“Ci sarà l'alba di un nuovo giorno anche per noi. Un'alba in cui ci sentiremo di nuovo bene e capiremo di non aver sbagliato percorso. Un'alba in cui ci sentiremo orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare. Un'alba che arriverà anche grazie a chi, quando staremo per cadere, ci porgerà la mano. E anche grazie a chi non lo farà” (Braveheart)

"Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall'ansia, come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce le sue sconfitte e i suoi errori alla crisi, violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni. La vera crisi è la crisi dell'incompetenza. Lo sbaglio delle persone e dei paesi è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono i meriti. E' nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza. Parlare di crisi è creare movimento; adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo. Invece di questo, lavoriamo duro! L'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla" (Albert Einstein 1879-1955)
Questo Blog nasce con il preciso intento di far sentire la propria voce ed esprimere il proprio pensiero liberamente e democraticamente.

...la flessibilità è una caratteristica meritevole, la precarietà è uno stato di sofferenza...
"Esorto tutti ad una presa di coscienza, esorto tutti a non subire un trattamento ignomignoso. Invito tutti a non subire gli eventi ma partecipare agli stessi. Bisogna portare ogni vicenda, ogni torto, ogni intento dilatorio dinanzi alle sedi giudiziarie ed in tutti i gradi del giudizio. Bisogna essere uniti e partecipi."
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STABILIZZAZIONE DEL RUOLO UFFICIALI DELLE FORZE ARMATE

La Comunità Europea con Direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, ha stabilito il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutti i lavoratori a tempo determinato del settore privato e pubblico (tanto per chi soggiace a diritto pubblico quanto per chi viene sottoposto a diritto privato) una volta che venissero maturati determinati requisiti.

L’ITALIA, in applicazione della riportata Direttiva 1999/70/CE ha emanato il Decreto Legislativo 6 settembre 2001, n. 368, che garantisce, tra le altre cose, il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato a tutti i dipendenti a tempo determinato, una volta che vengano superati i trentasei mesi di servizio con proroga.

Le sentenze della Corte di Giustizia Europea Ruoli C-212/04, C-53/04, C-180/04, tra luglio e settembre 2006, hanno ribadito il diritto alla trasformazione del rapporto a tempo indeterminato per tutta la compagine dei dipendenti pubblici (confermando il contenuto di cui alla Direttiva 1999/70/CE), ovvero anche il diritto al risarcimento per equivalente.

Di conseguenza, lo Stato Italiano, in deroga all’art.36, c.5, D.Lgs. n.165/01, il 27.12.2006, con Legge 296/06 (Finanziaria 2007) ha disposto (art. 1 cc.417, 420, 519, 523, 526), la stabilizzazione (id est: trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato, a tempo indeterminato) di tutto il personale della Pubblica Amministrazione assunto a tempo determinato per un periodo superiore ai 36 mesi, a partire da quello in servizio al 01.01.2007; infatti sarebbe risultato eccessivamente oneroso per le finanze statali procedere alla concessione di un immediato “risarcimento per equivalente” a tutto il personale in possesso del citato requisito.

La “Stabilizzazione” è semplicemente una sanatoria, conseguente a contingenti decisioni prese in ambito europeo.

Per inciso, durante l'anno 2009, il Sig. Y. G., un ufficiale ausiliario del Corpo delle Capitanerie di porto (congedato durante l’anno 2007), è stato stabilizzato nella P.A. proprio in virtù del triennio di servizio maturato nel Corpo delle Capitanerie di porto

Si vuole infatti precisare che il comma 519, articolo unico della legge finanziaria 2007, ha disposto una procedura di assunzione straordinaria di personale della Pubblica Amministrazione, parallela, anche se diversa, a quella relativa alle ordinarie assunzioni.

Secondo la "Difesa" il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la stabilizzazione del personale del pubblico impiego in ragione del 20% del fondo di cui al comma 96, art.3, Legge n. 311/04.

Il riportato "fondo" afferisce la disponibilità nei riguardi delle assunzioni in deroga al c.d. blocco del "turn over" stabilito con il comma 95, art. 3, Legge n. 311/04.

Tale divieto generalizzato di assunzioni di personale a tempo indeterminato imposto alle pubbliche amministrazioni per il triennio 2005-2007 dal comma 95 dell'articolo unico della finanziaria 2005 (legge 30 dicembre 2004, n. 311), non riguarderebbe il personale dipendente delle Forze armate, e ciò in quanto la detta norma precisa che sono fatte salve le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui alla legge 14 novembre 2000, n. 331, al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ed alla legge 23 agosto 2004, n. 226.

Conseguentemente, le Forze Armate non potrebbero accedere allo speciale fondo, istituito dal successivo comma 96 per finanziare, in deroga al divieto di cui al suddetto comma 95, quelle assunzioni che si rendessero necessarie per fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza ed urgenza; pertanto i dipendenti precari delle Forze Armate non potrebbero beneficiare delle stabilizzazioni di cui al comma 519 dell'articolo unico della finanziaria 2007 (L. n. 296/2006), in quanto tale disposizione, per istituire il necessario nuovo fondo per finanziare tali stabilizzazioni, scorpora il 20% del fondo di cui al citato comma 96 della finanziaria 2005.

A ben guardare, il comma 519, articolo 1 della legge n. 296/06 prevede la c.d. stabilizzazione del personale del pubblico impiego statuendo apposito fondo, corrispondente ad una quota (20%) delle risorse di cui al precedente comma 513, e non già al c. 96, art. 3, L. 311/04 tout court; in particolare, si sottolinea che il comma 513 rifinanzia il fondo di cui al c. 96.

