile" da essi reso, e finalizzati ad ottenere un lavoro commisurato a quello perduto.
Ci creda, Signore, nelle nostre case eravamo tutti impressionati dal livello tecnologico raggiunto dal " Nautilus/Stato", che grazie ai meriti ed alle previsioni della nomenclatura che lo dirige, ha permesso per anni di occultare così bene, senza la necessaria trasparenza, dalla vista di tutti, l’attività svolta da tanti improvvidi aspiranti capitani"Nemo".
La pax senza condizioni, imposta ai congedati da tante forze soverchianti, si manifestava negli effetti sotto forma di pallini da caccia piccoli, piccoli, (altrimenti non sarebbe pax ), sparati a volontà e alzo zero, che raggiungevano le spalle, di questi uomini che risalivano senza speranza, le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza, nel momento in cui, l’occhiuto ufficio del lavoro dell’amministrazione civile (sempre dello Stato), negava loro l’indennità di disoccupazione, con un militaresco " non spettante".
Non Le chiederemo perciò, Signor Generale, cosa ci sia di giusto o meno, in questo affaire del "precariato militare", non ricerchiamo capri espiatori, sono già abbastanza quelli che per leggerezza o premeditazione sono stati prodotti.
L’affaire Dreyfus docet.
Portatori di danni devastanti nella loro vita personale, moltissimi di Loro, non trovano lavoro per il semplice fatto che l’attività militare precedentemente svolta e costata fior di soldi del contribuente per corsi di formazione ed addestramento, non è riconducibile per la gran parte, ad altra attività civile; straordinariamente, pur avendo frequentato le Accademie per un periodo pur limitato, Essi non possono
accreditare il loro curriculum presso le università perché l’attestazione dell’attività svolta e della formazione ricevuta, è stata definita immisurabile, da chi la riceveva.
Con le speranze di un futuro migliore infrante sul muro dei concorsi SPE a Foligno, ad Ancona, buon ultimo quello RS Aeronautica di Guidonia annullato per copia dei quiz, un miserrimo numero di fortunati ha potuto intraprendere una nuova professione, tanti altri devono accontentarsi facendo: il cameriere o l’operaio negli agriturismi, mentre imbarcano sulle navi civili, da ex ufficiali oibò!, in sordina, come mozzi o finiscono dietro le quinte delle cooperative destinate alla sicurezza degli aeroporti civili.
Solo la ferrea educazione all’amore per l’Italia, ricevuta presso le loro Case, consente ad Essi di mantenere la dignità e fierezza di essere assurti al grado di Ufficiale al servizio della propria Patria, nell’intima convinzione che da tale " status" non ci si congeda mai, né a chicchessia è consentito darlo.
Ma anche a digiuno sanno marciare, soprattutto non accattano, come afferma qualche spocchiosa vulgata d’elite. La gente che li incontra per strada, apprende pian piano il trattamento subito, è stupefatta, chiede, non comprende, non reputa possibile certi accadimenti, ma dove siamo! perché non si ricerca una soluzione?
Presto saprà tutta l’Italia.
Vero è che questi soldati, da buoni soldati che sono stati, non demorderanno mai, qualche insegnamento l’hanno ben ricevuto! Senza tregua saliranno agli scranni dei tribunali di ogni ordine e grado di questa Repubblica fino a quelli in Europa, ed i giudici che vi siedono, saranno chiamati ad emettere via, via i loro verdetti ai ricorsi presentati dai nostri Figli.
Sarà una grande parata attraverso un tempo galantuomo.
Al termine niente sarà più come prima, né ci saranno vincitori e vinti tra i contendenti.
Poichè in questo tempo non si ricercano modi costruttivi e concreti tesi a soddisfare i torti subiti da uomini, per inadempienza di altri. Tutti insieme, pur pochi, non daremo tregua, affinchè altri non abbiano a godere questo pane salato che a piene mani è stato distribuito.
Lo grideremo ogni dove, civilmente e nelle forme consentite.
Infine, prendendo anche noi, congedo da Lei, Signor Generale, vorremmo rendereLe testimonianza oculare di un fatto accaduto recentemente all’interno di un perimetro militare, in occasione della visita resa ai propri commilitoni, da un sottufficiale ormai in congedo.
Nella circostanza, presenti altri graduati, dopo i convenevoli, il sottufficiale, con una vita al servizio della Patria, libero dal rapporto gerarchico, ma non dal riguardo per il superiore, chiese al comandante presente: "Comandante, perché non abbiamo saputo infondere ai nostri ragazzi l’amore per la nostra Arma? Dove abbiamo sbagliato?"
Signor Generale, se lo desidera può contribuire anche Lei, a dare risposta a quest’ultimo quesito?
Restiamo disponibili a dare un nostro contributo, e nel contempo scusandoci per il tempo indebitamente sottrattoLe, giungano Signor Generale i migliori auguri per il Suo Lavoro.
Viva sempre l’Italia.
San Giorgio a Cremano, 18.11.2008
Antonio Curcio
Rappresentante dei Genitori degli Ufficiali Precari FF.AA.

lunedì 17 novembre 2008

Giovedì 29 Gennaio 2009 - ore 21:00 - RAI DUE: "ANNOZERO"


Una trasmissione dedicata al precariato militare e forze di polizia, è quello che ha ottenuto il Generale Antonio Pappalardo, Presidente del SUPU, da Michele Santoro.

sabato 15 novembre 2008

Proposta di Legge (Fase iter Camera: 1^ lettura)

On. LOMONTE e altri: "Norme sulla tutela della libertà e della dignità dei lavoratori militari e sulla tutela e la rappresentanza degli interessi economici e normativi del personale militare" ( 1886 ).
(presentata il 10 novembre 2008, annunziata l'11 novembre 2008)

venerdì 14 novembre 2008

Soldati: professionisti dimenticati

Nel libro “Soldati” di Fabio Mini (Einaudi, 2008), che è stato Capo di stato maggiore del Comando Nato (forze del Sud Europa) e al vertice della Kfor in Kosovo (forza militare di pacificazione), si descrive l’attuale situazione del mestiere del soldato con le relative problematiche legate alla sicurezza dei cittadini e delle famigerate operazioni umanitarie.