Ma già il comma 96 art.3, L.311/04 consisteva in un rifinanziamento del precedente fondo c.d. "in deroga al blocco delle assunzioni" stabilito dall'art. 3, comma 54, della legge n. 350 del 2003.

Il comma 55 della sessa legge stabiliva, poi, che le deroghe di cui al precedente comma – quindi le richieste di assunzione in deroga al "blocco" - erano autorizzate secondo la procedura di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni; e che nell’ambito delle procedure di autorizzazione delle assunzioni è prioritariamente considerata l’immissione in servizio degli addetti a compiti connessi alla sicurezza pubblica, al rispetto degli impegni internazionali, alla difesa nazionale, al soccorso tecnico urgente, alla prevenzione e vigilanza antincendi e alla protezione civile; con ciò autorizzando anche le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) all'accesso al fondo di che trattasi, come infatti è avvenuto.

A fortiori si sottolinea che in tutti i provvedimenti di Autorizzazione all'assunzione del personale nelle pubbliche amministrazioni in deroga al c.d. "blocco", per gli anni 2004-5-6 e proprio per lo stesso anno di riferimento della stabilizzazione – 2007 - (cfr: D.P.R. 25 agosto 2004, D.P.R. 6 settembre 2005, D.P.R. 28 aprile 2006, D.P.R. 29 novembre 2007), è previsto il beneficio di una parte del fondo di che trattasi in favore del personale delle FFAA.

Nonostante tanto, la "Difesa", in maniera alquanto contraddittoria, sostiene le FFAA essere sottratte al beneficio di cui alla spartizione del fondo in parola.

Invero le Forze Armate, non sono esonerate in toto dal suddetto blocco generalizzato delle assunzioni, né, di conseguenza, ad esse è precluso l'accesso al fondo di cui al comma 96 art. 1 L. 311/04.


Assunzioni connesse con la professionalizzazione

La norma infatti non fa salve tutte le assunzioni delle Forze armate, ma soltanto quelle finanziate dalla legge 14 novembre 2000, n. 331, dal decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e dalla legge 23 agosto 2004, n. 226, ovverosia:

· per quel che attiene le FFAA, le assunzioni relative ai ruoli non direttivi e quelle del personale destinato all'inquadramento, alla formazione ed all'addestramento dell'organico da professionalizzare;

· per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie di porto, le sole assunzioni delle categorie del ruolo truppa;

tanto, a mente della L. 331/00 e dell'art. 23, c. 3, e dell'art. 28, c. 1, L. 226/04, (come, peraltro confermato dallo stesso D.P.R.6 settembre 2005).

Infatti, la normativa relativa alla professionalizzazione di cui alla Legge 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04, prevede (in coerenza con gli oneri di cui alla tabella "A" della L. 331/00, e a decorrere dall'anno 2007, dalle tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04), per quel che attiene le Forze Armate (ad esclusione del corpo delle Capitanerie di porto):

· l'aumento di 10.450 unità del ruolo dei volontari di truppa in servizio permanente,

· il reclutamento di 30.506 volontari del medesimo ruolo in ferma prefissata,

· il mantenimento in servizio di circa 31.500 volontari di truppa in ferma breve,

Di più stabilisce che al fine di compensare il personale in formazione è computato un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· 4.021 unità nell'anno 2005;

· 821 unità, in ciascuno degli anni dal 2006 al 2011;

· 749 unità, in ciascuno degli anni dal 2012 al 2020.

Infine dispone, al fine di inquadrare, formare e addestrare i volontari in ferma prefissata di un anno, un contingente di personale militare determinato annualmente nelle misure di seguito indicate:

· nell'anno 2005: 210 ufficiali, 350 marescialli, 350 sergenti, 1.743 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2006 al 2007: 120 ufficiali, 200 marescialli, 200 sergenti, 996 volontari in servizio permanente;

· negli anni dal 2008 al 2020: 90 ufficiali, 150 marescialli, 150 sergenti, 747 volontari in servizio permanente.

Per quel che riguarda il Corpo delle Capitanerei di porto l'assunzione ed il mantenimento in servizio di:

· 3.500 volontari di truppa in servizio permanente del Corpo delle Capitanerie di porto,

· 1.775 volontari in ferma ovvero in rafferma del Corpo delle Capitanerie di porto,

In più al fine di compensare il personale in formazione non impiegabile in attività operative stabilisce un contingente di volontari in ferma prefissata di un anno nelle misure di seguito indicate:

· 200 unità nell'anno 2005;

· 235 unità negli anni 2006 e 2007;

· 5 unità in ciascuno degli anni dal 2008 al 2015.

Sotto tale segno la normativa sulla professionalizzazione delle Forze Armate prevede precisi fondi per l'attuazione del disposto normativo stesso (infatti, ai sensi dell'art. 81 della Costituzione Italiana, ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte).

Da tanto, si precisa che gli unici oneri e relativi fondi previsti dalla detta normativa per l'assunzione del personale da professionalizzare si rinvengono nella Tabella "A" di cui alla legge 331/00 e alle Tabelle "C" ed "E" di cui alla L. 226/04; ovverosia 500.000.000 euro per le FFAA e 70.000.000 per il ruolo truppa delle Capitanerie di porto.

Tanto a fronte di una spesa pari a 9.000.000.000, per mantenere il personale delle Forze armate (escluso il Corpo CP), e di 500.000.000 per quello del Corpo delle Capitanerie.

Per quanto sopra citato, risulta di tutta evidenza che le uniche assunzioni del ruolo ufficiali connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04 attengono i seguenti contingenti:

a) nell'anno 2005, 210 ufficiali;

b) negli anni dal 2006 al 2007, 120 ufficiali;

c) negli anni dal 2008 al 2020, 90 ufficiali.

Per le restanti assunzioni di ufficiali delle FFAA, invece, si utilizzano gli ordinari stanziamenti inscritti nei fondi strutturali del Dicastero della Difesa, che, logicamente nulla hanno a che fare con i fondi e quindi con le assunzioni di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04.

Per quel che attiene il Corpo delle Capitanerie, invece, alcuna componente del ruolo ufficiali è legata alla formazione del personale da professionalizzare; infatti il reclutamento degli ufficiali del "Corpo" interviene grazie agli ordinari stanziamenti del Dicastero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Risulta, poi, del tutto inconferente con le assunzioni connesse con la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) l'inclusione, a partire dal 01.01.2006, delle dotazioni organiche del Ruolo Ufficiali delle FFAA nel decreto di cui all'art.2, c.3 del D.Lgs. 215/04.

Infatti la Legge 2 Dicembre 2004, n.299 (non già il D.lgs. 215/01) stabilisce da un lato, le dotazioni organiche del ruolo ufficiali, dall'altro, che il reclutamento del ruolo ufficiali è regolamentato secondo le disposizioni di cui all'art.60 e seg. del D.Lgs. 490/97, fino all'anno 2009, con ciò vanificando ogni tentativo di ricondurre in toto l'assunzione del personale del ruolo ufficiali delle FFAA o la determinazione organica dello stesso alla normativa sulla professionalizzazione di cui alla L.331/00, al D.Lgs. 215/01, e alla L. 226/04.

Ammesso e non concesso, poi, che la circostanza possa definirsi dirimente della connessione delle assunzioni del Ruolo Ufficiali delle FFAA con la normativa sulla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), comunque il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto ne sarebbe escluso, stante la mera considerazione che l'ultimo decreto sull'organica del detto ruolo datato 9.11.2004 risulta adottato ai sensi e per gli effetti del combinato del disposto normativo di cui all'art. 1 e 60 del D.Lgs. 490/97, attinente il "Riordino del reclutamento, dello stato giuridico e dell'avanzamento degli ufficiali, a norma dell'articolo 1, comma 97, della legge 23 dicembre 1996, n. 662", pertanto altra destinata normativa del tutto inconferente con la Professionalizzazione delle FFAA.

Né la normativa sulla professionalizzazione prevede alcunché per il Ruolo Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di porto; anzi a ben vedere la gestione del detto personale viene ex lege esclusa dallo stesso dettato normativo (cfr: art.3, c. 1, lett. a, L. 331/00, art. 1, c.1 D.Lgs. 215/01, art. 27, 28 L .226/04).

La prova di tanto si ha nel D.P.R. 6 settembre 2005, recante "autorizzazione ad assunzioni di personale nelle pubbliche amministrazioni, a norma dell'articolo 1, commi 95, 96 e 97 della legge 30 dicembre 2004, n. 311".

Infatti in tale anno aldilà delle 210 assunzioni di ufficiali delle FFAA connesse con la professionalizzazione si sono assunti circa 450 ufficiali delle FFAA, con i fondi per le assunzioni in deroga.

Se effettivamente fosse come sostenuto dalla Difesa, ovverosia che a far data dal 1.01.2006 tutte le assunzioni del ruolo ufficiali fossero connesse con la normativa di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ci si domanda come potrebbe mai essere che proprio la stessa normativa sulla professionalizzazione disponga per l'anno 2005 l'assunzione di personale che, secondo la Difesa, solo a far data dall'anno successivo avrebbe dovuto "rientrare" tra le assunzioni connesse con la professionalizzazione; ovvero anche, come sia stato possibile per il ruolo ufficiali delle FFAA attingere lo stesso anno (2005) tanto ai fondi sulla professionalizzazione tanto a quelli sulla stabilizzazione, se non in virtù di un "diversa" destinazione delle risorse!

Infatti, ammesso e non concesso – perchè è circostanza impossibile, né mai provata –, poi, che a partire dal 2006 le risorse già previste specificamente per la professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04), siano state utilizzate anche per l'assunzione del Ruolo Ufficiali delle FFAA, questo non dovrebbe significare che in quel momento le Forze armate sono state "sottratte al blocco delle assunzioni ed alla relativa deroga di cui al comma 96.

Si tratterebbe, come è evidente, di differenti risorse economiche, a cui le Forze Armate (in particolare il Ruolo Ufficiali) hanno avuto accesso alternativamente, in relazione alle proprie esigenze concrete ed alle concrete disponibilità dei relativi fondi, tutti in astratto accessibili.

Ma si ribadisce che la circostanza è del tutto irrealistica stante il fatto che le risorse messe a disposizione dalla professionalizzazione (di cui alla L. 331/00, D.Lgs. 215/01, e L. 226/04) hanno interessato il solo personale "non direttivo" delle FFAA, del quale notoriamente non fa parte il Ruolo Ufficiali; eccezion fatta per il personale assunto per la formazione, mai l'assunzione di alcun ufficiale delle Forze armate è stata garantita da alcun fondo sulla professionalizzazione, né è possibile riscontrare una simile affermazione nella normativa di che trattasi.

Ora, se già nel 2005, come del resto anche nel 2006 e addirittura nello stesso 2007 le FF.AA. sono state autorizzate ad accedere al detto fondo - per giunta proprio per le assunzioni che si vorrebbe far ricadere nella professionalizzazione, quelle che sarebbero dovute essere certamente escluse dal blocco e dal relativo fondo - non si vede per quale ragione le Forze armate non abbiano proceduto a richiedere l'autorizzazione all'accesso al fondo de quo anche per la richiesta di stabilizzazione dei propri "ufficiali precari", peraltro per far fronte a nuove ed autonome esigenze (quelle relative appunto alla stabilizzazione dei dipendenti precari), totalmente diverse, se non addirittura diametralmente opposte, a quelle sottese alla professionalizzazione.