Infatti l’apparato di 186.668 soldati italiani non serve più a difendere le frontiere e non si sa nemmeno da chi possa venire la vera minaccia. Non esistono più problemi nazionali e almeno in Europa le forze armate andrebbero integrate. Fabio Mini, dall’interno della macchina militare ci svela i retroscena e gli aneddoti dei nuovi professionisti della sicurezza: il soldato che non è più soltanto un guerriero, un tecnico o una spia dell’intelligence. Spesso è un precario fra molti mercenari, mandato a uccidere e morire da generali e ammiragli alle prese con bilanci e poltrone. E la dilagante burocratizzazione politicizzata fa aumentare i rischi relativi alla sicurezza dei milioni di cittadini italiani, europei ed occidentali.
Comunque mi sembra giusto citare un aneddoto molto “crudo” di vita militare raccontato da questo testimone d’eccezione: “La capacità di sopportazione e l’abilità di sopravvivenza dei soldati superano ogni immaginazione. Di questo ne hanno sempre approfittato i politici disattenti e anche i comandanti fanatici o soltanto ambiziosi. Nel deserto del Mojave, in California, nel 1980 partecipai a una missione di recupero di una squadra di marines lasciati, per sbaglio o arroganza, in pieno deserto per sette giorni con un litro d’acqua a testa. Li ritrovammo completamente disidratati ma vivi, in buche profonde quasi tre metri. Invece di pattugliare il deserto, come il loro comandante aveva ordinato, e di rimetterci la pelle, come lui avrebbe voluto, cercarono tra le sassaie un pezzo di terreno più morbido e si misero immediatamente a scavare. Più in fondo andavano e più potevano trovare refrigerio di giorno, ripararsi dal rigore del freddo notturno e sfruttare le differenze di temperatura per far condensare l’umidità e berla a gocce”.
Vorrei terminare con la risposta di Fabio Mini, alla domanda di una giornalista e madre israeliana che aveva perso un figlio soldato in guerra, che le chiedeva perché gli uomini e i militari non sembrano mai stanchi di combattere . “Per il commercio di nuove armi… Per brama di potere… Anche, ma non solo. Potrei lanciarmi in una dissertazione sulla natura umana rivolta al male o al bene… L’anelito alla libertà, la guerra all’ingiustizia, la guerra per la stessa pace, ma di fronte a chi ha perso un figlio soldato anche le ragioni più nobili rischiano di esaltare indirettamente la guerra, di cadere nella retorica e di offendere. La verità del nostro tempo è che combattiamo perché tolleriamo un sistema che tende all’ineguaglianza e all’insicurezza, perché chi ha la forza non ha il cervello e chi ha il cervello non ha la forza di sviluppare altri mezzi e strumenti di regolazione della sicurezza mondiale. Combattiamo perché non abbiamo voglia e fantasia di pensare in modo diverso, perché siamo pervasi dalla paura di perdere ciò che abbiamo e non spinti dal desiderio di ottenere ciò che di migliore offre la vita. Poi, se non bastasse, combattiamo male perché sono cambiati i parametri della guerra, e perché ancora ragioniamo in termini di vittoria e sconfitta… Perché usiamo armi e strategie sbagliate e via via, con l’aumentare dell’arroganza politica e della forza militare, diventiamo più impotenti e stupidi”.
Combattiamo perché una pulsione calda e profonda ci chiede di vincere, dominare e conquistare, e noi dobbiamo lottare e a volte uccidere o morire per contraccambiare il suo amore.

P.S. Erodoto affermava che la guerra è la madre di tutte le cose, e in un certo senso questo avviene ancora oggi, poiché internet e molte altre tecnologie di oggi sono il risultato degli ingenti investimenti monetari nei laboratori di ricerca militari (internet doveva servire alle comunicazioni militari in caso di guerra nucleare).

Lettera al Direttore del TG4: Dr. Emilio Fede

Gentilissimo Direttore,
Le rivolgo queste poche righe, con vera emozione, essendo un assiduo telespettatore di Retequattro ed in particolare del TG4.
Sono un genitore di un ufficiale precario soggetto al "fuoco amico" dell’Amministrazione della Difesa, nella veste di rappresentante di tanti genitori di giovani che hanno tal sventura.
Come si dirà esistono i precari della Difesa?
Signorsì! Signor Direttore esistono! Esistono! anche se non appaiono, perché vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole.
Congedati dagli Alti Comandi, non stabilizzati, senza stellette, essi sono ormai civili che non hanno i diritti dei civili, perdono i ricorsi, non assurgono al pubblico nei media, e non frequentano la piazza tanto cara ad altri, patiscono l’indifferenza di tanti giornalisti e conduttori radical chic, proni a recitare giaculatorie davanti all’altare della "ricerca" ritenuto vilipeso dalle annunciate riforme governative.
Si parla tanto di sprechi nella pubblica amministrazione; ecco allora, Direttore, un esempio lampante di ciò che viene gettato ai pesci a suon di quattrini del contribuente: ragazzi vincitori di pubblici concorsi con esperienze e professionalità conseguite in anni di lavoro; inoltre si continua a bandire nuovi concorsi per assumere altri ufficiali usa e getta.
Che senso ha tutto questo?
Il Ministro Brunetta conosce tutto ciò?
Siamo preoccupati Direttore…e come non dovremmo esserlo visto che il comma 519 della Finanziaria 2007 dispone espressamente che gli unici lavoratori della pubblica amministrazione da trattenere in servizio, prioritariamente, nelle more delle procedure di stabilizzazione siano proprio gli Ufficiali in ferma prefissata delle Forze Armate.
C’è un colpevole di tale violazione della Legge?
Si parla tanto di un aiuto ai giovani per inserirsi nella società; perché costringerli a ricorsi interminabili nei Tribunali a costi elevati?
Che cittadini delusi avremo un domani?
Da ex appartenenti alle Forze Armate, da cittadini di questa civilissima Repubblica, i nostri ragazzi non si faranno imporre forche caudine di alcun genere e grideranno civilmente, con forza e con i mezzi consentiti dalla legge, l’ingiustizia patita e possibile in ogni luogo possibile.
Noi saremo sempre al loro fianco e saremo sempre la loro voce.
Raccoglieremo tante testimonianze sulla via crucis inflitta loro, affinché sia resa conoscenza ed insegnamento ad altri, attraverso la pubblicazione di un libro.
Signor Direttore ci rivolgiamo a Lei, perché siamo certi che comprenderà la situazione meglio di altri, essendo figlio di un militare e, in quanto tale, portatore di valori di attaccamento alla nostra bella Italia.
Lei ci dirà perché non vi rivolgete al Ministro della Difesa cui compete per legge il Dicastero? È stata cosa vana e inutile, in quanto abbiamo avuto la netta sensazione che il Ministro La Russa (che delusione per noi che siamo stati suoi grandi sostenitori!!) è alla completa mercè dei Capi di Stato Maggiori, veri padroni del Ministero della Difesa!!!
Le alleghiamo perciò il documento che abbiamo inviato al nostro amatissimo Presidente del Consiglio, nella speranza che sia data voce e giustizia a chi non ne ha.
Antonio Curcio