Peraltro, si aggiunga sommessamente che, anche a voler escludere l'accesso delle FF.AA. all'originario fondo di cui al comma 96 della finanziaria 2005, si deve tener presente che, nel momento in cui la finanziaria 2007 ha scorporato il 20% del suddetto fondo, ha bloccato tale quota, mutandone la destinazione. In altri termini, quel 20% non fa più parte del fondo originario, ma costituisce un nuovo fondo, con una nuova destinazione, accessibile soltanto per finanziare le stabilizzazioni di cui al comma 519 della finanziaria 2007. Di conseguenza l'originaria destinazione del primo fondo (le assunzioni urgenti in deroga al blocco del turn over) diventa oggi del tutto irrilevante con riferimento a quel 20% che oggi costituisce un fondo nuovo, autonomo e diverso.

Con specifico riferimento agli Ufficiali, la "Difesa" afferma che le assunzioni a tempo indeterminato (rectius in S.P.E.) degli Ufficiali non potrebbero accedere al fondo di cui al comma 519, in quanto si tratterebbe di assunzioni "funzionali" alla riforma della professionalizzazione, che dunque andrebbero effettuate solo con i fondi propri della professionalizzazione, e non con i fondi del comma 519.

Tuttavia, neanche tale assunto pare condivisibile. Innanzi tutto lascia perplessi il fatto che le assunzioni a tempo indeterminato degli ufficiali delle FFAA possano essere considerate istituto giuridico connesso alla riforma della professionalizzazione, visto che già all'epoca dei fatti (1 gennaio 2007) la riforma era compiuta, in quanto legata alla contingenza dell'abolizione del servizio di leva e alla riduzione dell'organico delle FFAA a 190.000 unità, dunque fisiologicamente temporanea, pensata e realizzata per la "graduale sostituzione leva con militari di professione" (si vedano in tal senso le norme istitutive di tale riforma: legge 14 novembre 2000, n. 331, decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, legge 23 agosto 2004, n. 226).

Inoltre, anche a volere riscontrare tale rapporto funzionale, ciò non toglie che le stesse assunzioni possano essere considerate altrettanto necessarie (al pari degli omologhi colleghi dell'Arma dei Carabinieri) pure con riferimento alla stabilizzazione dei precari, e ciò proprio in base alla ratio sottesa al comma 519.

D'altronde, non bisogna dimenticare che il comma 519 disciplina non le assunzioni tout court, bensì solo quelle mirate, appunto, alla stabilizzazione dei precari. In altri termini, se l'Ufficiale "militare di professione" è pure precario, non si vede per quale ragione non possa accedere alla stabilizzazione ex art. 519.

Peraltro è solo il caso, brevemente di accennare che il c. 95, L. 311/04, non fa salve solamente le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle FFAA di cui alle leggi L. 331/00, D.Lgs. 215/01, L. 226/04, ma pure quelle connesse con la professionalizzazione dell'Arma dei carabinieri di cui all'articolo 3, comma 70, della legge 24 dicembre 2003, n.350.

Queste ultime assunzioni, in particolare, intervengono a completamento del programma di sostituzione dei carabinieri ausiliari (di cui all’art. 21 della legge 28 dicembre 2001, n.448 e dell’articolo 34, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289), che dispone che in relazione alla necessità di procedere alla progressiva sostituzione dei carabinieri ausiliari in deroga a quanto stabilito dall’articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, è attivato un arruolamento di contingenti annui di carabinieri in ferma quadriennale.

Il successivo c. 96 art. 1 della L. 311/04 ha disposto, in deroga al divieto di cui al comma 95, per le amministrazioni ivi previste, apposito fondo per le assunzioni che si rendessero necessarie per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, asservendo l'autorizzazione alle modalità di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni.

Ha, infine, statuito al c.96 che nell’ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all’assunzione di cui al comma 97 è prioritariamente considerata l’immissione in servizio, in particolare, del personale necessario per assicurare il rispetto degli impegni internazionali e il controllo dei confini dello Stato, e degli addetti alla difesa nazionale.

Con ciò, pertanto, da un lato, ha escluso l'accesso al fondo di che trattasi al ruolo truppa tanto delle tre FFAA quanto dell'Arma dei Carabinieri, in quanto dotati di specifico fondo per le assunzioni connesse con la professionalizzazione dello stesso ruolo; dall'altro, ha riservato al personale del Ruolo Ufficiali sia delle FFAA che dell'Arma il beneficio di cui al c. 96, art. 1, L. 311/04.

Invero la finanziaria 2007 ha voluto estendere le risorse destinate alla stabilizzazione scorporando, in aggiunta, anche una porzione del già citato fondo, distinto ed autonomo istituito proprio per la riforma della professionalizzazione.

Di conseguenza, l'accesso al fondo ex comma 96 non può essere precluso in modo generalizzato alle Forze armate, ma al contrario costituisce una risorsa finanziaria a cui anche le FF.AA. (ed in particolare il ruolo ufficiali) possono accedere.

Ciò è comprovato anche dal successivo comma 97, che prevede, proprio con riferimento alle suddette autorizzazioni in deroga al c.d. blocco del turn over, che sia "prioritariamente considerata l'immissione in servizio degli addetti a compiti di sicurezza pubblica e di difesa nazionale" - peraltro ripercorrendo quanto già disciplinato dal riportato comma 55, articolo 3, L. 350/03 -.