martedì 11 novembre 2008

Forme di protesta per il 4 Febbraio 2009

Il SUPU ha in animo di organizzare alcune forme di protesta in Roma e in altre località, ove ritenuto opportuno, per protestare contro l’iniquo trattamento riservato ai lavoratori militari precari, e ai pensionati con le seguenti modalità:

Data: 4 Febbraio 2009, dalle ore 09,00 alle ore 19,00
Luogo: Roma o altre città

Forme di protesta:

- allestimento di uno stand in via del Corso o piazza Montecitorio (se in Roma) o in altre città contemporaneamente, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dei precari e dei pensionati militari con una corretta campagna di informazione. Nella circostanza si distribuirà materiale informativo (fra cui lo “Statuto dei Lavoratori Militari”) e si provvederà a promuovere il rinnovo della tessera per l’anno 2009 sia per i pensionati che per i precari. Nell’occasione saranno esposte tabelle con le relative proposte e con eventuale raccolta di firme sui seguenti quesiti:
1) accettate il precariato nelle Forze armate?
2) accettate l’impiego del personale in ausiliaria e quiescenza nel campo della sicurezza del Paese?
3) accettate l’impiego del personale militare precario per arginare le attuali emergenze nel nostro Paese?
4) altre proposte da voi suggerite;

- manifestazione con sfilata per via dei Fori Imperiali con i precari in uniforme senza stellette;
Alla manifestazione saranno invitati parlamentari, autorità varie, stampa e TV. Abbiamo già ottenuto il sostegno del Movimento per l’Autonomia (MpA) e della UIL. Chiederemo l’appoggio anche degli altri partiti e sindacati.
Gli interessati debbono far pervenire le loro adesioni entro il 28 Gennaio 2009, dichiarando grado, nome e cognome e se portano con loro l’uniforme, al seguente indirizzo elettronico: sicurezzacittadini@libero.it
Occorre fornire i dati tempestivamente per le necessarie autorizzazioni di polizia.

P.S.: Questo documento è una bozza. Chi vuol fornire altre idee è libero di farlo. Se congruenti, saranno accolte.

Il Presidente
Antonio Pappalardo

Occorre rispondere all’arroganza!!!

Di fronte all’arroganza del dott. Petri, Capo della Segreteria particolare del Ministro della Difesa, che a luglio ci ha promesso di istituire un tavolo di lavoro per discutere sul precariato nelle Forze Armate, e che da quel giorno non ci ha degnato più di alcuna risposta, occorre reagire.
Invito il personale precario di ogni ordine e grado di inviare la propria adesione ad una manifestazione da svolgere in Roma nel mese di dicembre, in Via dei Fori Imperiali.
L’adesione può essere data al seguente indirizzo di posta elettronica info@supu.it oppure riservatamente a: SUPU, via Po 162, 00198 - Roma.

lunedì 10 novembre 2008

RADIO SICUREZZA: Intervista esclusiva all'On. Francesco BOSI (UDC)

Il suo partito è sempre stato molto sensibile al tema della sicurezza e si è sempre schierato dalla parte delle forze dell'ordine. Ormai da anni però vengono destinate poche risorse al Comparto Sicurezza qualunque sia il Governo in carica. Perché non si riesce a destinare fondi sufficienti alla forze dell'ordine? E che cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi mesi? (E-mail inviata da Gianluca da Torino)
Sicuramente l'autore della mail ha ragione. C'è questo trend di contenimento della spesa pubblica che riguarda in verità tutti i Comparti, però credo che le questioni della Sicurezza e della Difesa debbano stare al riparo dai tagli di risorse. Bisogna stare molto attenti a come si procede perché al momento questi tagli hanno determinato contraccolpi negativi sulle forze dell'ordine e sulle forze armate. Si tratta, infatti, di strutture che hanno bisogna di certezze sui tempi e sui numeri e non possono essere di anno in anno rimesse in discussione per evitare che si generino inefficienze. Bisogna mettere al riparo questi Comparti dagli andamenti delle Finanziarie e dalle esigenze di far quadrare il bilancio. A questi settori devono essere date continuità e certezza perché quando si cominciano a togliere le risorse con tagli quasi sempre mirati sul personale, significa buttare all'aria un sistema organizzato e pagare delle conseguenze altissime, forse non nell'immediato ma sicuramente nel giro di qualche anno.
Alla Camera è passato il provvedimento riguardante la specificità delle forze dell'ordine. Come giudica questa misura e quali altre eventuali migliorie vorrebbe apportare? (E-mail inviata da Enrico da Prato)
A dire la verità la questione della specificità è sempre esistita. Il Comparto Sicurezza e Difesa è sempre stato tenuto fuori dal resto del pubblico impiego perché si tratta di attività di servizi particolari e speciali che li differenziano fortemente dagli altri. Quindi, l'errore è stato nel famoso decreto fiscale di Tremonti (approvato a fine luglio) di non contemplare questa specificità che poi è stata recuperata con l'approvazione di emendamenti anche da parte nostra e così si è ricostruito un quadro di normalità. Quindi non c'è nulla di eccezionale, perché questa è e deve essere la normalità. Basti un esempio per tutti: quando si penalizzano le assenze per malattia ad un dipendente pubblico civile dello Stato o degli enti locali o di qualunque altro comparto che non usufruisca di una indennità di servizio, sostanzialmente non sono penalizzati per niente. Quelli, invece, che nella loro retribuzione vedono quella parte dell'indennità di servizio che corrisponde a quasi la metà della retribuzione, se gli tagli quella gli dimezzi lo stipendio. E questa è una profonda ingiustizia, non si possono trattare allo stesso modo situazioni così diverse.
Il provvedimento sulla specificità ha suscitato diverse opinioni molto contrastanti tra loro. C'è chi l'ha considerato una svolta storica, oltre che un giusto riconoscimento, e chi lo ha considerato come uno “spot del Governo” visto che manca la necessaria copertura finanziaria. Lei che idea si è fatto a riguardo?
Io ho una sufficiente esperienza di vita parlamentare e di Governo, essendo stato anche Sottosegretario alla Difesa, per sapere che l'importante è fissare i criteri ed i principi perché, poi, le risorse si trovano e, comunque, ci sono mille occasioni per reperirle. Il nostro compito è fissare principi e diritti e questo è stato affermato con quella norma sulla specificità che è stata approvata.
Da troppi anni ormai si parla di Riforma della Rappresentanza Militare, ma poi nessuno fa nulla. Qual'è la posizione dell'Udc sull'introduzione del sindacato nelle forze armate? Siete favorevoli o contrari? (E-mail inviata da Mario da Udine)
Sono contrario al sindacato nelle forze armate perché anche qui c'è una specificità delle quale bisogna tener conto. Ci sono elementi di natura gerarchica ed elementi di carattere tipicamente militare che non possono essere trasportati su altri piani. Credo che il Cocer sia ancora oggi uno strumento importante; eventualmente alla luce dell'esperienza di questi anni si può vedere di apportare dei piccoli aggiustamenti laddove si è visto che le cose non funzionano. Ma ben altro è parlare di sindacalizzazione che per me rimane antitetica con lo status di militare.
Com'è il clima in Commissione Difesa alla Camera? Anche lì si risente delle tensioni che ci sono a livello di politica generale o riuscite a portare avanti i lavori senza ostruzionismi particolari?
Assolutamente no. Il clima che si è instaurato in Commissione Difesa è molto diverso da quello che si respira a livello nazionale. Tra l'altro non è una novità perché tradizionalmente funziona sempre così. Tutti hanno la percezione che le forze dell'ordine e le forze armate rappresentano anche il simbolo dell'unità nazionale e, quindi, anche quando emergono pareri discordanti si discute con grande serenità e serietà su queste problematiche.
Si sta muovendo qualcosa per risolvere il problema del precariato nelle forze armate (in particolare per quanto riguarda gli ufficiali precari)? E sul riordino delle carriere cosa ci può dire? (E-mail inviata da Franco da Roma)
Sul precariato nelle forze armate qualcosa si farà e penso che riusciremo a risolvere il problema. Certo si vive con maggior ansia la questione perché c'è questo taglio alla spesa. Il meccanismo che c'era era quello di poter poi alla fine mettere a ruolo un numero abbastanza consistente di persone. Quando si bloccano, come è accaduto recentemente, il reclutamento e poi l'addestramento si reca indubbiamente un danno a tutto la struttura organizzativa e tra i danni c'è anche quello di coloro che acquisiscono lo status di militari o di ufficiale dell'Arma poi se ne devono andare via. Siamo tutti consapevoli che debbano essere fatti degli sforzi e sono moderatamente ottimista. Sul riordino delle carriere, invece, mi sembra presto perché il discorso è stato appena avviato ed è stato messo all'ordine del giorno e, quindi, sarebbe prematuro fare delle previsioni. Comunque, io confido in un clima buono. Sicuramente è migliore rispetto a quello che c'era nella scorsa legislatura quando in Commissione Difesa c'erano presenze antimilitariste che a volte creavano delle turbative. Ora mi sembra che grandi differenze non se ne trovino e che ci sia da parte di tutti i membri della Commissione la consapevolezza di dover cercare nei limiti del possibile le soluzioni più confacenti alla salvaguardia della forza e dell'efficienza del Comparto Sicurezza e Difesa.
Quali sono le prossime iniziative che l'Udc ha in programma in tema di Sicurezza?
Noi vogliamo capire bene dal Governo cosa si vuol fare delle forze armate sia a livello interno che a livello internazionale. Promuoveremo un convegno per capire cosa bolle in pentola perché in effetti il taglio di risorse che è stato fatto è molto forte: siamo scesi per la prima volta nella storia italiana attorno allo 0,8% del Pil per le forze armate che è un numero inferiore a tutti Paesi più importanti e industrializzati che sono anche nostri partner nelle organizzazioni internazionali. Cerchiamo delle forme di razionalizzazione che facciano risparmiare, però non tocchiamo tutte le volte il “modello”, sennò non avremo mai la garanzia dell'efficienza delle forze armate. Stabiliamo quante risorse servono al Comparto e poi però lasciamolo in pace il più a lungo possibile al riparo da tagli, modifiche ed “irruzioni” di vario tipo.