Nel merito è solo il caso di accennare l'evidenza della frase che coinvolge le FFAA, e non già i soli corpi di polizia ad ordinamento militare (Arma dei Carabinieri e corpo della Guardia di Finanza); infatti, qualora il legislatore avesse voluto intendere gli appartenenti alle sole forze di polizia (tanto ad ordinamento civile quanto militare), gli sarebbe bastato citare gli addetti a compiti di sicurezza pubblica; tutto ciò, come è noto, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 57 del C.P.P.

Il legislatore ha, comunque, messo a disposizione ulteriori risorse (di cui all'art. 1, c. 417, 419, L. 296/07); a fortiori nella circolare del 24 marzo 2007 del Ministro per le Riforme e le Innovazioni nelle Pubbliche amministrazioni, si legge che le amministrazioni pubbliche non citate espressamente nel comma 519, in quanto sottoposte a specifiche disposizioni in materia di assunzioni ... adeguano i propri ordinamenti a quanto previsto dal medesimo comma 519 in termini di requisiti e modalità di assunzione, tenendo conto delle relative peculiarità e nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio.

Di più si sottolinea che la procedura di cui alla stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, prevede altresì (cfr: c. 526, art.1, L. 296/06) che tale procedimento si debba necessariamente estendere ai successivi due anni (2008, 2009); in questo caso, però le assunzioni devono essere garantite dai fondi strutturali del singolo Dicastero, come testimoniato dallo stesso D.p.c.m. 06.08.2008, che ha stabilito le assunzioni a tempo indeterminato di che trattasi con i fondi del singolo Ministero; con ciò legittimando l'ultroneità di riferimento al fondo di cui all'art. 1, c. 96, L. 311/04.

In tal senso è solo il caso di ricordare quanto espresso nel parere del Capo Ufficio Legislativo del Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, Avv. Danilo DEL GAIZO, datato 05.12.2006 si legge: "...per le assunzioni in deroga autorizzate sempre per l'anno 2007 è, infine, considerata prioritaria l'immissione in servizio, tra gli altri, degli addetti al personale della difesa nazionale.

martedì 14 settembre 2010

Al via la ‘genialata’ di La Russa

Il ministro della Difesa è l’inventore del servizio militare breve: tre settimane per ‘respirare’ l’aria della caserma. Soldi buttati al vento pur di nutrire la demagogia bellicista dell’esponente di centro destra.

La legge n. 122 dello scorso 30 luglio prevedeva la ‘mini naja’, ovvero dei presunti corsi di formazione teorico-pratici ardentemente voluti da La Russa per “avvicinare i giovani ai valori che promanano dalle Forze armate”.

Così mentre il 30 per cento dei ragazzi italiani è senza lavoro lo Stato organizza una iniziativa che non solo l’opposizione ha definito “sbagliata, uno spreco di soldi”.

E siccome i ragazzi non hanno molto da fare non essendoci lavoro per i 1.200 i posti a disposizione (351 riservati alle donne) sarebbero arrivate molte più richieste. “C’è stato un vero boom”, ha precisato il ministro.

Durante la gita in caserma ogni frequentatore assumerà lo status di militare e usufruirà gratuitamente di vitto e alloggio: dovrà però versare una cauzione (da un minimo di 290 euro a un massimo di 411) per il vestiario e l’equipaggiamento forniti dall’amministrazione.

Costo complessivo dell’operazione “circa 20 milioni di euro che pesano come uno schiaffo morale sull’intero comparto Difesa, piegato da lacune finanziarie e da crescente precarietà”, ha denunciato il parlamentare finiano di Futuro e libertà, Aldo Di Biagio, che ha parlato di “costi esorbitanti su cui vale la pena riflettere”.

Anche il Pd ha criticato la trovata “fortemente voluta” dal ministro della Difesa, definendola “sbagliata e scorretta, nient’altro che un vezzo ideologico di La Russa”, un modo buono solo a “sottrarre irresponsabilmente altre risorse al bilancio della Difesa”.

Un’iniziativa, secondo la senatrice Roberta Pinotti, “ad uso e consumo di tv e giornali ma che, dal punto di vista pratico, non apporta alcun vantaggio per le nostre Forze armate”, al contrario penalizzate dai tagli.

Contro la mini naja anche il senatore radicale Marco Perduca: “Era proprio necessario dirottare dal fronte caldo afgano circa sette milioni di euro all’anno, per tre anni, per questa iniziativa pubblicitaria?”.

Allo spettacolo del Barnum italiano è stato aggiunto un nuovo numero.

venerdì 10 settembre 2010

Assointerforze - Tutta la verità sulla manovra finanziaria, il governo, il precariato...