sabato 8 novembre 2008

“Le Regole del Gioco”

Lettera a Feltri 07.11.08

Gentile Direttore,
due pugili, prima di scazzottarsi, vengono chiamati al centro del ring, dove l’arbitro ricorda loro le regole del gioco: niente colpi bassi e alla nuca, nessuna trattenuta. I militari, in questo dopoguerra, sono stati portati nel ring per la lotta della vita, come tutte le altre categorie sociali. Ma, al momento del rispetto delle regole, hanno avuto le mani legate e, per giunta, dietro la schiena. Per cui hanno preso pugni in faccia da ogni parte, senza potersi difendere. Hanno avuto sottratto tutti quei riconoscimenti per il particolare servizio che rendono. E nessuno è intervenuto per chiedere ciò che ad essi spetta per una scelta di vita in cui nemmeno ai familiari è riconosciuto un’autonomia lavorativa e culturale. Lo Stato garantisce la sicurezza nell’ambiente di lavoro a tutti i cittadini. Ciò non può essere fatto nei confronti dei militari. Il loro rischio bellico non può essere limitato. Che fa , diciamo al nemico di spararci con le pallottole di gomma? Tanti anni fa, insieme ad una Compagnia di Allievi Ufficiali, giunti a Roma da Modena per la sfilata del 2 giugno, incrociammo alcuni giovinastri, di una ben individuata sottocultura, alimentata dalla sinistra, che aveva in odio bandiere, tricolore, sentimenti di amor patrio. Costoro si misero a sghignazzare e a irriderci. Il Capitano, che ci comandava, sguainò la sciabola, che purtroppo è solo di abbellimento. Ma quei cagasotto non capirono che il gesto era meramente simbolico e se la diedero alle gambe. Ecco il vero problema: quando i militari debbono difendere dall’arroganza e dal vituperio i valori e i simboli della Patria, non hanno i mezzi per poterlo fare.

Taluni pseudo giornalisti o indagatori da strapazzo, tirano fuori le falsità più gravi per colpirli. Come è accaduto l’altro giorno in una trasmissione televisiva di La7, proprio il 4 novembre, festa delle Forze Amate. Ci hanno accusato di essere dei fannulloni. Se facessimo un’indagine noi sulla laboriosità e correttezza di alcuni giornalisti, altro che casta! Noi purtroppo siamo tenuti al riserbo. Dobbiamo morderci le labbra e tacere. E su questa debolezza dei militari molti ci inzuppano il pane. Taluni vertici militari, protesi ad avere prebende e ulteriori incarichi anche a fine carriera, non hanno avuto il coraggio di reagire rispondendo nei modi dovuti. Una volta, un Presidente della Repubblica mi disse di ingoiare il rospo, nel senso che dovevo accettare una ingiustizia. Lo mandai a farsi benedire. E i politici, abituati a militari con la coda fra le gambe, si stizzirono. Cercarono di colpirmi alla schiena, non avendo il coraggio di farlo di fronte.

Ma l’altro giorno, si è verificato un fatto straordinario. Il nostro Sindacato dei militari e poliziotti in congedo, il SUPU, il Comitato dei Precari delle Forze Armate, alcuni esponenti di AssoArma e dell’ANUPSA, hanno presentato alla Camera dei Deputati un documento, lo “Statuto dei lavoratori militari”, che il Gruppo Parlamentare del Movimento per l’Autonomia, ha trasformato in proposta di legge. Il Capo gruppo dell’MpA, on. Lo Monte, ha dichiarato che il senso della proposta è quello di colmare un vuoto legislativo che si è aggravato con l´abolizione del servizio di leva obbligatorio e la trasformazione delle Forze armate in esercito professionale. Un vuoto che rende complessa e precaria la tutela giuridica dei militari in tutte le fasi della loro carriera, dall´arruolamento al pensionamento. Gli appartenenti alle forze dell´ordine debbono godere di diritti e di tutele al pari degli altri lavoratori. E’ stato espresso l’impegno a far calendarizzare al più presto il provvedimento, intorno al quale si raccoglierà il più ampio consenso politico bipartisan. L´obiettivo dello Statuto è prima di tutto quello di garantire i diritti democratici e civili dei militari, sia in carriera che in quiescenza, eliminando ogni forma di precariato nelle Forze armate con la stabilizzazione di tutti quegli ufficiali che hanno superato i limiti minimi dell´apprendistato previsti per legge. Siamo all’inizio di un percorso virtuoso, in cui gli uomini con le stellette sapranno operare scelte per il bene della Patria in modo consapevole, senza mortificarsi dinanzi ad alcuno, nel rispetto delle norme costituzionali, che impongono a noi militari il sacro dovere di difendere la Patria, ma a tutti gli altri cittadini, nessuno escluso, di rispettare i valori su cui essa si basa, senza infingimenti e ipocrisie, non oscurando un passato in cui è prevalso l’odio verso tutto ciò che era pulizia, onestà e lealtà, espresse da una gioventù che oggi subisce l’onta del precariato, dopo aver servito la Patria all’estero nel pericolo durevole. La nostra più bella gioventù è stata volgarmente umiliata. E di ciò qualcuno dovrà un giorno rendere conto prima di tutto alla sua coscienza, sempre che ne abbia avuto una.
Antonio Pappalardo, Generale dei Carabinieri
Presidente del SUPU

venerdì 7 novembre 2008

Lettera al Presidente del Consiglio

noi dell'Associazione dei genitori degli Ufficiali Precari delle Forze Armate, nel salutare grati, le numerose iniziative ed avvii di riforme intraprese dall’inizio Legislatura dal Suo Governo e Maggioranza presieduta, ad Ella ci rivolgiamo fiduciosi, per portare a conoscenza fatti e circostanze che temiamo possano esserle taciuti e sia resa giustizia a molti giovani ai quali viene negata.
In data 18 settembre 2008, ben 47 parlamentari del PDL hanno urgentemente interpellato il Sig. Ministro della Difesa per conoscere quali siano gli intendimenti del Ministro della Difesa, circa la corretta applicazione della legge, con particolare riguardo alla prevista stabilizzazione degli ufficiali in ferma prefissata della Marina Militare, a partire dal personale congedato nell'anno 2007, considerando che il Governo precedente solo a parole si era impegnato a risolvere il problema della precarietà nella pubblica amministrazione, ma di fatto tale dicastero rientra tra quelli con il maggior numero di lavoratori precari.
Da mesi sui media si dibatte di precariato della ricerca e della scuola, ma né politici, giornalisti e conduttori vari che si inseguono sul video, paiono dimostrare o accennare di conoscere l’esistenza del precariato delle Forze Armate, sciagurata conseguenza di riforme parlamentari finalizzate alla professionalizzazione delle FFAA e all’abolizione del servizio di leva.
Orbene “Je accuse” questo “civilissimo” Stato, di negare a molti Figli d’Italia, appartenuti o appartenenti alla pubblica amministrazione militare, qual è quella della Difesa, quei più elementari diritti di tutela, dignità e crescita lavorativa, che di converso assicura agli altri settori della p.a., ai lavoratori cosiddetti “civili”, ed extracomunitari compresi.
Nei fatti, le norme scellerate di reclutamento adottate per soddisfare gli organici, i comportamenti di funzionari tenuti nei confronti di questi giovani, sono foriere negli effetti degli anni a venire, di aspettative negate ed aggravate da continui concorsi , attraverso dinieghi e prese per i fondelli continue, che coinvolgeranno se non vi si porrà rimedio all’infinito, altri giovani che seguiranno.
Di quanto asserito, sia palese, Signor Presidente, il miserrimo insegnamento dato a tanti giovani da alcuni elementi dalla nostra generazione, onusti ormai solo di diritti, privilegi e pensioni, poveri nei doveri, orbi di fronte alla visione della vita che avanza, attraverso l’alta trasparenza amministrativa resa al concorso Ruli Speciali dell'Aeronautica Militare, tenutosi nei giorni scorsi a Guidonia, ed annullato dopo essere stati rinvenuti in un cestino, i quiz delle risposte ai test somministrati.
Questi Giovani, vincitori in tutti i casi di un pubblico concorso, in molti casi di due pubblici concorsi, quasi tutti laureati, sono stati congedati per “fine ferma”, vero e proprio arcaismo militare evocante il tempo delle trincee del Carso ove paiono ancora attestate le nostre FF.AA., anziché “per fine rapporto a tempo determinato” in forma e sostanza certamente più commisurata al diritto amministrativo vigente nella pubblica amministrazione italiana, al qual diritto non si dovrebbe così sottrarre, al pari di quella civile, una pubblica amministrazione ancorché militare di un moderno Stato Occidentale; così Signor Presidente, dopo il mancato rispetto del comma 519 della Legge finanziaria 2007 da parte di chi doveva, tanti Ufficiali precari sono ricorsi al TAR del Lazio, per la negata stabilizzazione, vittime assieme a tanti altri meno fortunati Colleghi, del “fuoco amico” ministeriale.
Per essi, in assenza della previsione del versamento dei contributi indiretti da parte dell’Amministrazione militare, l’INPS che evidentemente non gode di una posizione sul Carso, ha negato, in conseguenza, l’indennità di disoccupazione, né ha consentito per le normative in vigore nella vita cosiddetta “civile”, precedenze in graduatoria per ottenere un nuovo lavoro, adeguato a quello perduto, come invece avviene per qualunque altro lavoratore, extracomunitario compreso (ci teniamo a sottolinearlo).
A questi ormai Figliastri d’Italia, in quasi tutti i casi, salvo eccezioni normate, è stato negato il TFR sugli anni di servizio prestato alle dipendenze di quella che è comunque Pubblica Amministrazione, in quanto “non spettante”.
Carta straccia sono risultate, tra le tante cicute ammannite a questi giovani, le certificazioni dei corsi addestrativi di formazione attuati dall’Amministrazione militare per l’avvio alla professione, perché risultati non confrontabili e dunque immisurabili per il riconoscimento di crediti Universitari in Europa e del Mondo.
Nel proseguo senza apparente motivo, per questi Laureati e Laureandi pur sempre precari, è saltato anche un tavolo tecnico promesso in luglio, dalla segreteria particolare del Ministero Difesa, al Generale Pappalardo del SUPU- UIL, al rappresentante degli Ufficiali Precari delle FF.AA Dr. Rocco Morea. E dallo scrivente Antonio Curcio in rappresentanza dei Genitori degli Ufficiali Precari, ove presentare proposte di superamento del precariato militare, senza perché, nonostante tante e conclamate carenze organiche e annunciate assunzioni previste dal Governo in materia di Sicurezza, che comporteranno certamente aggravi pubblici per altre spese concorsuali , addestramento di nuovo personale, missioni, partecipazione a commissioni etc etc., ma che per la previsione di normative anche esse vigenti i nostri Figli non potranno partecipare.
Amara l’accusa di chi evidentemente non grato di questo apporto di nuovo sangue popolare dal pedigree non predeterminato, ha accusato i nostri giovani di “accattare” solamente un posto.
Sconcertante e non commentabile il contenuto che emerge lettura della scheda tecnica allegata alla risposta scritta avuta da un intraprendente giovane ex ufficiale, che novello ed ardimentoso Icaro ha osato rivolgersi tanto in alto, sino a giungere alla Segreteria Difesa:
-Sapevate che il vostro rapporto di lavoro era a tempo determinato.
-A disposizione degli Ufficiali ausiliari sono riservati l’80% dei posti nei concorso RS banditi tutti gli anni!
Travolgente sale alla mente, la risposta senza tempo dell’amato Totò: Ma mi faccia il piacere….
Signor Presidente, Ella che governa questo Paese, con la profonda sensibilità di un Padre che traspare continuamente dai media, sa come noi tutti che i genitori riconoscono quando per i propri Figli è il momento di cavarsela da soli, lo riconosciamo, lo comprendiamo, lo sentiamo.
Di converso, essi ce lo ricordano qualora dovessimo disattendere a ciò.
Ecco perché non siamo qui, per comportarci come dovessimo accompagnarli all’asilo come facevamo in tempi migliori, ma perché in questa circostanza, si impone la presenza di chi a ragione dell’esperienza di una vita è portatore di valori di essa e riconosce in questi accadimenti l’esistenza di un problema fondamentale di mancanza di rispetto tra generazioni, unico e vero denominatore comune della turbativa sociale che aggredisce la nostra civiltà, minando in conseguenza irrimediabilmente le basi della nostra società. Dunque, questo è il problema etico della nostra società da contenere od eliminare, in tutte le circostanze che a prescindere dalla forma che abbia, quando si palesi.
Personalmente dentro ad ognuno di noi genitori è vivido l’evento scritto in sedi più autorevolissime, riguardante un Figlio torna a casa. E’ festa e lo sia per tutti.
Ce li teniamo i nostri Figli e così faremo finché vorranno! Sono una ricchezza e l’altrui cecità che li voleva Figliastri non prevarrà, in qualche modo faremo lo stesso.
Certo continueranno ad amare l’Italia, come noi, sono cose che non si comprano nelle bancarelle dei mercati. Ma nessuno giudichi costoro se nel proseguo dimostreranno di non amare uno Stato parziale nell’assicurare fondamentali diritti costituzionali alle generazioni più giovani, e perciò incapace di giungere ai livelli delle grandi democrazie occidentali.
E voglia scusare Signor Presidente, il tempo prezioso sottratto da questa lettera a Lei, che ha tante, e troppe cose storte da raddrizzare, volevamo farle giungere alcune verità che probabilmente nessuno porterebbe a Sua conoscenza.