ROMA, 09/09/2010 (informazione.it - comunicati stampa) A.N.I. - Care amiche e amici siete in tanti che mi seguite e, purtroppo, non riesco a rispondere a tutte le vostre domande e messaggi. Per questo vi chiedo di scusarmi e spero vi tornerà gradito se ho inteso rispondere a tutti con questa mia analisi sulle ultime questioni politiche in Italia ivi compresi gli argomenti che riguardano gli operatori della difesa e sicurezza. E’ un genere di messaggio che, a mio avviso, potrete girarlo anche ai vostri amici e parenti e, tramite loro, a quanti hanno a cuore le sorti del Paese e nutrono un forte disagio per questo governo "liberal - padano" che privilegia i ricchi, la casta, i bancari e si fa beffa dei problemi reali della gente. Così oltre a ricordare i 150 anni dell'unità d'Italia sarebbe il caso che il Presidente della Repubblica Napolitano ricordi anche la costituzione italiana, scritta con il sangue versato da chi è morto per combattere il Nazifascismo, e sopratutto intervenga per consentire agli italiani di scegliere i loro candidati in parlamento modificando l’attuale legge-elettorale truffa e antidemocratica (Roba da Korea del Nord). La prego Presidente intervenga e prego tutti di essere solidali al Presidente della Camera On. Gianfranco Fini. Lo sono di certo moltissimi operatori della difesa e della sicurezza. Oggi emerite figure istituzionali e tra questi gli ex colonnelli di Alleanza Nazionale, anziché criticare il Presidente Fini e chiedere le sue dimissioni facciano una mea culpa e si dimettano loro per rispetto degli operatori della difesa e sicurezza. Costoro sono stati duramente mortificati dai tagli ai loro comparti e dove non si capisce che futuro avranno i nostri precari delle forze armate e per contro si annuncia la mini naya, mentre i nostri professionisti eroi all’estero sottoimpiegati in casa propria, senza nemmeno tener conto della legge 196 sull’impiego, non si tiene conto della loro anzianità di servizio, del grado posseduto e del profilo professionale. “Sembrerebbe – si dice - che gli stati maggiori in questi mesi abbiano lavorato per mettere delle regole sull’impiego del personale”. E’ opportuno ricordare, a questo riguardo, l’ultima manovra che si è rivelato un massacro sociale alle spalle dei nostri poveri operatori della difesa e sicurezza che si vedono congelati gli stipendi per tre anni, come tutti gli impiegati Statali. Si parla tanto di Giorgio Almirante ma che fine ha fatto la giustizia sociale con questo governo che toglie al popolo per preservare le ricchezze di pochi, i banchieri e la casta. Parliamo di giustizia e legalità mentre aumentano le zone franche e sono continuamente umiliati i nostri magistrati e lasciati soli i sindaci come quello della provincia di Salerno assassinato dalla criminalità locale. Parliamo ancora di infrastrutture e, in proposito, i responsabili ministeriali facciano un mea culpa e la finiscano di parlare del ponte sullo stretto, un progetto faraonico solo per dare illusioni ai siciliani mentre ci dovrebbero spiegare come mai questo governo si è mobilitato per fare l’alta velocità e collegare città in poche ore come Venezia, Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli mentre sembra non esistano le altre città del Sud visto che in treni fatiscenti, sporchi da anni 30 si percorre la Palermo Milano in 19 ore e, da Roma per Palermo dalle 12 ore alle 14 ore. Dovrebbero vergognarsi e dimettersi quelli che hanno messo in ginocchio il popolo meridionale favorendo una sola parte del paese. E a pensare da che pulpito viene la predica giacché, in parlamento e a ricoprire incarichi di governo, vi è gente dal passato dubbio in odor di mafia, come denunciato da qualche parlamentare pubblicamente e indagati, inquisiti per corruzione e banca rotta fraudolenta. E’ questa la questione morale di cui si trae vanto? E’ questo l’esempio da imitare? Sono questi a voler giudicare il Presidente Fini reo, secondo loro, di aver osato restituire immagine e dignità al centro destra? al paese intero . Per carità anche il Presidente Fini avrà le sue colpe e le sue responsabilità ma, almeno, e questo gli fa onore, ha messo un freno a mano allo sfascio del paese e sta tentando di salvare il salvabile e gli italiani indecisi, di destra e anche di sinistra, gli danno atto. Fini è stato l’unico politico ad assumere posizioni serie e rispettabilissime rispetto a tutta la marasma della politica italiana, a partire dai pseudo meridionalisti legati alla lega nord, a quel centro sinistra insignificante che è in totale decadenza e anche consociativismo con l’attuale maggioranza, e Di Pietro che con la sua politica ha solo favorito indirettamente Berlusconi e per finire Beppe Grillo che con la scusa della politica si fa pubblicità e si è inventato un nuovo modo di far spettacolo e forse arricchirsi. Fini oggi rappresenta uno dei pochi politici seri ed equilibrati del paese e non curiamoci di ciò che scrivono certi giornali servi dei loro padroni dove come puttane certi giornalisti vendono il proprio culo agli editori ricchi e potenti e come schiavi, mercenari scrivono ciò che gli viene dettato dai loro padroni. in Italia i veri giornalisti, purtroppo, sono pochi e si possono contare sulle dita di una mano. Ricordiamo, ad esempio, Fava (ammazzato da quella schifosa organizzazione chiamata mafia), Bocca, Scalfari e quand’era in vita Indro Montanelli. Dovrebbero essere letti di più e seguiti nel loro costante impegno di restituire alla verità il vero volto. Infine per fare una accurata riflessione leggete come questi signori hanno il coraggio di venir a decantare la crisi economica agli italiani ed in particolare al ceto medio basso escludendo dal sacrificio ricchi imprenditori, famiglie nobili, attori, attrici, giocatori di calcio e tanti altri personaggi e soprattutto la casta: Ecco per voi I presunti costi dello Stato ( e sue contiguità ed emanazioni):