San Giorgio a Cremano 28.10.2008
Antonio Curcio
Rappresentante dei Genitori degli Ufficiali Precari FF.AA.

Rivista UNUCI


Stabilizzazione del personale nell’ambito del Ministero della Difesa

Ricevute diverse richieste riguardanti, in aderenza all’art. 1 della legge finanziaria 2007, la possibilità di stabilizzazione nelle Forze Armate di Ufficiali di complemento che hanno trascorso periodi nelle Forze Armate, la Presidenza Nazionale ha attivato il Ministero della Difesa - Direzione Generale per il Personale Militare competente alla trattazione della materia che ha risposto con la lettera che segue che, al momento, non soddisfa le legittime aspettative degli interessati.


Segue la lettera di PERSOMIL

L’Applicazione della normativa sulla stabilizzazione nell’ambito dell’Amministrazione della difesa


L’art. 1, comma 519, della legge 27.12.2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), che ha introdotto la stabilizzazione, per l’anno 2007, del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni presso le pubbliche amministrazioni, trova applicazione nei confronti del personale dell’Arma dei carabinieri ma non anche nei confronti del personale delle Forze armate (Esercito, Marina ed Aeronautica), che è destinatario della normativa speciale di settore sulla c.d. professionalizzazione (legge n. 331/2000. D.Lgs n. 215/2001, legge n. 226/2004).
Le Forze Armate, infatti, in quanto sottratte al divieto di nuove assunzioni (c.d. blocco del turn over) posto per gli anni 2005, 2006 e 2007, dall’art. 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2004, n.311 (legge finanziaria 2005), sono anche escluse dalla ripartizione delle risorse del fondo che è stato istituito dal successivo comma 96 per consentire assunzioni in deroga al suddetto divieto ed al quale è possibile attingere, nel limite di una quota pari al 20%, al fine della stabilizzazione del personale non dirigenziale.
Prova di ciò è che esse non figurano tra le Amministrazioni autorizzate dal D.P.R. 29 dicembre 2007 alla stabilizzazione del personale precario. Il Consiglio di Stato ha riconosciuto la legittimità della posizione assunta dall’amministrazione della difesa (vedasi, ex plurimis, la sentenza n. 1542/2008 del 10.04.2008), asserendo la inapplicabilità della normativa sulla stabilizzazione, tra gli altri, agli ufficiali ausiliari delle Forze armate.
Il personale dell’Arma dei carabinieri, viceversa, in quanto sottratto alla normativa sulla professionalizzazione ed assoggettato al regime autorizzatorio delle assunzioni in deroga, è destinatario delle risorse finanziarie messe a disposizione per le assunzioni in deroga al blocco del turn over, quindi, per la stabilizzazione.
Per tale ragione, il già citato D.P.R. 29 dicembre 2007 ha autorizzato la stabilizzazione di 70 unità di personale dell’Arma dei carabinieri.
Alla luce delle disposizioni impartite dalla direttiva n. 7 del 30 aprile 2007 del Ministro per le riforme e le innovazioni nelle pubbliche amministrazioni, l’Amministrazione della difesa sta procedendo, pertanto, alla definizione di requisiti e criteri per la selezione delle 70 unità di personale dell’Arma dei carabinieri da stabilizzare, a mente della autorizzazione di cui sopra.
Esclusivamente il personale dell’Arma dei carabinieri, al termine della selezione operata secondo i criteri di cui sopra e previo accertamento del mantenimento del processo del possesso dei requisiti richiesti dalla legge, potrà beneficiare della stabilizzazione. I caratteri che l’assunzione a tempo indeterminato dovrà avere rispetto al rapporto precedentemente instaurato sono stati specificati dalla Circolare n. 5/2008 emanata in data 18 aprile 2008 dal Dipartimento della funzione pubblica.
Si sottolinea, al riguardo, che i periodi di servizio prestati in qualità di militare di leva/ausiliario/volontario in ferma annuale/ufficiale di complemento di prima nomina non possono, comunque, essere computati al fine della stabilizzazione.
Tali servizi, siccome prestati prima che l’art. 1 della legge 23 agosto 2004, n. 226, sospendesse il servizio di leva a decorrere dal 1° gennaio 2005, devono considerarsi sostitutivi del servizio di leva.
Essi, pertanto, hanno dato origine a meri obblighi di servizio e non a veri e propri rapporti di impiego a tempo determinato utili ai fini della stabilizzazione.
Per il 2008, infine, la stabilizzazione del personale non dirigenziale dell’Arma, sempre che questo sia in possesso dei requisiti di cui al comma 519, sopra citato, potrà avvenire nel limite di un contingente che comporti una spesa pari al 40 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell’anno precedente, a norma dell’art. 1, comma 526, della legge finanziaria 2007.
Si riportano, di seguito, alcuni riferimenti utili in materia di stabilizzazione del personale non dirigenziale:
- D.P.R. 29 novembre 2007, concernente "l’autorizzazione alle assunzioni, per l’anno 2007, per le
amministrazioni dello Stato anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, gli enti pubblici non economici e gli enti di ricerca, nonché gli enti di cui all’art. 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sottoposti al blocco delle assunzioni di cui all’art. 1, comma 95, della legge n. 311 del 2004" pubblicato nella Gazz. Uff. 17 gennaio 2008, n. 14;
- D.P.R. 29 dicembre 2007, concernente "l’autorizzazione alla stabilizzazione del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato, a norma dell’articolo 1, comma 519, della legge 27 dicembre 2006, n. 296" pubblicato nella Gazz. Uff. 21 febbraio 2008, n. 44;
- Direttiva n. 7 del 30 aprile 2007 del Ministro per le riforme e le innovazioni nelle pubbliche amministrazioni Luigi Nicolais;
- Nota Circolare 10/07 del 20 luglio 2007 del Dipartimento della funzione pubblica;
- Circolare n. 5/2008 del 18 aprile 2008 del Dipartimento della funzione pubblica.

giovedì 6 novembre 2008

Il Blog di EXIT (LA7)

Ieri sera alle 21:30 su LA7 è andato in onda il programma EXIT dal titolo:
l'Italia un paese diseguale e l'esercito del dopo naja.
La seconda parte del programma ha trattato l’Esercito Italiano.
Uomini che rischiano ogni giorno la vita, ma anche privilegiati e fannulloni.
Dove si annidano gli sprechi?
E dove si imboscano i soldati fannulloni?
E come vivono gli eroi che vanno in missione rischiando la vita?
L’Esercito Italiano nell’era del dopo-naja, come nessuno ve lo ha mai raccontato.
Invitiamo tutti a lasciare un commento sul blog di EXIT, relativo alla nostra causa.
GRAZIE

mercoledì 5 novembre 2008

Difesa - MpA (Movimento per l’Autonomia) presenta proposta di legge “Statuto Lavoratori Militari”

Oggi 5 novembre 2008, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati il Gruppo Parlamentare del Movimento per l’Autonomia (MpA), unitamente al SUPU, al Comitato dei Precari delle Forze Armate e ad alcuni esponenti di AssoArma e ANUPSA, ha presentato la proposta di legge sullo “Statuto dei Lavoratori Militari”. Di seguito il comunicato stampa.
Il documento, epocale, vuole sanare un vuoto normativo con l’attribuzione di uno status giuridico al lavoratore militare.

DIFESA. MOVIMENTO PER L’AUTONOMIA (MpA)
PRESENTA PROPOSTA DI LEGGE “STATUTO LAVORATORI MILITARI”

Il gruppo parlamentare del Movimento per l´Autonomia ha presentato una proposta di legge per introdurre nell´ordinamento giuridico lo `Statuto dei lavoratori militari´.
Il provvedimento, che come prima firma reca quella del capogruppo Carmelo Lo Monte, è stato illustrato oggi in una conferenza stampa a Montecitorio alla quale hanno partecipato, oltre ai deputati ed esponenti del Movimento, il generale Antonio Pappalardo, presidente del SUPU (Sindacato Unitario Pensionati in Uniforme) e dirigente dell´Mpa, insieme a numerosi esponenti delle Associazioni d´arma.
“Il senso della nostra proposta - ha dichiarato Lo Monte - è quello di colmare un vuoto legislativo che si è aggravato con l´abolizione del servizio di leva obbligatorio e la trasformazione delle Forze Armate in esercito professionale. Un vuoto - ha continuato - che rende complessa e precaria la tutela giuridica dei militari in tutte le fasi della loro carriera, dall´arruolamento al pensionamento. Pensiamo invece che gli appartenenti alle forze dell´ordine debbano godere di diritti e di tutele al pari degli altri lavoratori - ha concluso - e per questo ci impegneremo a far calendarizzare al più presto questo provvedimento intorno al quale intendiamo raccogliere il più ampio consenso politico bipartisan”.
“L´obiettivo dello Statuto - ha spiegato il Generale Pappalardo - è prima di tutto quello di garantire i diritti democratici e civili dei militari, sia in carriera che in quiescenza, nonché di eliminare ogni forma di precariato nelle Forze Armate e stabilizzare tutti quegli ufficiali che hanno superato i limiti minimi dell´apprendistato previsti per legge. Lo Statuto contiene norme che da un lato lasciano impregiudicata l´azione di comando, caratteristica fondamentale della organizzazione gerarchica delle Forze Armate, e dall´altro dettano regole per la tutela giuridica, economica e normativa della condizione del militare. Ci auguriamo - ha concluso Pappalardo - che questo provvedimento diventi presto legge e che i lavoratori militari con il loro Statuto possano godere finalmente di un vero e proprio istituto di tutela”.
Roma 5 novembre 2008