700 milioni di euro elargiti in provvidenze all’editoria;
Montecitorio spende per gli affitti 54 milioni, 7, 5 milioni in affitti, 2,8 milioni in prevenzioni incendi, un milione acquisto nuove tappezzerie, arredi, targhe, cartelli, casseforti e armadi blindati. Dieci milioni si spendono per gli atti parlamentari, dalla stampa alla pubblicazione online ;
L'ufficio tecnico di Montecitorio (collaudi, manutenzione impianti termici, elettrici ed elettronici), ha un budget di 17,5 milioni che servono anche per gli ascensori.
I corsi di lingua straniera per gli onorevoli, dall'inglese al russo, mezzo milione.
Per cancelleria, scarpe antinfortunistiche, camicie, biancheria, sartoria, buste, calendari, lavanderia circa 7 milioni. Sessantun mila euro per prodotti igienici
Per posteggiare le moto dei deputati, il costo dei parcheggi interni è di 33 mila euro, per le auto più di un milione. Per l'assistenza medica, un milione e mezzo;
Il 40 per cento circa del bilancio dei fornitori della Camera dei Deputati risulta concentrato nelle società di un imprenditore romano, un cosiddetto "palazzinaro".
Su un budget complessivo di circa 139 milioni di euro, nelle casse della Milano 90 srl di Sergio Scarpellini finiscono quasi 51 milioni per gli affitti degli immobili annessi Montecitorio: il solo Palazzo Marini costa circa 45 milioni. Costo al minuto per cittadino: 2215 euro al minuto...
In Italia 260.000 Dirigenti coordinano 3.400.000 dipendenti pubblici, ovvero 1 Dirigente ogni 13 impiegati. Un record europeo, e con quali risultati?
Costo totale 22 Miliardi di euro, con un incremento nell'ultimo biennio attorno agli 800 Milioni, di cui: Capi esattori delle agenzie del fisco, 190.000 euro annui; Direttori generali dei ministeri, circa 170.000 euro annui; Dirigenti generali della presidenza del consiglio, quasi 162.000 euro annui.
I massimi dirigenti che ricoprono importanti incarichi istituzionali, guadagnano dai 650 mila euro l’anno ai 360 mila in base al settore di competenza.
A fronte di cotanta Intellighenzia, 250.000 consulenze esterne sono comunque richieste dalla Pubblica Amministrazione. Costo: circa 1,300 milioni di euro ;
Di recente ricevo un'e-mail che segnalava una mozione in cui si proponeva un aumento agli stupendi dei parlamentari di 1.135,00 al mese. Mozione camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali. Tutto questo quando:
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese
INDENNITA’ DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00) TUTTI ESENTASSE ...
TELEFONO CELLULARE,TESSERA DEL CINEMA-TEATRO- MEZZI PUBBLICI, FRANCOBOLLI, VIAGGI,CLINICHE, ASSICURAZIONE INFORTUNI E MORTE, AUTO BLU CON AUTISTA, RISTORANTE... TUTTO GRATIS !!!!!!!!!!
Il diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento, contro 40 anni per i comuni cittadini (per ora!!!)
Circa Euro 103.000,00 incassati con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti).
Privilegi per ex Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera.
Per non essere da meno dei loro pari nazionali, in Sicilia ci sono oltre 40 dirigenti con pensioni d’oro (alcuni di loro sono baby pensionati), per non parlare degli stipendi dei deputati siciliani,benefit compresi;
Stipendi d'oro della Rai ;
I viaggi di rappresentanza per il mondo della giunta comunale e provinciale del comune di Palermo
Adesso in coscienza: Altro che togliere ai ricchi per dare ai poveri, secondo un vecchio adagio. Chi già ha continuerà ad avere, e le distanze tra ricchi e poveri aumenteranno sempre di più. Si perseguitano i giornalisti non allineati, si vuol ridicolizzare l’arte, la cultura mandando alla ribalta cantanti da strapazzo che vincono grazie al televoto e raccolgono consensi con una massiccia campagna di lavaggio del cervello. Scompare il mito e arriva il personaggio, gli artisti veri diventano perdenti e spariscono nel nulla. Si svilisce l'impegno e lo studio sostituendolo con "vai in tv, presentati bello e magro e diventi una star". Rimangono a denunciare questi quattro pazzi, etichettati come "populisti", "comunisti", "anti italiani", "inaffidabili", e probabilmente io faccio parte della congrega. So già cosa si dirà di questa lettera: fa il male del personale, dice cose sbagliate, manca di rispetto ai politici e alle istituzioni; e che chi l'ha scritta fa politica e dovrebbe dimettersi . "Girolamo devi vergognarti", "Girolamo Foti agli arresti " , "Girolamo Foti sovversivo" "Girolamo Foti alla forca". Io me ne frego !

Invito tutti i consiglieri e i ben pensati ad agire, invece di parlare. Spero così che potranno parlare serenamente come faccio io. Spero invece che qualche politico di buona volontà possa prenderla sul serio e farne buon uso, per far interrogare la politica sui costi reali dello Stato e della società, affinchè a pagare non debbano essere gli statali, ed in particolare gli operatori della difesa, e sicurezza, ingannati con la specificità. Una macelleria sociale architettata con un disegno diabolico appartenente a qualche lobby raffinata di cui io, e spero anche gli altri, non vogliano essere complici.

(A titolo personale ai sensi dell’articolo 21 della costituzione italiana, Il Signor Girolamo Foti detto Mirco)

giovedì 9 settembre 2010

Esportare democrazia, ma non averla in Patria. La paradossale missione dei militari italiani

(avv. Giorgio Carta) Siamo inopinabilmente un Paese (impegnato) in guerra, visto che impieghiamo con regolarità nostri connazionali armati all’estero e, non di rado, qualcuno fa ritorno dentro una bara addobbata col tricolore; senza contare le vittime avversarie e civili
che inevitabilmente – per interposta persona – disseminiamo nel nostro peculiare intento di esportare la democrazia a suon di carri armati. Ma rilevarlo non è elegante, stona in qualsiasi contesto e, soprattutto, rischia di urtare trasversalmente troppe coscienze sporche. Tanto più che, come disse Jean Paul Sartre, quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri che muoiono e, quindi, l’argomento si rivela ulteriormente poco chic. Meglio parlare d’altro o, all’occorrenza, servirsi di collaudati artifici linguistici quali quello della “guerra preventiva” (coniato negli USA e, malauguratamente per noi, configgente con quel testo desueto chiamato Costituzione) o della “missione di pace”, espressione di un talento glottologico che rinuncia al sinonimo di un temine e si affida, con insperato successo, al suo contrario. Ma non è questo il punto che vorrei trattare.
Piuttosto parlerei di un fenomeno sociale non a caso sconosciuto ai più, ma assai rilevante e remunerativo sullo scacchiere internazionale: i militari italiani che utilizziamo nelle missioni denominate “di pace”, ma in cui, però – fatalmente – si spara e si è sparati.
Per i media e gli stati maggiori, i militari si distinguono in due categorie: quelli che tornano morti e quelli, di notevole minore rilevanza, che rientrano vivi. I primi sono notoriamente molto celebrati ed apprezzati, anche se per il tempo strettamente necessario a far defluire l’ultima troupe televisiva. Successivamente, cala il silenzio e continueranno ad occuparsi di loro i soli parenti, come quel genitore di un caduto in Nassyria che, di passaggio a Roma per ritirare una medaglia al Quirinale, mi chiese di rassicurarlo che le carte ricevute dal Ministero della difesa non comportassero per lui una spesa. Poi, ci sono gli altri militari, quelli che anonimamente e banalmente rientrano in Patria vivi e che non fanno notizia, come quell’Ufficiale saltato su una bomba in Afghanistan, ma sopravvissuto (seppure con qualche osso da ricomporre), e che, al rientro in patria, mi esibì sgomento le sue note caratteristiche declinate dai superiori e chiedendomi di impugnarle gerarchicamente. O come quei 300 Carabinieri impiegati in Kosovo che ora sono in causa con il Comando generale per reclamare di essere pagati come i poliziotti impiegati nella stessa missione e non la metà. Questi nostri eroi silenziosi, o meglio silenziati da una stampa svagata e da una legge di disciplina militare emergenziale che risale al 1978, vivono in una condizione di malessere e di negazione dei diritti che non fa capolino in alcun discorso pubblico, ma che sovente li conduce a gesti estremi se si considera che, secondo una statistica, ogni mese in Italia si suicida un Carabiniere. Molti ignorano che alcuni caduti delle missioni internazionali erano semplici lavoratori precari, personale cioè chiamato ad una prestazione professionale rischiosissima (difatti sono stati ammazzati), senza nemmeno contare sulla stabilità del proprio posto di lavoro. Non solo, molti degli odierni disoccupati sono ragazzi che ci hanno (si fa per dire) rappresentato all’estero: loro con un mitragliatore in mano, noi col telecomando a casa. Usati dallo Stato e gettati via dopo l’uso, magari con qualche particella di uranio impoverito in corpo che, a breve, li divorerà.
Ho conosciuto giovani militari contaminati che hanno preferito curarsi tumori alla tiroide in silenzio (e, quindi, rinunciando ad ogni risarcimento) per non essere dichiarati non idonei nei concorsi di stabilizzazione del loro rapporto di lavoro. L’abolizione (o, meglio, la sospensione) della leva obbligatoria era stata trionfalmente acclamata nel 2005 come il passaggio ad un esercito di professionisti, efficiente ed economico, salvo poi servirsi di lavoratori a tempo determinato che prestano indossano la divisa per un anno o per quattro e poi sono restituiti alle loro famiglie. Me lo ricordava quel genitore pugliese che, spaventato, mi chiedeva la settimana scorsa se l’imminente partenza del figlio per l’Afghanistan gli avrebbe quanto meno assicurato il posto fisso. E’ stato imbarazzante spiegargli che il ragazzo né avrebbe potuto rifiutarsi di partire, né avrebbe conseguito il passaggio al servizio permanente. Soprattutto, però, pochi sanno che i militari italiani sono i più bistrattati d’Europa. Difatti, non hanno diritto ad organizzarsi in sindacato e anche solo per associarsi o riunirsi in circolo devono chiedere l’autorizzazione al Ministro. Un’illegittima circolare del ministero gli vieta di accedere a qualsiasi edificio parlamentare senza esserne previamente autorizzati gerarchicamente in riferimento allo specifico motivo della loro iniziativa. Il loro diritto ad iscriversi a partiti politici, pur riconosciuto dalla Costituzione, viene loro sovente associato alla minaccia di eventuali sanzioni disciplinari. La vetusta disciplina militare fa di loro dei sudditi ed i loro diritti elementari di tutela della salute, di opinione e di parola sono negati, visto che abbiamo militari sottoposti a procedimento disciplinare di rigore per essersi rifiutati di sottoporsi al vaccino influenzale, di dubbia efficacia e di sospetta pericolosità. Ancora nel 2000, abbiamo Carabinieri trasferiti perché sospettati di avere relazioni extraconiugali o perché la coniuge invano si candida alle elezioni comunali e riceve la bellezza di 4 voti. Altri carabinieri sono sottoposti a procedimento disciplinare perché durante una ripresa televisiva hanno osato guardare verso la telecamera o perché, nella concitazione di un intervento in strada, non hanno prima indossato il berretto (noblesse oblige!). Non a caso, l’Italia si è distinta per essere l’unico Stato europeo che non ha risposto al questionario predisposto dall’ODHIR – un’istituzione specializzata dell’OSCE che si occupa di elezioni, diritti umani e democratizzazione – mediante il quale è stato realizzato il manuale per i diritti umani e le libertà fondamentali del Personale delle Forze armate.
Ebbene, sono proprio questi uomini in divisa, senza diritti e spesso precari, che noi inviamo in giro per il mondo ad esportare, armi in pugno, la democrazia ed ha instaurare la cultura dei diritti civili in terre lontane. Quei diritti che, però, loro stessi non conoscono né possono esercitare in Patria. La coerenza di un Paese, è il caso di dirlo, si misura anche da questo. (articolo pubblicato su “PANEACQUA – Appunti di idee progressiste” e rilevato da GrNet.it) Avv. Giorgio Carta (Presidente del Partito per gli Operatori della Sicurezza e della Difesa)